CAPITOLO 12

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"Mi stavi cercando?" Chiesi a mio padre mentre lo guardavo sistemare alcune scartoffie.

"A dire il vero si" rispose guardando vittorioso una cartella, come se avesse appena trovato un trofeo "Ho delle cose da mostrarti, seguimi" continuò facendomi strada per raggiungere il suo laboratorio di ricerca.

"Questo è un filamento di DNA comune" indicò un filamento e non avevo dubbi su ciò che stesse dicendo, d'altronde lo avevo studiato durante le mie lezioni alla Wicked.

"Puoi darmi la tua mano?" Chiese porgendomi la mano sinistra come sostegno e impugnando nella mano destra un piccolo oggetto appuntito.

Senza dubitare porsi la mia mano, rivolgendo il palmo verso l'alto e lui con un movimento deciso bucò il mio dito indice superficialmente.

Mi fece appoggiare il dito su una piastrellina, così che il computer potesse analizzare il mio DNA e riprodurlo.
Era completamente diverso dal DNA normale visto poco fa, sapevo che il mio sangue cambiasse in continuazione, ma non credevo fino a questo punto.
Mentre la struttura a doppia elica di un DNA normale non subiva mutazioni, la mia struttura poteva essere assimilata ad un tornado, che continuava a scomporsi ed assemblarsi in continuazione.

"Ora stai a vedere" disse come se mi stesse per mostrare la scoperta del secolo.
"Questo è il virus dell'eruzione" parlò, per poi contagiare sia il DNA comune che il mio.
Mentre quello comune veniva sopraffatto dal virus espandendosi a vista d'occhio, il mio non permetteva nemmeno di diffondersi, semplicemente lo inglobava e lo disintegrava.

"Ma... Non è possibile" rimasi sbalordita davanti a quella che poteva essere la cura all'eruzione che, in parole povere, ero io.

"Visto tutto quello che è successo Elena, credo sia meglio che elimini quella parola dal tuo vocabolario" sbuffò sorridendo mio padre.

"Ma questo potrebbe voler dire che..." Non terminai la frase e mi catapultai come un razzo nella stanza di Newt.

Spalancai la porta, senza curarmi se ci fosse qualcuno al suo interno.
Quello che mi trovai davanti fu Thomas stupefatto dalla mia entrata e Newt ancora dormiente sul lettino.
Rimasi leggermente delusa, sapevo che non dovevo illudermi, ma era più forte di me la speranza che con la trasfusione del mio sangue Newt potesse essere guarito.

"Ancora niente?" Chiesi a Thomas per sollevare quella situazione imbarazzante.

"No.."

"Si sveglierà ne sono sicura, lo farà per noi"

"Ti manca la radura?" Azzardai di nuovo.

"Se intendi essere circondato da quelle quattro mura, alzarsi ogni mattina per correre nel labirinto e non sapere se potrai sopravvivere fino alla sera, decisamente no" sbuffò "Ma se intendi alzarsi sentendo il profumo del bacon cotto da Frypan e sentire Alby che sgrida qualche raduario pigro, beh si, quello mi manca eccome, forse era meglio morire nel labirinto" terminò asciugandosi qualche lacrima che aveva iniziato a scendere.

"Non pensarci nemmeno, se siamo arrivati fin qui è perché era il nostro destino e non starò a sentirti piagnucolare, arriveremo fino in fondo" risposi decisa "Non mi servono le tue lacrime, mi serve il tuo cazzo di coraggio" conclusi forse troppo duramente.

Lui fece il giro del lettino per ritrovarsi di fronte a me, rimase qualche attimo in silenzio e poi inaspettatamente mi abbracciò, per quella che doveva essere la seconda volta della giornata, sussurrando un  "Grazie Ele".

Eravamo così deboli in quel momento, che non ci eravamo resi conto di quanto ci servisse semplicemente un abbraccio per rimettere le cose al giusto posto, un abbraccio di una persona che ci capisse totalmente in quell'istante.

"Se questo è il paradiso, fa davvero schifo" sbuffò una voce.
Sgranai gli occhi, Newt era sveglio.

Non aspettai nemmeno un secondo che gli saltai addosso per la felicità.
"Un attimo, non sono morto?" Chiese lui stupito.

"No stupido pive, e se non fosse per me ed Elena saresti già nell'aldilà maledicendoti per la caspiata che avevi intenzione di fare" rispose Thomas per poi unirsi all'abbraccio.

"Sapete mi aspettavo un ben tornato migliore che vedere la mia ragazza e il mio migliore amico abbracciati amorevolmente" continuò a sbuffare.

"Neanche tre giorni di coma ti hanno fatto passare la gelosia" risi io contagiando anche gli altri due.

Thomas capì che era il momento di andare e lasciarmi da sola con Newt, così uscì dalla stanza senza tanti convenevoli.

"Vuoi spiegarmi perché l'hai fatto?" Iniziai io, sapendo che aveva più che ricevuto il messaggio.

"Non volevo che mi guardassi diventare una di quelle... Cose"

"A proposito di questo... Forse la trasfusione del mio sangue potrebbe aver rallentato la malattia, se non distrutta" azzardai, sperando di non illuderlo con false speranze infondate.

"Vorrà dire che potrò fare questo per un altro po' di tempo allora"
Io aggrottai le sopracciglia, non capendo a cosa si riferisse, quando tutto divenne più chiaro.

Mi baciò, con tutta la passione possibile, quella che avevamo celato dentro di noi per tutto quel tempo, lui mi baciò per dirmi 'scusa', scusa di essere crollato e di non aver chiesto aiuto, e con quel bacio io gli dissi 'grazie', grazie di essere tornato da me, sapevo che l'avresti fatto.

"Sapevo che saresti tornato da me" sussurrai, riuscendo finalmente a dormire dopo tante notti in bianco.
Ora ero di nuovo tra le braccia della persona che amavo, le sue braccia, cullata dal suo profumo che per me era senza nessun dubbio il profumo di casa.

So di non essere stata molto attiva e di non aver mantenuto la promessa di pubblicare un capitolo a settimana, quindi questo è per "scusarmi", dopo questo capitolo credo che non mi invierete dolenti a casa, visto che ho mantenuto la promessa di non far morire Newt ahah😂

Anyway, tra una settimana partirò per la vacanza e non sono sicura di avere molto tempo per scrivere, MA proverò a fare del mio meglio!

Al prossimo capitolo pive😘😘❤️

Dopo la fine, l'inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora