° undici °

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Anche se adesso avevo la certezza che Yoongi fosse il mio vicino di casa, da quella volta in cui lo avevo visto infilare la chiave nella toppa della porta ed entrare nel proprio appartamento, il numero dei nostri incontri non incrementò di molto. Anzi, non lo fece proprio.

Ad essere sinceri, non lo vidi proprio per niente. Non riuscivo mai ad incontrarlo nè quando uscivo di casa per andare a lavoro, nè quando ritornavo la sera stanco, e neanche nei weekend avevo la fortuna di trovarmi di fronte a lui. Mi chiesi quali strani e particolari orari potesse avere.

Mi fu subito più chiaro il motivo per cui, in tutto quel tempo, non mi ero accorto che fosse il mio vicino. Era come se non esistesse. Non emetteva il minimo suono, e l'unica cosa che mi faceva intuire che ci abitasse realmente qualcuno nell'appartamento di fianco al mio era il leggero rumore metallico delle chiavi, che comunque tentava di non far sentire.

Quella mattina, di nuovo, non lo incontrai e non lo sentii. Mentre mi dilungavo nel chiudere la porta di casa, il mio sguardo si allungava verso la sua, liscia e di un colore scuro come la mia, quasi sperando che si aprisse all'improvviso per mostrarmi la bella figura di Yoongi. Magari con addosso una camicia.

Mi passai la lingua sulle labbra, sentendomi già fuso ancor prima di iniziare realmente la giornata. Infilai le chiavi nella tasca e mi diressi verso l'ascensore. Avevo preso l'abitudine di pensare che tipo di persona potesse essere Yoongi, quali potessero essere i suoi interessi e i suoi ideali di bellezza. Mi chiesi se fosse interessato nei ragazzi, e come si comportasse nelle situazioni di intimità.

Ormai non mi sconvolgevo più sul dove la mia mente sapeva arrivare. Aveva cominciato ad intraprendere una strada propria, in cui io non potevo metter voce. Anzi, in realtà quasi mi divertivo ad immaginare a proposito di lui, era come un nuovo passatempo.

Il tragitto per arrivare a lavoro non era molto lungo, e visto che la bella stagione cominciava ad avvicinarsi, decisi che era una mattina ideale per fare una passeggiata fino al negozio. Più che pensare al mio vicino, questa volta preferii concentrarmi sul mio problema con le camicie, che nelle ultime settimane aveva cominciato ad essere un po' più rilevante.

Era come se, per quanto mi ci sforzassi, riuscissi a raggiungere un certo tipo di pensieri, di perfezione mentale e di soddisfazione solo se di mezzo ci fosse quel genere di indumento. Avrei voluto aver qualcuno con cui parlarne, ma pensai che mi sarei sentito troppo in imbarazzo per dirlo a qualcuno - questo escludeva ovviamente Taehyung, ma anche parlarne con lui era stato faticoso.

Arrivai a lavoro lasciando un sospiro, e abbassando gli occhi sull'orologio, orgoglioso di esser riuscito ad arrivare in tempo. «Che qualcuno avverti la stampa, Park Jimin è seriamente riuscito ad arrivare a lavoro puntuale?» ironizzò sulla cosa Hoseok non appena mi vide entrare.

Feci una smorfia, raggiungendolo e dandogli il buongiorno. «Io sono sempre puntuale a lavoro.» borbottai di risposta, sentendomi leggermente attaccato dalle parole dell'altro, che a sua volta cominciò a ridere dopo aver sentito la mia risposta.

Sentii anche Jin ridere, un po' più distante mentre sistemava la cassa del negozio, con i capelli biondi che gli ricadevano sulla fronte. «Non vantarti troppo, Park, ti sei salvato per due minuti.» aggiunse, e le mie orecchie diventarono di un leggero rosso.

Alzai le mani in alto, arrendendomi alle loro parole, e mi diressi verso il magazzino alla ricerca del mio armadietto. Lasciai dentro di esso il cellulare e le altre mie cose, e recuperai la targhetta col nome che dovevo indossare. La sistemai con cura, e poi mi diedi un colpo ai capelli sistemandoli meglio.

Non so cosa mi spingesse a fare il meglio pur di sembrare il più carino possibile sul lavoro, ma da quando avevo avuto quell'incontro con Yoongi il primo giorno era come essenziale per me. Sentii i passi di qualcuno all'interno del magazzino, finché la figura di Hoseok non fu a pochi passi da me. «Ehi, Jimin, com'è andato il weekend?» domandò, appoggiandosi agli armadietti di metallo di fianco a lui.

Mi strinsi nelle spalle. «Nulla di speciale, a te è successo qualcosa?»

Gli occhi di Hoseok si illuminarono. «Sai, io Namjoon e Jin abbiamo trovato un posto con della bella musica. Dovresti venire con noi qualche volta.» il ragazzo dai capelli color carota era sempre il primo a chiedermi di uscire, come se fosse stata una madre che ha paura che il figlio non esca abbastanza. Mi chiamava spesso, il suo nome compariva frequentemente nel registro chiamate - probabilmente perchè non mi chiamava molta altra gente -  e chiedeva continuamente se mi andasse di unirmi a lui e al suo gruppo.

Annuii, «Va bene, la prossima volta farò di tutto per esserci, allora.» risposi, facendo comparire un piccolo sorriso sul volto dell'altro.

«Evviva, non te ne pentirai!» esclamò contento, cominciando a saltellare. Era davvero un virus contagioso di felicità quel ragazzo dalla corporatura minuta. Si voltò di nuovo verso di me, con un'espressione un po' più seria. «Ah, però il posto è un po' formale, quindi penso tu debba mettere una camicia.»

Questa è una presa per il culo o cosa?

— ☼ —

quando non hai la minima
idea su come terminare
i capitoli lol

non ho voglia di rileggere
quindi perdonate gli eventuali
errori

perdonate questo capitolo
che è la rappresentazione
dell'inutilità, ma mi serviva
per introdurre il prossimo

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