CAPITOLO 5

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Mi risvegliai cullata lievemente. Appena misi a fuoco l'ambiente capii di essere all'interno dell'overcraft, su un lettino fissato al pavimento.

"Ben svegliata"

Saltai per lo spavento, rendendomi conto che avevo Capitan America seduto di fronte a me. Non mi sarei mai abituata all'idea di averli davvero conosciuti. Finsi un sorriso decente, giusto per non sembrare un ebete appena sveglia. Automaticamente pensai a che aspetto avessi.

"sai, pensavamo di svegliarti prima, sembrava che stessi facendo un incubo, ma abbiamo preferito non disturbarti"

"oh" ecco definitivamente dovetti sembrare un ebete con quella parola, se si può definire tale e subito cercai di rimediare "volevo dire, potevate svegliarmi, non era un problema"

"infatti potevamo svegliarla, come ho suggerito io, dato che ci ha creato non poche turbolenze a causa del mal tempo" farfugliò Iron man schiacciando qualche bottone.

Inizialmente non capii che cosa volesse dire Stark, si ho deciso di chiamarlo con il suo cognome dato la sua antipatia irragionevole nei miei confronti, poi i ricordi riaffiorarono a poco a poco e capii cosa intendesse.

"mi dispiace" dissi abbassando la testa dispiaciuta " non volevo crearvi problemi".

"non ti preoccupare, non sai ancora controllare questo tuo potere. Per questo stai venendo con noi alla Stark tower, per imparare. I tuoi effetti personali verranno recapitati da qualche agente. In alto  hanno pensato bene che non ti dovessi esporre con qualcuno che non fosse noi. Non sappiamo che cosa ti sia successo in quel buco, e i tuoi poteri, potrebbero non essere l'unico effetto collaterale che ti sei portata da questa parte, o almeno non il più pericoloso" Nat era sempre la scelta giusta per dare le cattive notizie, ci sapeva fare con le parole.

"d'accordo"  concordai, poi mi accorsi che mancava il Dio del tuono "dov'è Thor?"

"è dovuto ripartire per casa, avevano  delle discussioni di cui parlare" sorrise Steve facendomi sorridere involontariamente, ed arrossire.  Forse mi sbagliavo nei suoi confronti. Credevo che Stark fosse quello più  umano, e Steve quello più altezzoso, invece era tutto il contrario.

Il viaggio proseguì nel silenzio più assoluto, ma non era un silenzio imbarazzante, era più un silenzio pensante, almeno per me.

Non mi capacitavo di quello che ora ero in grado di fare. Da una vita sognavo di potermi aggiungere agli Avengers, anche solo avere dei poteri. La sera prima di addormentarmi immaginavo di salvare qualcuno e di cercare di sfuggire allo SHIELD o all'HYDRA, cadendo nel sonno con ancora quelle immagini negli occhi. Quando alle medie avevo assistito ad un ragazzo che sapeva piegare un cucchiaio ero rimasta esterrefatta e l'invidia mi aveva invasa da capo a piedi. Ora non riuscivo a credere di poter fare quelle cose e, per ironia della sorte, non sapevo nemmeno che cosa mi avesse dato quei poteri.

Ma li avevo e non le avrei mai usati per un cattivo scopo, anche se  sicuramente qualcuno si sarebbe accertato di questo.

Dunque dovevo dare il meglio di me, senza dare troppo nell'occhio e senza creare problemi. Non mi preoccupava di certo la permanenza nella Stark tower, mi preoccupava di più quello che sarebbe successo dopo. Non ero certa che dopo aver capito cosa ero in grado di fare mi avrebbero chiesto di unirmi alla squadra, o alla squadra di riserva per dire. Mi avrebbero potuto tenere sott'occhio per tutta la vita o rinchiudermi in qualche cella speciale.

La cosa che mi faceva pensare di più, però è il modo in cui Stark, pur irritandomi in un modo mai visto, mi avesse tranquillizzato cosi velocemente in un momento tanto delicato.  Nessuno mai mi aveva trasmesso  tanta empatia, tanta pazienza solo da un abbraccio. Nemmeno la mia migliora amica. Sembrava mi stesse dicendo qualcosa con quel gesto, un qualcosa che non riuscii più ad avvertire dopo, con l'arroganza che metteva anche in una semplice occhiata, come quella che mi stava rivolgendo ora.

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