Missed calls

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A volte sentire il telefono costantemente squillare ci irrita. Forse stai svolgendo un lavoro importante o semplicemente sei sul divano a non fare niente ed improvvisamente senti l'odiosa suoneria che quando avevi impostato per la prima amavi così tanto.
Allora dovresti alzarti dal divano o smettere di lavorare.
Sai che è noioso, ma potrebbe essere una chiamata importante, magari dal tuo datore di lavoro che vuole miracolosamente aumentarti lo stipendio.


Quindi rispondi. Non è mai qualcosa di importante.
Sei così sfigato che rispondi alle chiamate della TIM.


Astrid ascoltava ogni sera quella suoneria.
Sempre alla solita ora.

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Ti prego. Rispondi. Ti prego. Non ce la faccio senza di te, ti prego.



È sera inoltrata, ed Astrid come sempre ascolta i singhiozzi provenienti dalla cornetta del telefono. Ascolta la voce spezzata, sente ogni lacrima ed ognuna le trafigge il cuore.
Si sente rompere ad ogni minuto di ogni sera, ogni volta che la chiama.



Ogni sera.
Le gambe strette al petto quasi come se volesse proteggersi dal male che quella voce le provoca. Ma questo non basta, ed Astrid lo sa.


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Essere figlia di impresari non è facile come tutti potrebbero pensare.
Alcune persone si lasciano travolgere dalla ricchezza quasi dimenticando il loro lato umile, dimenticando ciò che erano.




Astrid non era così. I suoi genitori, non molto presenti nella sua vita, avevano sempre cercato di colmare quel vuoto attraverso regali di ogni genere, spendendo quantità di denaro anche eccessive per le esigenze di Astrid.



Probabilmente qualunque altra ragazza della sua età si sarebbe vantata della sua grande ricchezza, avrebbe speso enormi quantità di soldi in vestiti ed accessori.


Ma alla bionda non importava più di tanto del denaro. Voleva vivere la sua vita non basandosi solamente sui soldi dei genitori.


Voleva intraprendere studi sulla psicologia, avere il proprio lavoro e la propria indipendenza.


Ma i suoi genitori avevano altri piani.

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Aveva incontrato Hiccup Haddock un normalissimo giorno d'inverno.
Stava piovendo e si era ritrovata a correre in strada senza ombrello. Si era fiondata nel primo negozio che aveva trovato, che si rivelò essere un bar.



Allora si era seduta pazientemente ad un tavolo, riprendendo fiato e sorseggiando della cioccolata calda per scaldarsi. Fu in quel momento che lo vide.



Con il giubbotto di pelle fradicio ed il casco tra le mani, noncurante degli sguardi che le ragazze gli lanciavano.


Ricorda esattamente le parole che pronunciò.


Posso sedermi? Tutti i tavoli sono occupati.

Certo, siediti pure...

Hiccup.

Originale.

Può dirmi il suo signora simpatia?

Astrid.

Bellezza divina di nome e di fatto.


Astrid sentì le guance scaldarsi al complimento e sorrise leggermente.

Quello fu il loro primo incontro.



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Hiccup le lasciò il suo numero.
Prese il coraggio di contattarlo solamente qualche giorno dopo.


Si era fatta diversi film mentali e tutti sembravano finire in modo imbarazzante.


Alla fine non dovette preoccuparsi di nulla, Hiccup l'aveva subito messa a suo agio con delle battute divertenti ed Astrid si era ritrovata a sorridere ripensando ai suoi occhi verdi.


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Quando Astrid ed Hiccup si fidanzarono accadde un'enorme casino.


Astrid si era forse dimenticata di dirgli il suo cognome...

Lirigarono poche ore dopo essersi messi insieme. Grandioso, no?

Fortunatamente chiarirono in fretta.



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Astrid sapeva che questa relazione non avrebbe fatto grandi passi.



Non perché non era sicura dei loro sentimenti, ma per i suoi genitori.
Infatti, quando aveva presentato loro Hiccup, non si erano lamentati molto. Ma quando poi il ragazzo andò via, i genitori le ricordarono che avrebbe dovuto sposarsi con un ragazzo di alto rango, figlio di alcuni loro amici.



Inutile dire che ad Astrid cadde il mondo addosso. Così anche ad Hiccup quando i genitori la costrinsero a lasciarlo.



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Erano passati esattamente sette mesi dalla loro rottura. La famiglia della bionda aveva avuto la geniale idea di trasferirsi dall'altra parte dell'America.
Astrid era un casino.



Non mostrava emozioni a nessuno, come se si fosse svuotata. Poi la sera si ritrovava a piangere stringendo un cuscino.



Per Hiccup è stato diverso. La telefonava. Non si arrendeva al fatto di averla persa, forse per sempre. La telefonava ogni notte, dopo essere tornato ubriaco da un locale, piangendo, supplicandola di tornare.



Ed Astrid non faceva altro che ascoltare la sua voce rotta ed i sussulti che faceva. Riusciva ad immaginare le lacrime scorrere su quel viso perfetto e sentiva come se il suo cuore stesse sprofondando senza che potesse fare niente.



Astrid lo ascoltava ogni sera, ma Hiccup non era a conoscenza di questo dettaglio.


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Forse dovrei smetterla di chiamarti. Probabilmente sei con qualche altro ragazzo, molto più figo di me che può darti tutto quello che desideri schioccando semplicemente le dita- sentì il ragazzo ridere leggermente- sicuramente ti stai divertendo un mondo.



Astrid avrebbe voluto rispondergli che no, non si stava divertendo affatto. Non si trovava con nessun ragazzo perché l'unico di cui era veramente innamorata era dall'altra parte dello Stato ed a lei era proibito raggiungerlo.




Avrebbe voluto parlargli, rassicurarlo che lui sarebbe stato l'unico.



Ma non poteva.
Aveva provato a parlare con i suoi genitori ma loro non sembravano voler cambiare idea.


Aveva perfino provato a scappare ma erano riusciti a beccarla.


Le uniche cose che le rimanevano del ragazzo erano quelle telefonate.


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Volevo suicidarmi. Poi ho pensato che avrebbe fatto male e ho cambiato idea.
Hiccup rise attraverso il telefono.

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Mi manchi.

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Dove sei, Astrid?》

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Mi dispiace.


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Quella fu l'ultima telefonata.

Hiccup era morto in un incidente in auto, mentre guidava.

Quella fu l'ultima sera in cui Astrid lo sentì.

ʜɪsᴛᴏɪʀᴇs ᴅ·ᴀᴍᴏᴜʀ [ʜ.ʜ&α.ʜ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora