CAPITOLO 10

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"3...2...1... Orologio, fucile, bagno" dissi in sequenza, ormai sapevo a memoria gli spostamenti delle guardie.

Gally si avvicinò al mio orecchio e parlò "Come facevi a sapere che sarebbe rimasto da solo?"

"Quello" dissi indicando la guardia appostata "È Brad, e esattamente alle 15:40 Joe si concede i suoi 10 minuti di gabinetto" continuai indicando un gabinetto abbastanza distante dalla guardia "Non viene usato da anni quell'ingresso, non c'è pericolo che entri o esca nessuno ma viene comunque sorvegliato".

Mostrai a Gally il mio orologio, segnava le 15:41, avevamo solamente 9 minuti.

Gli feci segno di fare il giro e arrivare da destra, mentre io sarei arrivata dalla sua sinistra.

"Ei, mi sono persa" dissi avvicinandomi alla guardia.

"Ferma! Ho l'ordine di sparare!" Rispose l'uomo puntandomi il fucile contro.

"Non lo farai" lo sbeffeggiai io.

"I-io sto solo facendo il mio lavoro, vai ad infastidire qualcun'altro" tentennò.

"Ma a me interessa infastidire te" dissi sorridendo.

Ero a qualche centimetro da lui, stava procedendo tutto secondo i piani.
Controllai l'orologio 15:44.
6 minuti.

Finalmente Gally arrivò in mio soccorso e picchiettò sulla spalla dell'uomo che, come previsto, si girò dandomi le spalle.
La guardia non fece in tempo a colpire il mio complice che svuotai la siringa di sonnifero nel suo collo.
L'uomo crollò a terra come un sacco di patate.
"Sogni d'oro, ora sbrighiamoci" dissi al mio amico, caricandomi la guardia sulle spalle.

Fortunatamente l'uomo non era troppo pesante e non fu difficile trasportarlo, un grazie va anche alla mia forza supersviluppata ovviamente.

                             ***

"Benissimo, ora rapiamo anche le persone, di bene in meglio" urlava Ro nella stanza alla vista dell'uomo ammanettato sulla sedia.

"Andiamo, come pensavi di oltrepassare l'entrata principale? Volevi sventolargli una bandierina con scritto 'veniamo in pace'?" Chiesi scettica.

"So che sei sveglio" ringhiai conficcando le unghie nella guancia della guardia.

"E tu chi sei?" Disse spaventato l'uomo.

"Potrei chiederti la stessa cosa" lo sbeffeggiai io.

"Dove mi trovo?"

"Non è importante"

"Sono necessarie queste?" Continuò indicando con lo sguardo le manette.

"Non so chi sei"

"Allora forse dovrei ammanettare anche te"
Non risposi alle sue provocazioni.

"Cercavo di essere ospitale" ringhiai.

"Non ci sei riuscita"

"Le presentazioni le abbiamo fatte"

"Cosa sarei? Un ostaggio?" Chiese ancora.

"Dipende se collabori" risposi, come se fosse ovvio.

Mentre ragionavo con il resto del gruppo su cosa chiedere all'uomo vidi con la coda dell'occhio che stava cercando di avvicinare una barra di metallo con il piede.
In un attimo mi catapultai sulla barra e la calciai via, per poi sferrare un pugno sulla faccia dell'uomo.

"La vuoi mettere così? Allora si che sei un ostaggio".

"Se cerchi informazioni non le avrai, puoi anche uccidermi"

"No, da morto non mi servi a niente, pensa ad essere utile da vivo piuttosto"

L'uomo fece una risata, come per sbeffeggiarmi.

"Gally portami dei chiodi" ordinai "molto grandi" aggiunsi ghignando "Stephen delle pinze per il riavvio di emergenza e Ro una batteria".

Dopo poco avevo tutto l'occorrente, era ammirevole quanto mi divertisse l'espressione spaventata dell'uomo.

"Iniziamo dalle domande semplici: che fine fanno i ragazzi che rapite?"

"Non ti dirò niente, sei solo una stupida ragazzina" rispose Brad sputandomi addosso.

"Risposta sbagliata"
Infilzai un chiodo nella gamba destra dell'uomo, che iniziò ad urlare per il dolore e a fissare la sua gamba grondante di sangue.
"Hai un altro tentativo, poi dovrò passare alle maniere pesanti" finsi una falsa espressione dispiaciuta.

"Ava aveva ragione, doveva ucciderti quando ancora eri piccola, hai dato solo problemi"

"Questo è giusto" poi ci ragionai un po' su "Ma non è quello che volevo sentirmi dire" conclusi conficcando l'altro enorme chiodo sulla gamba sinistra.

L'uomo urlò di nuovo per il dolore.

"Così lo ammazzerai Elena" mi urlò Gally indicando gli arti sanguinanti dell'uomo.

"Si fa a modo mio, e in ogni caso non ho colpito niente di importante non morirà stai tranquillo" il ragazzo adirato per la mia risposta se ne andò, sbattendo la porta dietro le spalle.

"Mi hai stufato, o parli o ti ammazzo" dissi, guadagnandomi lo sguardo spaventato dei presenti, che dopo i primi minuti di interrogatorio si erano ridotti a Ro, Stephen, Thomas e Brenda.

Presi i cavi collegati alla batteria e misi le pinse sui chiodi, finalmente ciò che avevo studiato alla Wicked sarebbe servito a qualcosa.

"Hai intenzione di dirmi dove sono?" Urlai di nuovo.
L'uomo non rispose, così azionai la batteria e venne cosparso da un'ondata di scariche elettriche.

"Vuoi provare di nuovo?"

"Okkei, okkei, sono al livello 5" disse l'uomo grondante di sudore.

"Bene, vedo che iniziamo a collaborare" risposi sorridendo e posizionandomi di nuovo di fronte a lui.

"E come entriamo senza farci sottoporre a controlli?"

"È impossibile" rispose ridendo come uno spaccato oltre l'andata.

Altra scarica.

"Basta basta" iniziò a gridare l'uomo "Gli unici che hanno accesso all'edificio senza essere controllati sono i medici e le guardie" ansimò esausto.

"C'è qualcos'altro che dovremmo sapere?"

"Siete dei pazzi, non riuscirete mai ad entrare"

Iniziai a ridere, forse vista dall'esterno dovevo sembrare più pazza di uno spaccato.

"Grazie del consiglio, faremo attenzione" ringraziai la guardia per poi girare la manovella della batteria al massimo, uccidendo l'uomo.

Guardai compiaciuta il mio lavoro e mi diressi verso la porta.

"Perché l'hai fatto?" Mi urlò Thomas con le lacrime agli occhi.

"Andava fatto" risposi.

"Non è giusto e lo sai"

"In questo mondo esistere è sopravvivere a scelte ingiuste, fattene una ragione Thom" dissi guardandolo negli occhi, per poi voltarmi ed andarmente.

Ora tutto ciò che mi importava era restare vicino a Newt.
Non mi importava se avevo fatto cose sbagliate, per me in quel momento non esisteva più giusto o sbagliato, ma solo uno scopo, solo un nemico e non avevo intenzione di piegarmi alla compassione perché, in questo momento, era l'ultima cosa di cui avevo bisogno.

Dopo la fine, l'inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora