fetish ✓

° quattro °

Poggiai la schiena al muro. Il cuore mi martellava nel petto, fortissimo, come se avessi paura ma la cosa mi eccitasse comunque da morire. O forse era proprio così che mi sentivo.

Dopo aver mostrato tre diversi modelli al ragazzo, pensavo di indicargli i camerini e che il nostro incontro finisse lì, ma sentii ancora più caldo al volto quando, mentre si dirigeva verso le cabine prova, si voltó di nuovo verso di me.

«Non vieni?» domandó con un tono che sembrava dire “non ci arrivi da solo?” «Ho bisogno di qualcuno che mi dia un parere su queste.» continuò, accennando alle camicie che teneva tra le mani.

Mi sentivo agitato. Avevo immaginato per minuti interi quel ragazzo che indossava delle splendide camicie come quelle, ma improvvisamente non volevo più.

Non volevo più vedere il colletto stretto intorno alla sua pelle chiara, il tessuto che formava pieghe sul suo corpo, sulla forma che aveva. Deglutí. Perché continui a fare certi pensieri su uno sconosciuto?

Non sapevo neanche il suo nome, ma le immagini che stavo creando nella mia testa erano tra le più sensuali che avessi mai visto. «Sto per uscire» sentii dire, e poco dopo udii il rumore metallico della tenda della cabina che veniva tirata via, mostrandomi il ragazzo.

«Che ne pensi?» chiese, passandosi una mano fra i capelli. Un gesto così semplice, ma che ebbe un grande effetto su di me, facendomi sentire la gola ancora più stretta. Sembrava non essere consapevole di quanto il suo corpo, soprattutto vestito in quel modo, fosse così provocante ai miei occhi.

Cominciai a sentire un problema nei miei piani più bassi. Sempre nei momenti migliori, Jimin.

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spazio ebbasta

sono così
staaaaancaaaaaa.