CAPITOLO 19

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Aspetto terminare la scossa e mi rialzo in piedi, per poi riprendere in braccio la bambina.
Tutto ciò che provo è terrore.
Il pezzo di scala che ci avrebbe dovuto condurre dagli altri è completamente crollato.

Improvvisamente gli occhi mi brillano per la felicità, vedo Minho, Thomas e Newt arrivare di fronte alla scala e guardarla con lo stesso terrore che avevo io negli occhi pochi attimi prima.

"Ragazzi" urlo più forte che posso, cercando di sovrastare le urla degli scienziati impauriti, nella speranza che non siano arrabbiati per quello che ho fatto poco fa.

"Elena" dicono in coro allibiti.

"Dovete aiutarmi a scendere" riesco a dire per poi guardarmi intorno e cercare il modo di raggiungerli.
Scorgo un cavo, che penzola come una liana, oscillare in avanti e indietro.

"Ho un'idea!" Dico tra me e me, decido di appoggiare la bimba a terra, per avere le mani libere.

Tengo una mano ben salda sul corrimano ancora momentaneamente intatto, mentre con il resto del busto sono praticamente sporta verso il vuoto, sotto di me il nulla.
Mi ripeto mentalmente di non guardare in basso, mentre con la mano libera cerco di afferrare il tubo che penzola.

Con un gesto brusco mi avvento sul tubo ma mi sfugge e mi sbilancio, sto quasi per cadere, quando con tutta la forza mi tengo aggrappata al corrimano facendo diventare le nocche bianche per lo sforzo.
Sbuffo esausta, si tratta di vita o di morte, devo riuscirci, così decido di sporgermi ancora di più e ritento.

Questa volta sono più fortunata della precedente e finalmente riesco ad afferrarlo, rimango per un attimo tra il corrimano e il tubo con solamente un piede a sostenermi, impedendo che io cada.

Con uno strattone, sbilancio tutto il mio peso indietro tornando con entrambi i piedi a terra.
Con il braccio destro tengo saldo il tubo, mentre con l'altro faccio un gesto alla bimba, della quale ancora non conosco il nome, di avvicinarsi e lei senza esitare inizia a camminare a piccoli passi verso di me.

Improvvisamente si ferma e mi abbraccia all'altezza della gamba, così io le sussurro dolcemente "Tesoro, non devi avere paura basta che ti tieni forte a me".

Lei alza lo sguardo e tira su con il naso, vedo i suoi occhietti lucidi inumidirsi ancora di più, poi si decide e mi parla.
"Non ho paura" poi si gira verso i ragazzi che, avendo capito cosa avevo in mente aspettavano dall'altra parte dello strapiombo, torna a guardare me e parla di nuovo "Sta per succedere qualcosa di brutto".

Quelle parole, dette da una bambina che doveva avere tra gli 8 e i 10 anni,  mi fecero un certo effetto.

Decido di lasciar perdere le ripeto di aggrapparsi a me e nulla andrà storto.
Sentiamo delle urla provenire dai primi piani, rimbombare per le scale così lei si decide e mi sale in braccio aggrappandosi stretta al mio collo.

"Non lasciarmi per nessun motivo, chiudi gli occhi e stringiti a me, hai capito?" Lei annuisce, continuando a tenere saldamente le sue manine strette intorno al mio collo.

Faccio due passi indietro, per prendere la rincorsa, e poi inizio a correre.
Arrivo alla fine del pavimento e con il piede mi do uno slancio tale per poter arrivare dall'altra parte, quando capisco che è il momento di lasciare la presa, lo faccio e salto usando anche l'altro braccio libero per proteggere la bambina.

Salto, mi sembra di fluttuare in aria per un'eternità, quando atterrai cercai di buttarmi di schiena e l'impatto fu devastante.
Il pavimento si sgretolò sotto il mio atterraggio e le piastrelle del pavimento saltarono, provocando una scia di detriti intorno a me.

Mugugnai prima di rendirmi conto di essere finalmente arrivata dall'altra parte della voragine.
La prima cosa che vidi, non appena aprii gli occhi, furono gli occhioni scuri della bambina che mi guardavano con delle ciocche bionde che le ricadevano davanti alla faccia.

"Stai bene piccola?" Le chiesi, lei non rispose subito, si guardò intorno e poi sussurrò si nuovo "Non è ancora finita Elena".

"Tu piuttosto come stai! Sei forse impazzita!" Urlò la voce di Newt, che rimbombò nella mia testa come un'allarme.

Mi girai verso di lui e lo guardai storto, poi gli risposi a tono "Che diavolo ti prende, la spaventi!".

Lui in risposta mi rivolse uno sguardo confuso.
"Spavento chi di preciso...?" Chiede dopo un po'.

"La bambina" dico come se fosse ovvio, girandomi verso la bimba, rimasi per un attimo stordita, la bambina era sparita.
Mi alzai bruscamente, girando su me stessa alla ricerca della bambina, della quale non c'era traccia da nessuna parte.

"C-c'era una bambina, era in braccio a me..." Sussurrai, sentendomi folle, come potevo essermi immaginata tutto?

"Ele te lo giuro non c'era nessuna bambina..." Disse Newt a bassa voce avvicinandosi a me.

"Dobbiamo sbrigarci!" Urlò Gally, uscendo dalla porta che ci avrebbe condotto al corridoio, dove si trovava il pass verticale.

"Sei viva brutta stupida testa di caspio!" Spalancò la bocca in un'enorme sorriso.
Thomas mi prese per il braccio e mi spronò a correre prima che il soffitto ci crollasse in testa.

Correvo trasportata da Thomas, con al seguito Newt e in testa al gruppo Minho e Gally.

Ero in balia di quella corsa contro il tempo, trasportata dalla corrente, l'unica cosa che mi permetteva di muovere ancora le gambe era la presa salda di Thomas sul mio polso.
Mi sentivo improvvisamente svuotata, congelata.
Si trattava di pazzia o il mio subconscio stava cercando di dirmi qualcosa?

Dopo la fine, l'inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora