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Si poteva pensare a tante cose...dietro a quella porta ci poteva essere di tutto, ma non c'era niente. La stanza era bianca e fredda, ma sembrava che solo io sentissi freddo, loro no.

Erano in tre. Uno stava appoggiato al muro con una maglietta a maniche corte e fumava...Non una sigaretta e l'odore confermava ciò. L'altro stava in piedi, dietro alla poltrona, e sembrava dire qualcosa ma non riuscivo a sentire la sua voce.

E poi c'era lui, seduto sulla poltrona che si rigirava tra le mani una penna e dei fogli sulle gambe. Non c'era neanche un tavolino su cui apppggiarli. Era presente solo la poltrona e la finestra aperta per far passare il fumo.

Quello che stava fumando era un uomo e non gli avrei dato più di 45 anni, ma noi latini siamo famosi anche per il nostro invecchiare bene. Sembrava un pó fuori posto in quella stanza.  Quello in piedi girò appena la testa e mi guardò senza vedermi realmente, al contrario quello che stava fumando che una volta che notò la nostra presenza spense la sigaretta e si avvicinò piano a Richard.

-Mi hijo.-disse in un sussurro e poi abbracciò Richard

A quel gesto, anche lui si voltò verso di noi, ma guardò solo me. Avevo paura di essere osservato, mi sentivo giudicato per quello che avevo passato. Ma lui...Mi guardava in un modo...Mi sembrava che stesse instaurando il nostro rapporto di amicizia e fratellanza attraverso quello sguardo.

-¿Quién es él?-chiese con una voce così bassa che credetti che avesse mal di gola.

-Joel Pimentel.-mi presentò Richard

-¿Qué edad tienes?-chiese subito dopo affilando lo sguardo, e io iniziavo a sentirmi male. Dovevo rispondere?

Un colpo al fianco mi fece uscire un attimo dallo stato di trance in cui mi trovavo. Guarda Richard che mi ammoniva con lo sguardo, forse mi stava invitando a rispondere veloce. Tornai a guardarlo e i suoi occhi erano ancora su di me. E avevo paura.

-17.-risposi con voce tremante 

-¿De dónde eres?-mi chiese subito dopo

-México.

Sembrava che il nome del mio paese di origine lo avesse catturato. Alzò la mano destra e il ragazzo dietro di lui prese i fogli che teneva sulle gambe e in questo modo lui si alzò mettendosi davanti a me, a cinque centimetri di distanza.

-Che cosa dovrei farmene di te?-riprese sempre a voce bassa.

La sua domanda mi spiazzó, non sapevo che cosa dovevo rispondergli. E me lo chiesi anche io. Che cosa doveva farne di me?

Mia madre aveva subito delle violenze che in Messico le sarebbero state condannate. Mio fratello maggiore Emmanuel era stato ucciso dalla stessa persona che aveva abusato di mia madre. Mio padre, che avrebbe dovuto farci forza e aiutare ad uscire dal tunnel oscuro, aveva deciso di lavarsene le mani e togliersi la vita, liberandosi così del problema. Eravamo sul lastrico, un passo dalla strada e rovistare nella spazzatura per trovare da mangiare.

E io che cosa potevo fare?

-Quello che vuoi.

Mi sono trovato di nuovo in quella stanza. Lo stesso luogo in cui diedi inizio alla mia nuova vita e alla salvezza della mia famiglia.

-Se qualcuno mi chiedesse..Torneresti indietro? La mia risposta sarebbe no.

-Perché?-mi chiede lei

-Tre giorni dopo, Christopher mandò alcuni uomini, ovvero Johann e Aarón, che ci ordinarono di prendere tutte le nostre cose o quello che credevamo ci sarebbe stato utile e di seguirli. Mia madre chiedeva il perché. Temeva che ci stessero prendendo la casa dato che eravamo in ritardo con il pagamento. Loro non risposero. Ci fecero salire in macchina e ci portarono in un monolocale. Era tutto così bello e arredato...Noi non capivano che cosa stesse succedendo, mia nonna sembrava sul punto di avere un infarto.

-Erano spaventati?

-Si, Israel in special modo dato che era piccolo. E stavo per farmi prendere anche io dal panico, ma poi vidi Christopher entrare seguito da Zabdiel. Saluto con molta formalità e educazione mia madre e mia nonna. Tranquillizzó i miei fratelli e ci disse che quella era la nostra nuova casa.

I suoi occhi si illuminano e sul suo viso delicato appare un sorriso.

-Ha comprato una casa nuova a te e alla tua famiglia?

-Fece di più. Fece sedere mia nonna sul divano, le portò dell'acqua e le disse:"Da ora in poi non vi dovete preoccupare più di niente. Ma più. Benvenuti nella nostra grande famiglia"

Serà tan facìlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora