Capitolo 1

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Pov's Jungkook

"Basta, vi prego..."
Mormoro tra i potenti singhiozzi, cercando di non far spegnere quella scarsa lucina di speranza che crede ancora in una possibile risoluzione di tale situazione, convinta anche del fatto che essere pestato a sangue non sia qualcosa di cui preoccuparsi.

Non è una novità in fondo, succede pressappoco ogni giorno, quasi fosse un'insolita routine. E per quanto umiliante, triste, devastante e doloroso possa essere questo momento, fingo di accettarla, la sofferenza che ne deriva, pensando che magari doveva andare così anche questa volta.

"Chiudi quella fogna Jeon!"
Sputa acido uno di loro, accompagnando ogni singola parola dall'energica mano che si va ad attorcigliare intorno al mio collo, in modo tale da bloccarmi le vie aeree e mozzarmi il respiro, già corto di suo.

Non ascoltano le mie suppliche o i miei lamenti strozzati, ma ignorano tutto con sfacciatagine, quasi con una facilità assurda. D'altronde a loro interessa solamente una cosa e non intravedono ostacoli all'orizzonte, pronti a fermarli e a cacciarli via, perciò procedono con l'intento iniziale.
Quello che è sempre stato.

Continuare a farmi male.

Ancora.
Ancora.
E ancora.
Nonostante i miei nulli tentativi di difesa.

Ciò che però mi da più alla testa e mi permette di reagire, se pur in piccola parte, è il pensiero costante di quei due chiodi fissi che mi hanno affiancato per gran parte della vita.
Chiodi, adesso svitati e arruginiti, gettati al suolo.

I miei genitori, ecco, cosa penserebbero se mi vedessero accasciato qui, sul cemento gelido di un vicolo, bagnato fradicio a causa dell'incessante pioggia che non smette di schiantarsi contro la mia pelle?
Sarebbero disgustati dal figlio che hanno messo al mondo, un buono a nulla, inutile e meschino che non è riuscito a crearsi un futuro, vero?
Sarebbero orripilati da me, perchè nonostante tutti i tentativi che ho fatto per ripagarli, sono riuscito solo a fare una schifosa pena a tutti, non solamente a loro.
Era dunque insignificante il mio impegno a scuola, il mio studiare continuo, i miei sforzi vani. Così come era inutile il mio eccellere in altri ambiti perchè, nonostante la buona riuscita di un qualcosa, c'era sempre un agente esterno che mi metteva i bastoni fra le ruote, così da vedermi piccare dall'alto.

Alla fine, era quel che realmente succedeva, quindi forse, ancora una volta doveva andare così.

E di nuovo.
Un calcio.
Un pugno.
Una mano avvinghiata ai miei capelli.
Uno strattone che mi fa sbattere il capo al suolo.
Un'altra pedata.
Un altro colpo.

E tutto si ripete ancora.

È così statico questo loro modo di fare.
Ripetono continuamente le stesse cose, gli stessi colpi che incasso.

Ed è tutto così monotono.

Non cambiano mai.
Ma fa sempre male.

"Ma p-perchè lo fate? S-smettetela brutti bastardi!" Grido tra le lacrime, non potendo più sopportare la devastazione psicologica che questa situazione ha creato, perchè in fondo la sofferenza fisica è innocua, se paragonata al peso della coscienza.

Mi sento esattamente come una formica, pestata ed ignorata.
Nessuno si preoccupa di evitare di spiaccicare questi animaletti sotto alle suole delle scarpe, perchè ritenute creature gracili e mediocri. Anzi sarebbero anche più contenti se non esistessero, felici di togliersi un peso fastidioso che vedono correre di qua e di là; dopotutto a molti darebbe fastidio sentire una presenza mingherlina che si arrampica a zig zag sulla propria gamba, per non parlare di come farebbe saltare i nervi sedersi su una panchina in un parco, e ritrovarsi qualche formica che cammina spensierata sul vecchio legno di quella superficie.

The Feelings I Feel For You... (Vkook) #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora