CAPITOLO 22

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Tony

La portai in camera per farla tranquillizzare. Ne aveva davvero bisogno, dopo l'incubo che aveva fatto le serviva un posto famigliare e in quelle mura l'unica cosa che sembrasse più ad una casa erano i limiti delle proprie camere. Ammetto di averlo arredato davvero freddamente, ma doveva essere un posto di lavoro, un "covo" di supereroi che veniva utilizzato solo per le missioni. Poi ci eravamo quasi tutti trasferiti li definitivamente, tranne Clint ovviamente che aveva casa e famiglia altrove, e Thor che aveva la sua dimora ad Asgard. La mia villa a Miami era stata distrutta da quello che una volta era il Mandarino, prima di essere smascherato e sconfitto. Ero pronto a ricostruirla, per Pepper, ma poi è andata come è andata e ho preferito tenere entrambe solo come uno struggente ricordo. Non immaginavo certo questo risvolto.

Si sedette nel letto tremante. La chiazza più scura nelle coperte faceva intendere che avesse sudato molto, o pianto. Si guardava i piedi che si erano sporcati a correre, come se si vergognasse di essere venuta da me in quelle condizioni, di essersi spaventata per un sogno, o che si sentisse in colpa di non aver riconosciuto la voce come mi aveva detto.

Ero stato duro poco fa. Non avrei dovuto metterle cosi tanta pressione dato la sua visibile preoccupazione e il suo nervosismo.

Cosi mi sedetti accanto a lei facendole poggiare la testa sulla mia spalle, accarezzandole i capelli. Tremava ancora e appena appoggiai la mano si spaventò.

"sta tranquilla era solo un sogno" le dissi sussurrando. Mi guardò con gli occhi lucidi per poi sedersi un po' più distante da me. Ammetto che ci rimasi male. Si tolse una lacrima dagli occhi che era scappata, orgogliosamente, e abbassò la testa. "ti andrebbe di dirmi cosa ricordi dell'aspetto di quel tizio?" chiesi tranquillamente.

"ok" si compose "era un uomo non troppo alto, biondo, portava i capelli all'indietro. Aveva una parte del volto sfigurato come se avesse preso fuoco. Zoppicava da una gamba, quella destra se non sbaglio. Non ricordo altro, scusami" si mise le mani sulla faccia stroppicciandosela.

"mi serve di più Helen, non posso trovare qualcuno con questi pochi dettagli. Riesci a ricordare altro?"

"ci provo." Chiuse gli occhi. Il suo corpo divenne nero. Sembrava che si stesse auto leggendo il pensiero. Era sempre uno spettacolo vederla diventare del colore dello spazio. Era come se fosse un foglio rosa che si sporca di kina.

"aveva un naso piccolo all'insù. I suoi occhi erano chiari, come il ghiaccio, piccoli, con palpebre che toccavano le ciglia. Le labbra minute. Il segno di una barba sempre ben curata come il suo aspetto, in quella parte di volto non sfigurata dal fuoco. Mascella promettente. In parte al naso due rughe come se avesse riso per ore. È tutto quel che ricordo di lui."

Non era ancora abbastanza. Miliardi di uomini a New York e nel mondo potevano avere quelle caratteristiche, e siccome l'Hydra aveva occhi e agenti ovunque, poteva anche essere tranquillamente un russo.

Non volevo insistere tanto ma dovevamo muoverci. Con quel drone potevano avere informazioni molto importanti. Il messaggio che era stato inviato quando eravamo in conferenza indicava che sicuramente quel robottino malefico stava in qualche modo ricevendo segnale da fuori, e quasi sicuramente stava anche registrando. Ma le comunicazioni dal dentro al fuori erano state interrotte e il signorino qui misterioso, aveva pensato bene di fare lo sfacciato e venirselo a prendere direttamente. Doveva essere entrato quando ero in camera intento a farmi passare la sbornia. Maledetto alcool. Se non bevessi cosi tanto magari avrei meno casini qualche volta.

"senti proviamo a rifare come abbiamo fatto la prima volta, quando hai letto la mia mente e visto quelle immagini. Solo che lo facciamo all'inverso. Cerca di farmi vedere cosa tu hai visto, proietta l'immagine nella mia memoria. Forse se riesco a trovare qualcuno che è bravo a fare identikit io e te insieme riusciamo a far uscire una faccia decente. Ovviamente nessuno è bello come me, ma ci si può provare"

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