12 - Un nome sbiadito

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- Gira a sinistra.

- Qui?

- Sì.

Non ribattei, ma non potei evitare di aggrottare la fronte. Il vicolo era piuttosto stretto, e portava ad uno dei quartieri più malfamati di Washington: un luogo da cui mia madre mi aveva sempre raccomandato di girare al largo. Ora io però dovevo buttarmici dentro. Grandioso.

Sterzai a sinistra, sempre perplessa, e buttai una fugace occhiata al navigatore del telefono di Simon, magari si era sbagliato.
La freccetta blu che rappresentava la nostra macchina stava percorrendo il tracciato previsto. Nessun errore.

- Tranquilla non morirai assassinata - disse lui, serio, cogliendo l'apprensione nel mio sguardo.

- Certo che no, manderò avanti te - scherzai. Lui accennò ad un debole sorriso: era teso, ma non per il luogo in cui ci trovavamo. A breve avrebbe incontrato una persona che ne sapeva più di lui sulla morte del padre; forse non potevo immaginare come si sentiva, ma potevo capirlo.

- Ehi.

Si voltò.

- Vedrai che andrà bene - tentai di rassicurarlo. Dalla sua espressione capii che non ci ero riuscita, ma almeno ci avevo provato e lo sapeva. - Grazie.

Sorrisi e riportai gli occhi sulla strada. Percorsi il vicolo e alla fine svoltai a destra su una strada a doppio senso.
Ci trovavamo in un quartiere popolare, con edifici alti e ricolmi di appartamenti, i fumi delle fabbriche che si alzavano e striavano il cielo e i muri pieni di graffiti e scritte contro lo Stato.
Vidi un gruppo di ragazzi su un marciapiede, vestiti con abiti che sembravano provenire dai bidoni della spazzatura o da quelli per le associazioni umanitarie; quasi tutti avevano in mano una bottiglia di birra, e uno stava fumando dio sa cosa.

Ringraziai il cielo di essere nata nel bel quartiere residenziale in cui i miei genitori, appena sposati, avevano comprato casa. Vita tranquilla e crimini che si limitavano a qualche furto e scippi occasionali. Non osavo nemmeno pensare cosa avrei trovato lì.

- Ok ora gira a sinistra nella terza strada - fece Simon, per nulla preoccupato. Almeno c'era lui che mi infondeva sicurezza, non sarei mai venuta da sola.

Proseguii per altri cento metri e poi svoltai dove lui mi fece segno. Era una strada senza uscita, con un piccolo parcheggio condominiale a lato e un quadrato di erba incolta appena più avanti.

- Parcheggia qui.

- Ma è riservato ai condomini - replicai dopo aver letto il cartello che lo annunciava.

Lui mi guardò di sbieco. - Chi vuoi che venga a farti la multa qui?

In effetti, aveva ragione. Entrai nel parcheggio e posteggiai la Hyundai, pregando di ritrovarla al ritorno. Una macchina del genere faceva gola, e poi era l'unica che ci restava, dal momento che i federali avevano sequestrato quella di papà.

- È questo - disse Simon. Scendemmo e ci dirigemmo verso l'edificio bianco dai vetri delle finestre piuttosto sporchi. Non sembrava esserci anima viva, anche se i panni stesi ad asciugare fuori, al quarto piano, suggerivano il contrario.

Ci avvicinammo ai citofoni. - Tu sai qual è quello giusto? - gli domandai, guardandolo scorrere il dito vicino ad ognuno.

- No, ma a intuito direi che è questo - disse premendone uno del terzo piano con la targhetta ormai sbiadita ed illeggibile. Un ottimo modo per non farsi riconoscere.

Per un lungo momento nessuno rispose, e io non sapevo cosa pensare. Forse non c'era nessuno in casa, o forse quel qualcuno voleva far credere di non esserci.
Simon però non si arrese: pigiò il campanello ancora e ancora, per diversi minuti. Io intanto mi guardavo intorno, in preda all'agitazione di veder spuntare un ladro d'auto o un malintenzionato.

- Va bene - sbottò Simon ad un certo punto. Si allontanò dal portone e alzò la testa verso il terzo piano; prese un bel respiro e poi si mise le mani a coppa davanti alla bocca. - La prego mi apra!

- Che diavolo stai facendo? - esclamai. - Magari non c'è!

- Io non credo - ribatté lui, tornando alla carica. - Sono il figlio di Andrew Louis! Per favore!

- Simon!

Mi stava mettendo a disagio con quella messinscena, che secondo me non avrebbe portato a niente. Chiunque si nascondesse dietro quei vetri scuri non aveva intenzione di farci entrare, e men che meno di dar retta ad un ragazzino che sbraitava davanti casa sua.

Simon abbandonò le braccia lungo i fianchi e fissò frustrato le finestre del terzo piano, cercando di vedere oltre. Aspettammo in silenzio ancora per qualche secondo, poi io mi staccai dal portone e gli andai incontro per convincerlo ad andarcene.

Drrrr.

Mi bloccai, sorpresa. Non ci potevo credere. Gli aveva aperto.
Lui mi rivolse un sorriso trionfante mentre mi oltrepassava e pigiava sul portone, che si aprì.
Sconsolata, non potei fare altro che seguirlo, dopo aver lanciato un'ultima occhiata alla macchina per assicurarmi che fosse tutto a posto.

All'interno dell'edificio ci trovammo di fronte ad un ascensore su cui non avevo intenzione di salire, e una rampa di scale in marmo bianco che portava ai piani superiori. La imboccammo, lui davanti e io dietro, grati del refrigerio che emanavano quei muri.
Pensai a chi ci saremo trovati davanti una volta arrivati, a quali informazioni quell'uomo avrebbe potuto fornirci e quanti dubbi avrei potuto risolvere con le sue risposte. Speravo di cominciare a vederci chiaro, speravo di comprendere il ruolo di mio padre in quella storia. Anche se questo implicava dover accettare dolorose verità, ero pronta. Volevo esserlo.
A mia madre avrei pensato in seguito.

Salimmo fino al terzo piano e lui si avviò deciso verso una delle ultime porte in fondo, a fianco della quale ritrovai la stessa targhetta sbiadita del citofono. Era quella giusta.

Ci guardammo un momento, poi io ruppi gli indugi bussando lievemente. Aguzzai l'udito e, come sentii dei passi avvicinarsi, anche il respiro di Simon si affievolì.

Lo guardai, le spalle tese, la mascella contratta. - Pronto?

Lui annuì, e lo era davvero. - E tu?

Io stavo per rispondergli che sì, ero pronta, ma poi la porta si aprì e capii di non esserlo affatto quando mi ritrovai a fissare la canna di una pistola.

*ciao a tutti 😊
Probabilmente non sarò molto attiva in queste settimane, per vacanze e cose varie😂 pubblicherò ogniqualvolta mi sarà possibile
Detto questo un abbraccio e spero che continuerete a seguire lo sviluppo della storia ♥️

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