23 ~tempo di riflettere~

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Lola

Saluto Nina con un bacio sulla guancia e esco di casa per andare a fare un po' di esercizio fisico. Dopo aver corso ben quindici volte il parco, crollo sfinita sulla prima panchina che mi ritrovo davanti. Con un asciugamano piccolo mi asciugo i rivoli di sudore che mi scendono a goccioloni sul viso e bevo tutto d'un fiato, la mia beneficiosa, bottiglia d'acqua.
Mi isso dalla panchina e inizio a fare stratcing per il dopo esercizio. Mi tolgo l'asciugamano dal collo e lo getto nel borsone, agguanto la tracolla della borsa e lo metto in spalla. Non ho voglia di tornare a casa, così decido di fare un giro in centro. Prendo una lattina di coca cola da un chioschetto e mi metto seduta comodamente su una panchina. Apro la lattina e inizio a giocare con quello stupidissimo gioco delle lettere, che nell'era adolescenziale, ci ha influenzato molto. Sorrido a quei tristi ricordi.
Nina è fortunata, ha avuto dei genitori così cattivi, ma sua madre non ha esitato a tornare da lei. Sarà pure una stronza, ma almeno l'ha cercata e ha fatto il primo passo verso sua figlia. Chissà se i miei avranno fatto lo stesso con me. Non è assolutamente colpa loro se ho avuto una vita abbastanza sfortunata, hanno scelto di vedermi felice, pur di non uccidere la loro creatura.
Ho vissuto la mia vita in una casa famiglia, i miei genitori erano troppo poveri per permettersi di famare anche me, così appena nata sono stata portata in quella specie di prigione. Ho vissuto tutta la mia vita, pensando che sarei stata adottata, che pur non avendo una vera famiglia avrei potuto costruirmi una nuova. Che avrei avuto due genitori che mi amassero come se fossi loro o avere dei fratelli, anche se non potevano essere di sangue. Ma questo non accadeva mai, chissà perché nessuno mi ha mai voluta, chissà perché nessuno mi ha mai dato una possibilità a dimostrare di essere una figlia degna di essere amata.
Bevo un sorso della mia bevanda, rimuginando sul passato.
Intanto sono cresciuta insieme ad altri bambini, e in un certo senso, mi sentivo amata. Loro erano la mia famiglia, seppure fossimo troppo piccoli per capire certe situazioni, e nonostante ciò ho avuto una perfetta istruzione e non mi è mai mancato un tetto sulla testa o un piatto a tavola. Ma vivere in quei posti del genere, ha anche i suoi svantaggi.
Non potevi fare feste, invitare gli amici, fare telefonate senza essere sorvegliate o legare con i bambini. Perché se ci fossimo affezionati l'uno all'altra avemmo sofferto quando uno dei due avrebbe lasciato, il così detto, nido. Così ho sempre cercato di non affezionarmi troppo e a non mostrare il mio affetto verso qualcuno. Se non potevo riceverlo io, allora ho sempre pensato, che non avrebbero dovuto riceverlo gli altri da me.
Poi ho compiuto la maggiore età e non potevo più stare nella casa in cui ero cresciuta, nella casa in cui avevo condiviso tutto. Ricordo che preparai la valigia con le poche cose che avevo, le poche cose che avevo ricevuto dalla chiesa. Qualche vestito usato, qualche libro con la copertina rovinata e un diario, scarpe consumate e usate da altri finché non si sarebbero stufati del modello e qualche peluche dell'infanzia. Quasi non piangevo per quell'addio non voluto, ma cosa potevo fare?
Mi sono ritrovata sola in mezzo ad una strada, trasportata in un mondo che non avevo mai visto, se non nelle mie fantasie.
Mando giù un altro sorso di coca cola e mi sistemo con le piante dei piedi, ben piantate, sulla panchina. Ritorno alle mie riflessioni.
Guardavo il mondo da una prospettiva diversa e mi spaventava, poi ho incontrato Antonio una notte di tempesta. Cercavo un rifugio dove avrebbero dovuto ospitarmi finché non avesse cessato di piovere, invece, avevo bussato alla porta sbagliata. Ero finita in uno squallido bordello, dove tutte erano vestite con abiti poco casti. Ricordo come se fosse ieri la voce di una ex spogliarellista che mi accolse con quasi uno sguardo di disprezzo, per i troppi vestiti che indossavo.
"Tu sei quella nuova?" Mi domandò. "Hai idea di dove siamo? È un bordello non un normalissimo bar."

Mi afferrò per un braccio e mi trascinò, lungo un corridoio buio, cerco di liberarmi ma invano. La ragazza mi condusse davanti a una porta nera e iniziò a bussare con una certa forza, quando ad un tratto, la porta si spalanca di colpo. Una ragazza vestita con un completo più piccolo delle sue forme, venne ad aprirci e ci fece entare.
Dietro ad una scrivania era seduto, un uomo abbastanza affascinante, con due ragazze sulle sue gambe e un bicchiere di brendy tra le mani e un sigaro nell'altra mentre baciava senza ritegno una delle ragazze.
"Antonio." Disse la ragazza.
Lui alzò gli occhi infastidito e la guardò in modo severo. "Che vuoi Natasha?" Poi posò gli occhi su di me. "Problemi?"
"La ragazza nuova è dura di orecchio, a quanto pare." Disse lei.
"Non sono nuova, in verità, cerco un posto per ripararmi dalla pioggia." Risposi facendomi coraggio.
L'uomo fece alzare dalle sue gambe le due ragazze, appoggiò il bicchiere sulla scrivania e vi poggio i gomiti. Tirò con un lungo sospiro il sigaro e espirò subito dopo, facendo espandere la nuvola nell'aria. Quasi non iniziai a tossire per quell'odore forte. Con un cenno del capo mandò fuori le tre donne e restai sola con lui, si alzò dalla sua postazione e venne da me.
"Hai l'aria di una ragazza senza tetto." Disse. Mi offrì una caramella e mi fece sedere sul piccolo sofà color crema. "Vuoi guadagnare un bel gruzzoletto per stasera, poi in seguito decideremo altro."
Annuii senza pensarci, vi era poco da pensare, ero sola e senza un quattrino. Si avvicinò a me e iniziò a spogliarmi, non ero neanche spaventata, ero abituata ad essere vista strappare tutto, non mi interessava se mi avesse strappato la cosa più importate per una donna. Quel giorno guadagnai 10 mila sterline.
Ritorno sulla terra, consumo la bevanda, mi alzo dalla panchina e inizio a camminare lentamente per le stradine. Ritorno di nuovo nei miei pensieri.
Poi ho conosciuto Nina, una sera durante il mio turno da spogliarellista in un club. Aveva l'aria perduta, come una cucciola smarrita, quasi potevo percepire quello che aveva. Era solitudine, come mi ero sempre sentita io. Nina è la mia famiglia, mi sono affezionata a lei il primo giorno in cui l'ho vista. Anche se mi avevano sempre detto di non affezionarmi mai a nessuno, avevo visto in lei la famiglia e la sorella che avrei sempre voluto avere. Ora siamo inseparabili come gemelle siamesi.
La mia vita sembrava monotona e da schifo finché una notte, durante un turno sulla strada, non incontrai Zak. Fu un colpo di fulmine, non mi era mai piaciuto nessun ragazzo come mi era piaciuto lui.
Ed eccomi qui, con una migliore amica e con un ragazzo che mi ama alla follia. Anche se è difficile, devo cercare di andare via dal bordello. Non voglio più fare questa vita, l'avevo fatto non solo per i soldi, ma per sfogare tutto nei rapporti violenti. Quelli in cui non provi e non ricevi affetto.
Quando non sai cosa sia l'affetto, non provi a cercarlo, e infatti io non lo volevo e non lo chiedevo. Avevo già sofferto abbastanza.
Ho sempre voluto conoscere i miei genitori ma non ho mai provato a cercarli, per paura della verità. Per paura di scoprire che in realtà erano straricchi e non velano avere impicci, che ero stata concepita da un rapporto non importate o che ero sta vittima di una violenza e che mia madre non era pronta ad avermi. E sinceramente non è mai stata la mia priorità, se0 mi avevano abbandonata un motivo avrebbe dovuto esserci e io non volevo saperlo, per non soffrire.
Finisco la mia passeggiata e mi avvio sulla via di casa. Ho tanto bisogno di una doccia e una bottiglia di birra e collassare sul divano a guardare le solite serie tv, visto che Zak doveva lavorare, non lo avrei rivisto fino a mertedì.
Questa è la mia piccola e triste storia, la persona che sono oggi e solo grazie a queste disavventure.
Si può amare anche se hai un cuore spezzato, è difficile, ma alla fine riesci uscire dall'anestesia in cui vi è.
Puoi voler bene a qualcuno anche se non hai mai ricevuto affetto, perché nel tuo cuore ci sarà sempre un briciolo di umanità e di buono. Anche se non lo percepisci.
Non devi avere per forza avere una famiglia per essere felice. La tua famiglia può essere chiunque, non scegliamo noi le persone con cui vogliamo stare.
E soprattutto non ci si deve mai arrendere.



Buona giornata a tutti 💋
Vi voglio bene 💙
Sunshi 💕

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