Capitolo 5

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Dopo un bel po' di tempo, ci stacchiamo e mi asciuga le lacrime che ricadono sulla mia pelle liscia.
"Io non so cosa è successo nel tuo passato, ma devi parlarne con qualcuno... anche con me se vuoi" dice cercando di avere la mia attenzione.
"Non so se ci riuscirei, per me è difficile capisci? Gli unici che lo sanno sono i miei genitori e la mia migliore amica, e te non sei una delle migliori persone".
"Non sarò uno delle migliori persone, ma ti posso aiutare in qualche modo, questo dipende da te. Mi prometti che un giorno me ne parlerai?" dice Dylan.
Ci penso un po' su e in effetti è vero mi servirebbe parlarne, è da tre anni che non viene fuori questo discorso.
"Te lo prometto" dico mettendo la mano sul petto.
"Ora però è meglio che mi porti a casa, i miei si staranno preoccupando".
"Ok peste, direzione casa Walker" dice partendo a tutta velocità.

Il tragitto lo abbiamo passato tutto ascoltando musica e cantando a squarciagola. È stato divertentissimo.

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"Ciao mamma" dico io cercando di farmi sentire.
Cammino per andare in salotto e vedo tutta la famiglia a braccia conserte che mi scruta attentamente.
"Tu adesso sei in punizione per 3 settimane chiaro?" dice mia mamma incavolata.
Cavolo mi sono dimenticata di chiamarla ieri.
Dopotutto quello che è successo lei era l'ultima cosa a cui avrei pensato.

"Scusa mamma... è che ieri sono andata a dormire da Lauren e mi sono scordata di chiamarti per dirtelo, anche perché avevamo sonno" mento.
"Non mi importa, almeno potevi avvertirci, eravamo preoccupatissimi, e comunque smettila di dirci bugie perché lo sappiamo che sei stata da qualcun altro, chi era quel ragazzo che è sceso dalla macchina con te, eh?" continua urlando.
"Io non... mamma era solo un amico" spiego disperata, cercando di aggrapparmi ad una risposta più sensata.
"Basta, adesso vai in camera tua a fare i compiti, e poi a cena ne riparleremo" dice mio papà chiudendo il discorso.
"Va bene" dico abbassando lo sguardo.

Vado in camera e appena chiudo la porta dietro di me, mi stendo sul letto come se non avessi più forza in corpo.
In realtà è vero, sono stanca morta e non voglio alzarmi. Ho un mal di testa fortissimo, dovuto a ieri.
Non so perché sia successo tutto questo in due giorni, lui... è insomma... è uno strano perché prima si incazza ti insulta e poi si dimostra gentile.  Davvero non lo capisco, ma meglio lasciar perdere.
Intanto sto morendo di fame però non posso andare giù a cenare, sapendo che mi aspetta una bella chiacchierata che sarà sicuramente seguita da urla infinite da parte dei miei.
Ok, forse è arrivata l'ora di affrontare questo argomento.
Mi alzo, ed esco dalla camera, ma mi fermo non appena sento mio papà e mia mamma parlare di qualcosa che appena ne sento le parole trattengo il respiro.
"Se si presenta ancora con quel ragazzo, giuro lo butto fuori a calci, e non mi importa se a lei non va bene.
Ha già sofferto abbastanza con quell'altro".
Ma come è possibile, non possono farmi questo non decidono per me. E devono lasciare in pace Dylan.
Non mi ha fatto niente... ok si a parte quella cosa là che definirei oramai passata anche se non è proprio vero.
Non voglio dare la colpa a lui, i suoi genitori potrebbero denunciarmi, non posso permettere ai miei questa cosa.
Corro giù per le scale con passo pesante per farmi sentire e vado in sala da pranzo.
"Allora che si mangia stasera?" domando sperando di non aprire quell'argomento, anche se tra qualche secondo uno dei due avrebbe aperto bocca, e da una parte volevo mentre dall'altra no.
"Claire" mi chiama mio papà. A questo punto mi giro per guardarlo.
È arrivato il momento tanto temuto.
"Dobbiamo parlarti di una cosa che sappiamo non ti piacerà, ma è per il tuo bene" continua, guardando anche mia mamma che se ne sta lì zitta, ad ascoltare, prima o poi parlerà anche lei.
"Ok" dico fredda. Non so se riuscirò a reggere questo peso.

"Sai quello che ti è successo tre anni fa. E... non vogliamo che ti succeda un'altra volta, noi ti vogliamo bene, sei e sarai per sempre la nostra bambina". Si ferma, per prendere un respiro e va avanti.
"Quindi siamo arrivati alla conclusione che non puoi più  frequentare quel ragazzo o chiunque sia. Se lo vediamo insieme a te anche solo una volta siamo costretti ad andare a parlare con la sua famiglia, quindi spero tu abbia capito" finisce lasciandomi esterrefatta.

Loro... non possono farmi questo, non sanno niente di me.
Non... devono lasciarlo in pace non c'entra niente... devono lasciarlo stare ok? Inizio a sentire le lacrime salire e prima che inizino a scendere parlo.
"Voi non sapete niente di me, non sapete niente di nessuno. Col cazzo che non lo frequenterò più, non lo conoscete bene. Non sapete che vita ha, quindi non mi potete dire niente  di quello che devo fare o non fare, o chi frequentare e non, va bene?
Non mi state aiutando, mi state solo distruggendo" dico con tutta la forza che ormai è inesistente.
Nel mentre salivo al piano di sopra, sentii i miei chiamarmi ma ero già arrivata e stavo piangendo come una fontana. Mi buttai sul letto sfinita.

Perché mi fanno questo? Non li riconosco più, mi hanno davvero delusa. Ancora arrabbiata prendo a pugni il cuscino, come se li stessi dando ad una persona vera.
Mi sento vuota dentro, non so più a chi credere.
I miei non capiscono, Dylan cambia sempre, e... forse ho bisogno di qualcosa che mi faccia sentire forte, una guerriera.

Mi precipito al computer e cerco palestre da box. Ne trovo una abbastanza vicina al mio quartiere.
Potrei andarci anche in bicicletta.
Guardo i prezzi, e devo dire che sono molto buoni.
Prendo il salvadanaio, lo rompo e tiro su tutti i soldi che mi servono.
Domani doposcuola ci andrò, e chissene dei miei. Non gli dirò niente, è un segreto.

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È mattina e sono super energica, sono alla fermata dell'autobus che sto aspettando. Oggi non ho rivolto neanche una parola a mia mamma e mio papà, e sembrava non lo volessero per niente anche loro. Meglio così.

Arriva l'autobus e inizio a pensare.
Penso a tutta la mia vita, a come sono cambiata nel giro di 18 anni.
È strano sapere che ormai sono adulta. Ma mi fa piacere che sto continuando con il verso giusto anche se i problemi ci sono sempre.

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Entro a scuola e inizio a guardare tutti attentamente.
Cerco di capire le loro storie. È bello poter sentire e pensare a questo. Mi sento come in aria seduta su delle soffici nuvole, a scrutare tutte le loro vite. C'è chi è felice e chi no. C'è chi non riesce a ritrovare se stesso e chi ci è già riuscito.
Sono tutte piccole cose che ci fanno capire che cosa significhi la vita ed è bello. Ora è come se fossi leggera, mi sento sollevata senza nessun peso addosso. Non esiste nessuno, solo io e il nulla.
Forse la box è davvero la strada che devo percorrere. Forse è l'unico modo per ritrovare me stessa.
Ma non la solita Claire tutta fragile. Una Claire guerriera che sa come affrontare le cose, che non si dà per vinta e che combatte fino alla fine.
Questo è quello che mi serve.
Io devo trovare quella me, e l'unico modo è la box.

Entro in classe e fortunatamente sono in anticipo, stanno entrando tutti adesso. Vedo Lauren seduta sul banco a parlare con qualche ragazza, e le vado incontro.
"Ehi".
"Ciao Claire, ma cosa è successo che alla festa non ti ho vista più" dice Lauren disperata.
Credo sia rimasta indietro, giusto poco poco.
Meglio che non le racconto quello che è successo.
"Niente alla fine ho trovato un passaggio e sono tornata a casa" rispondo sorridendo.
"Ma è tutto apposto?".
"Tutto apposto" dico cercando di essere credibile.
Ci sediamo, e dopo vedo entrare Dylan che mi cerca, e quando mi vede mi fa un sorrisetto. E io lo faccio a mia volta, anche se in realtà non è che sono molto felice come sembra per lui.

La lezione continua tranquilla anche se c'è Dylan che continua a lanciarmi frecciatine.
Il bello è che io non lo degno di uno sguardo.

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