Capitolo 39

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La luce della mattina, mi sveglia, e quindi sono costretta ad alzarmi.

Guardo dall'altra parte per vedere Dylan, ma non lo trovo. Dove sarà mai andato? Mi vesto con dei pantaloncini e un top, poi mi dirigo in cucina.
Neanche qua c'è. Punto il mio sguardo sull'orologio del telefono,... sono le 7:20. Ma è ancora prestissimo, tutti stanno dormendo.
Forse sarà fuori.

Mi incammino a passo svelto, dato che sto iniziando a preoccuparmi. Spero che non abbia deciso di suicidarsi. Ma che cavolo di domande mi frullano in testa? Lasciamo stare. Adesso è meglio andare a cercarlo.

Siccome fuori dalla casetta non c'è, vado alla riva del mare e vedo a pochi metri da me Dylan sopra una barca a vela. Oddio, non posso credere a quello che stanno vedendo i miei occhi.

"Starai lì per sempre?" urla lui sorridendo a trentadue denti.
Lo raggiungo, e quando arrivo, mi aiuta a salire.
È bellissima però.
"Da dove viene fuori questa?" domando incuriosita.

Osservo attentamente tutti i lineamenti della barca. È fatta molto bene devo dire.
"Beh, diciamo che l'ho comprata io". poi continua. "Allora andiamo a farci un giro?".

Annuisco ridendo e mi vado a mettere sulla punta della barca.

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Dopo 5 minuti abbondanti si ferma e Dylan viene vicino a me.
Sembra un po' strano dalla faccia che vedo. Si vede che ha qualcosa che non va. Prende un respiro profondo, e inizia a parlare.

"Questa barca, l'ho fatta per i miei genitori, per i miei fratelli. Volevo che ci fosse un giorno in cui l'avremmo potuta usare tutti. Purtroppo non è mai successo niente. Voglio raccontarti la storia della mia vita in pratica. Credo che sia il momento giusto.
Io e i miei familiari siamo stati sempre delle persone molto attaccate, soprattutto io e i miei due fratelli. Ci divertivamo a farci i dispetti. Eravamo sempre contro mia sorella Allison. Aveva dei capelli lunghi e biondi, ma non quel solito biondo spento, il suo era lucente, risplendeva alla luce del sole. Un giorno però tutto cambiò, Allison stava tornando con delle sue amiche da una festa, dove c'ero anche io. Lei in realtà doveva venire a casa con me, ma alla fine è finita in un altro modo.
Mentre facevano la strada un camion stava passando, però era in controsenso,... l'amica di mia sorella non ha fatto in tempo a schivarlo, così si sono schiantate, la macchina è volata e ha fatto due capovolte" si ferma un attimo e una lacrima scende dal suo viso, gli prendo una mano per fargli capire che se vuole può anche non continuare ma lui scuote la testa e continua.

"Lei è morta sul colpo, mentre le sue due amiche hanno subito gravi lesioni.
È stata tutta colpa mia, se io la accompagnavo non succedeva niente. Fatto sta, che dopo questo accaduto, ho iniziato ad odiare i miei genitori anche se non ne ho un motivo valido, ho iniziato ad andare fuori la sera, a stare fuori più del dovuto, tornavo sempre tardi, mi ubriacavo, spacciavo droga, mi portavo sempre ragazze a letto, insomma tutte cose che non avrei mai voluto fare, solo che il dolore della perdita di mia sorella mi ha portato a questo, e credo che se non ti avrei incontrata, non sarei mai cambiato,... grazie davvero".

Lo abbraccio forte mentre piange. Anche a me sfugge una lacrima, come se mi avesse passato tutto il suo dolore. Mi dispiace tantissimo per quello che è successo, è difficile pensare che lui ha sofferto così tanto. Però allo stesso tempo, mi rende felice che sono riuscita a cambiarlo in meglio.

"Ora ci sono io qui con te. Vedrai che insieme risolveremo tutto, e io ti aiuterò" dico rassicurandolo.

Stiamo abbracciati per molto tempo, infatti sono già le otto della mattina.

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Adesso che siamo tornati, si vede che Dylan si è tolto un peso di dosso. Doveva solo raccontarlo a qualcuno.

"Ragazzi ho una notizia brutta da annunciarvi" dice Lauren sconvolta. Tutti incuriositi la ascoltiamo.

"Oggi è l'ultimo giorno di questo viaggio. Domani si parte" dice delusa.
Cavolo è vero, me ne ero dimenticata. Sono passate già due settimane e sono successe migliaia di cose. È come un vortice.

"Nooo, mi stavo divertendo tantissimo, sei sicura?" chiede Emma. "Purtroppo Laure  ha ragione" gli dice Cameron abbassando la testa.

Sbuffiamo scocciati e ci mettiamo a sedere per calmarci.

"È così bello questo posto che faccio fatica a rivedere i miei, e la scuola, ma soprattutto le prof che ti urlano dietro" continua Lauren.

Non tutto può durare per sempre.
Non tutto rimarrà uguale.
Non tutto sarà come una volta.
Non tutto potrà essere dimenticato. Sicuramente questo no.

Cameron e Dylan hanno già cominciato a preparare la valigia, così mi metto anche io a farla, almeno mi avvantaggio.
Sistemo tutto anche molto velocemente, e dopo mi metto ai fornelli per cucinare qualcosa, però vengo fermata da Emma.

"Stasera non cucineremo perché andiamo a mangiare fuori" dice trascinandomi in camera.

Mi tira fuori un vestito a tubino nero a barca lungo fin sopra il ginocchio, e me lo indica.

"Ma sei matta? Mica metterò quel vestito, è troppo per me".
"Tu lo indosserai capito? Niente storie, e poi è la nostra ultima sera, dobbiamo divertirci" continua senza arrendersi. Alla fine cedo e mi vesto.

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