Gelo.
Mi paralizzai, trattenendo il fiato. Questa proprio non me l'aspettavo, e non sapevo come reagire, perciò non lo feci affatto.
Vidi il braccio di Simon scivolare lentamente davanti al mio corpo, in un gesto di protezione, e anche lui si spostò lentamente, coprendomi in parte.A puntarci contro l'arma era una donna alta poco più di me e piuttosto mingherlina, sulla trentina, capelli lunghi corvini e occhi color cioccolato. Pareva una studentessa universitaria, non una donna capace di denunciare tramite un articolo un omicidio di massa e impugnare una pistola.
- Un movimento brusco, e vi pianto una pallottola nel torace - sibilò, fissandoci con sguardo gelido. Perché ci aveva aperto se poi minacciava di ucciderci?
- La prego - mormorò Simon. Lei spostò solo gli occhi, non accennando ad abbassare la pistola. Io lo guardai, pregando che fosse cauto.
- Non siamo qui con cattive intenzioni. Vogliamo solo parlare.
Lei lo squadrò un momento prima di rispondere. - Tu sei Simon Louis?
- Sì sono io - assentì lui senza esitazione. Un solo tentennamento, e anche la verità ci avrebbe fatti uccidere.
La donna proseguì nel suo esame: lo scandagliò dalla testa ai piedi, soffermandosi in particolare sul viso. Lui non parve scomporsi, e attese che lei riconoscesse i tratti somatici del padre.
Ad un certo punto la donna emise un grugnito e abbassò la pistola, non inserendo però la sicura. Fece un cenno con la testa nella mia direzione. - Lei chi è?
Ci guardammo un momento, indecisi su chi dovesse parlare e su che cosa dovesse dire. Alla fine fu lui a prendere la parola. - Un'amica.
- Nome?
- Lydia Davis - dissi.
La vidi bloccarsi e squadrare anche me con qualcosa di simile all'interesse. - Tu sei la figlia di Michael Davis? Il chirurgo?
- Conosceva mio padre? - le domandai con sconcerto, acquisendo sicurezza all'improvviso.
Lei non rispose. Si scostò e ci fece cenno di entrare.
Simon varcò la soglia per primo, io subito dietro; poi la donna chiuse la porta alle nostre spalle.
Ora eravamo nelle mani del destino.L'appartamento non era molto grande, ma era a misura perfetta per una persona che viveva da sola. Un piccolo corridoio portava a soggiorno e cucina, riuniti in un'unica stanza, mentre le due porte alla nostra destra dovevano dare sulla camera da letto e sul bagno. Un'enorme specchio a grandezza naturale copriva per tre quarti la parete di sinistra, e riflesse le nostre immagini mentre la donna ci conduceva in soggiorno.
Non essendo il vetro molto pulito, il mio volto risultò distorto, come quello dei mostri che perseguitavano Jimmy di notte.
Questo pensiero bastò a farmi distogliere lo sguardo, e proseguire fissando unicamente la schiena di Simon.Una volta in soggiorno, la donna ci fece segno di accomodarci sul divano retrò, mentre lei si sedette sulla poltrona di fronte. Poggiò la pistola sul basso tavolino di vetro in mezzo a noi, con la canna rivolta verso le nostre gambe, e poi ci guardò aspettando che fosse uno di noi a prendere la parola.
- Lei conosceva mio padre?
Ripetei la domanda. Mi pareva un buon punto di partenza, e poi ero davvero interessata alla risposta.
Mio padre era un chirurgo noto in tutta Washington, anche grazie all'episodio del presidente, ma non era quel tipo di fama degli attori, di cui si conoscono nome e cognome, perciò non credevo che quella donna avesse capito chi fosse solo dal cognome uguale.
No, doveva esserci di più.
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What can you see? - Il progetto γ
Mystery / ThrillerE se coloro che hanno giurato di proteggervi... avessero anche giurato di uccidervi? Lydia Davis è così orgogliosa del padre, brillante primario di chirurgia di uno degli ospedali più all'avanguardia di Washington; una volta ha persino operato il p...