° dodici °

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perdonate la terza persona rip

t a e h y u n g

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t a e h y u n g.

Se ne stava seduto tranquillo su un panchina, con in una mano il proprio caffè e nell'altra un cornetto ripieno, intento a consumare la propria colazione in tranquillità. Anche se non si trattava di una panchina qualunque, ma quasi di un punto strategico.

Quando Jimin diceva che si preoccupava per il modo in cui il proprio amico, Taehyung, era solito a prendere le cose troppo sul serio, non erano solo parole buttate al vento. In quel momento il castano era esattamente nella posizione migliore per osservare la porta d'ingresso del palazzo in cui, secondo le sue ricerche visive, sembrava abitare il ragazzo che era riuscito a far provare qualcosa a Jimin.

Ma il povero ragazzo non poteva sapere che, purtroppo, il suo amico aveva già scoperto dove vivesse, e non gli era passato per la testa l'idea di avvertirlo che stava seguendo una pista totalmente sbagliata.

Taehyung diede un ultimo morso alla propria colazione, prima di accartocciare la carta vuota e di fare un lungo sorso dal proprio bicchiere di caffè. Si alzò in piedi, di scatto, vedendo la porta aprirsi e mostrando la figura di un ragazzo. I suoi occhi luccicarono, e provò un'emozione di adrenalina nel petto.

Si potrebbe dire che non avesse davvero nient'altro di meglio da fare quando, gettati i recipienti vuoti nel cestino più vicino, si mise a seguire la figura del corvino che camminava lungo il marciapiede. Aveva osservato i suoi orari negli ultimi due giorni, e non trovava niente di male nel capire i suoi impegni.

Se Jimin avesse scoperto una cosa del genere, avrebbe cominciato a strillare sul quanto tutto ciò fosse illegale e definibile stalking, ma Tae non pensava fosse così grave. Probabilmente era l'unico a pensarla così, non gli dava fastidio essere diverso dagli altri.

Quando fu un po' più vicino al ragazzo che osservava, pensò che non poteva dare torto a Jimin per aver posato i propri occhi su di lui. Era davvero bello, giovane, la corporatura snella e bella, forse praticava danza. I suoi movimenti erano leggeri quasi non toccasse il suolo, sciolti come se fosse stato fatto d'acqua.

Mi morse le labbra. Era invidioso che fosse stato già visto dal suo amico.

Avrebbe voluto conoscerlo lui, incontrarlo e parlarci. Aveva un viso pulito, quello di un bambino che però nel frattempo è cresciuto, dimenticandosi di cambiare il proprio volto. E allo stesso tempo trasmetteva una sensazione di innocenza, qualcosa che, purtroppo, col tempo Taehyung aveva cominciato a dimenticare.

La parte più tragica della situazione, mentre il castano si sentiva invidioso dell'amico per aver trovato un piccolo diamante, era che il ragazzo che stava seguendo Jimin non aveva la minima idea di chi fosse. Era bastato un piccolo errore di calcolo, che Taehyung era finito a seguire la persona sbagliata, ed ora si sentiva tremendamente in colpa per come si sentiva nei confronti di quest'ultima.

Arrivò fino di fronte ad una scuola, dove vide il ragazzo entrare. I suoi occhi si sgranarono. Era uno studente?
Non ricordava cosa avesse detto Jimin, ma qualcosa gli diceva che avesse accennato al fatto che fosse più grande, o almeno d'aspetto. Possibile che fosse uno studente, allora? Si mordicchiò le labbra, indeciso se avvertire Jimin o meno della cosa.

Riflettendo, recuperò il proprio cellulare dalla tasca e cercò il suo contatto nella lista dei numeri. Una piccola parte di sè sperava che quel piccolo dettaglio lo portasse a rinunciare su di lui, quasi a lasciare il via libera a Taehyung. Fece squillare il telefono, finché non sentì la voce di Jimin che gli chiedeva cosa volesse. «Penso tu debba sapere qualcosa su quel ragazzo che ti piace.»



— ☼ —

ancora mi chiedo perché
questa storia la scrivo in prima
persona


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