CAPITOLO 5

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"Svegliatevi! Scansafatiche!"
Stamattina ero più attiva che mai, come se leggere la lettera di Mike mi avesse liberata da un enorme peso, quindi ebbi l'onore di svegliare i miei amici.

"Ti odio" sbiascicò Gally stropicciandosi gli occhi.

"Neanche alla radura mi svegliavo così presto" ringhiò Thomas,

"Ma se ero io a tirarti a forza giù dal letto ogni volta" commentò Newt, rivolgendosi verso il suo amico,

"Oh, e quello lo chiamavi letto?" Rispose Thomas ridendo.

"Forza, vestitevi e andiamo" li zittii io.

"Dove andiamo di preciso?" Chiese Brenda con ancora gli occhi socchiusi.

"A prenderci le mappe della Wicked" risposi io, come se fosse ovvio.

Dopo un sonoro verso di dissenso da parte del gruppo, ci vestimmo e mangiammo qualche avanzo prima di metterci in marcia verso la sede del Braccio Destro.

***

Con l'aiuto di Jorge, non fu difficile raggiungere il Braccio Destro, tralasciando il fatto di aver sbagliato strada per ben tre volte ovviamente.

Fu facile entrare nella struttura, visto che mi ero additata la nomina di "figlia del capo".

"Ti avevo detto di non venire, perché non mi devi dare mai ascolto?" Fu la prima cosa che disse mio padre.

"Oh, ciao papà, mi sei mancato tanto anche tu" ironizzai io, facendo ridere anche Newt e Gally.

Hank mi rivolse uno sguardo esausto e continuò facendoci strada verso il suo studio.

"Ad ogni modo, avete fatto un viaggio a vuoto, l'Ultima Città è a dir poco impenetrabile" continuò l'uomo srotolando le mappe sul tavolo.

Iniziai a fissare intensamente le mappe, come se cercassi qualche indizio nascosto.

Niente, nessun idea.

"Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima!" Esclamai io stupefatta dalla mia stessa idea.

"Cosa stai dicendo Elena?" Chiese Thomas, guardando ancora una volta la mappa cercando un suggerimento.

"Ma non lo capite?" Chiesi io, pensando di chiedere l'ovvio.

"Cosa c'è da capire?" Continuò Newt aggrottando le sopracciglia.

"Hanno progettato l'intera città dentro queste mura, no?" Iniziai a spiegare, e il resto del gruppo annuì,
"Ma quella era una città pre-esistente" continuai.

"Quindi questo vuol dire che...?" Chiesi sorridendo, sperando che fossero arrivati alla conclusione del mio discorso.

"Che ci hanno messo molto tempo a costruire le mura?" urlò Gally.

"No" risposi io delusa,

"Che non pagano le tasse?" Chiese Thomas,

"No" ripetei io, mettendomi le mani tra i capelli "Vuol dire che ci sono delle gallerie sotterranee della vecchia città, che un tempo erano delle fogne" conclusi.

"A me fanno schifo le fogne, odio i topi pelosi e puzzolenti" disse disgustato Stephen, scatenando una risata di gruppo.

"Sei un genio Elena" si complimentò Thomas, dandomi una pacca sulla spalla.

"Beh, devo dire che senza di te non ci saremmo mai arrivati" mi disse entusiasto Hank.

"Te non eri quello che non mi voleva qui?" Lo sbeffeggiai io, lanciando uno sguardo al resto del gruppo che aveva iniziato a ipotizzare scene inverosimili per il salvataggio di Minho.

Hank non seppe che rispondermi, così decisi di riscattare la mia ricompensa "In cambio, mi servono solo tre cose" azzardai io, sfoggiando il mio miglior sguardo da ricattatrice.

"Cosa?" Sospirò l'uomo, facendo cadere le braccia lungo i fianchi.

"Informazioni su una persona, più tempo prima dell'attacco e vantaggio, salveremo il nostro amico e sarete liberi di distruggere tutto ciò che volete"

"Andata" rispose l'uomo sfoderando un enorme sorriso e porgendomi la mano.

"Andata" risposi stringendo la presa, sigillando quel patto.

Lasciammo gli altri a studiare le mappe della vecchia città, per individuare la strada giusta da intraprendere nei sotterranei, mentre io e Newt restammo con mio padre per scoprire che fine avesse fatto la figlia di Mike.

"È molto importante per te?" Chiese Newt lanciandomi uno sguardo preoccupato.

"È... Era" mi corressi "Era importante per Mike, quindi si, è importante per me" risposi non distogliendo lo sguardo dallo schermo dell'enorme computer.

"Elena, è più difficile di quanto sembri" disse Hank, togliendosi gli occhiali e guardandomi scoraggiato.

"Fa provare me" dissi io.

L'uomo , ormai esausto dei tanti tentativi, si alzò dalla sedia e si distese su un divano malmesso.
Lo avevo già fatto una volta, non poteva essere così difficile, bastava focalizzare nella mente l'obiettivo e il resto veniva da sé.

Evangeline.
Fissai quel nome nella mia testa.
Evangeline.

Come era successo in passato, qualcosa prese il controllo delle mie azioni, e le mie mani iniziarono a digitare fluidamente una serie di numeri e lettere sulla tastiera.
Il computer iniziò a far scorrere una serie di codici e cartelle, come se stesse scartando le cose inutili e apparse una schermata.

Evangeline
Gruppo B

Inserire password:.....

"Mi chiede una password" urlai euforica, contenta di essere sulla strada giusta.

Mio padre stupito da ciò che avevo appena fatto si fiondò davanti lo schermo, come se non credesse che ero realmente io l'artefice di tutto ciò.

"Cinque lettere..." Iniziò a parlare Newt.

"Deve essere qualcosa che apre tutte le cartelle dei soggetti, qualcosa che si ricordi" continuò mio padre.

"Prova Wicked" disse Newt.

"Newt... Wicked ne ha sei di lettere" lo sbeffeggiai io, facendomi scappare una risatina.

"C'è una cosa che Thomas sognava..." Disse il ragazzo "Era una frase, che gli ripetevano" continuò mettendo la testa tra le mani, sforzandosi di ricordare.

"Wicked è..."
"Wicked è..." Continuava a ripetere, non riuscendo a ricordare come terminasse la frase.

In quel momento la porta si aprì e Thomas, con un'entrata ad effetto concluse la frase per Newt.

"Wicked è buona"

Inserii la parola "buona" e un attimo dopo iniziò ad aprirsi un interminabile fascicolo su tutto ciò che era successo a quella ragazza dall'ingresso nella Wicked.

"Ci stavi forse spiando?" Newt accusò Thomas, puntandogli il dito contro.

"Chiamalo più accertarsi di non interrompere qualche conversazione importante" lo sbeffeggiò il moro.

"Ci stava spiando" affermai io,
"Ci stava spiando" ripetè Newt, lanciandomi uno sguardo d'intesa.

Subito ci lanciammo verso Thomas ed iniziammo a fargli il solletico, trasformando quel momento in una gara di solletico.

"Che ti serva da lezione" lo minacciai io "questo è ciò che succede alle spie".

Finito di scherzare tornammo a dedicarci al nostro lavoro, e dentro di me avevo la sensazione che eravamo sul punto di scoprire qualcosa di utile dopo tanti buchi nell'acqua.

Dopo la fine, l'inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora