CAPITOLO 14

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TONY

Ritornati alla torre non potei fare a meno di scaricare i nervi sull'alcool. Possibile che fossimo stati cosi tremendamente idioti da non esserci accorti che l'HYDRA era ancora operativa? Ci siamo lasciati abbindolare dal tempo, dalla pace che regnava da un po', senza credere che sarebbe potuta finire. Certo sentivamo che qualcosa stava per cambiare, che sarebbe arrivato il caos, perché è sempre cosi, dopo la quiete arriva la tempesta, in un modo o nell'altro, sta a noi accoglierla con un parafulmini. Non pensavamo però di avere cosi poco tempo per prepararci, non ne avevamo avuto effettivamente, troppo impegnati a capire cosa fossero quelle anomalie, cosa stesse succedendo a Helen, da non renderci conto che le persone a cui tenevamo erano state prese di mira.

Il morale della squadra era decisamente a pezzi. Persino Thor, che era tornato da Asgard poco prima del nostro arrivo, aveva tutta l'aria di essere giù per qualcosa. Ma non glielo chiesi. Ora ero troppo intento a pensare ai fatti miei per prendermi in carico anche quelli degli altri.

La mia armatura, riposta in un angolo sembrava quasi guardarmi, spingendomi a volare lontano. Ma non potevo. Anche se lo avessi fatto non sapevo dove andare. Sarebbe stato tempo sprecato. Dovevo rimanere li e attendere informazioni, qualche traccia che ci potesse portare da lei.

Provai con tutto il cuore e la mente a richiamarla dentro di me, sperando che rispondesse. Tenevo le orecchie alzate per tentare di captare qualunque rumore che non provenisse dagli altri o da quella stanza. Ero l'unico che poteva trovarla, l'unico che aveva quella sorta di connessione mentale.

Pensai molto a come potesse essere successo, di avere quel legame. E capii dopo un po' quale potesse essere la causa. Quando mi aveva letto nel pensiero, la prima volta, all'interno della cupola per l'allenamento in campo simulato, avevo interrotto il flusso di immagini troppo bruscamente. Avevo spezzato l'afflusso di informazioni staccando il braccio velocemente. Qualcosa nei suoi poteri deve essere rimasto in me, nella mia testa. E ora li sentivo li, dormienti, come se stessero aspettando di essere riattivati dalla loro proprietaria. La sensazione che avevo usato per arrivare alla radura sembrava essersi volatilizzata del tutto ma se mi concentravo abbastanza riuscivo a risentire la sua mano nel braccio.

Mi sembrava persino di riuscire a veder la forma delle sue dita. Non proferii parola di questi miei pensieri con loro, coprendomi istintivamente l'avambraccio con la manica della maglietta.

Fino a quando Nat e Clint fecero qualche domanda sulla mia svolta improvvisa in aria.

"non lo so ragazzi. Quando stava precipitando ho sentito che mi chiamava. È come se avessi una sorta di connessione con lei. Riesco a sentire quando è in pericolo, mi cerca quando è nei guai, mi chiama."

"e ora senti qualcosa?" mi chiese speranzoso Steve.

"no. Silenzio radio." La mia capacità nel rovinare ogni barlume di speranza era impressionante.

Come se non bastasse arrivò con passo svelto anche quella spia di Fiury, che si sedette davanti a noi, fissandoci con braccia conserte e gambe accavallate, da quell'occhio che faceva da indagatore anche per l'altro che non c'era.

"mi sono state riferite le ultime vicende successe."

Oh oh sentivo odore di ramanzina. Per questa volta forse non sarebbe toccata a me però.

"niente da dire?" ci guardò stringendo l'occhio.

"che cosa dovremmo dire? Che siamo stati idioti a non accorgerci della fregatura che incombeva? Ok, lo ammetto, siamo stati idioti"

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