Capitolo 18

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Pov's Taehyung

Fatico a crederci.

Non ce la faccio.

È difficile farlo, eppure così ovvio.
Così evidente.
Cristallino.

Doloroso.

Talmente tanto da far sprofondare il cuore in un buco nero in maniera così schietta da non dover compiere nemmeno un piccolo sforzo. Allora questo viene risucchiato velocemente grazie alla forza negativa che sprigiona tale vortice, il quale non ha mai provato pietà per quei miocardi che hanno avuto la sfortuna di finire tra le sue limate grinfie.

Quindi come faccio a non ammetterlo? Perchè è impossibile tenere nascosto il fatto che io non voglia.

Perchè è proprio così.

Non voglio.
Non voglio ancora realizzarlo.
Non posso farlo.

"Tae scusami, ma non avevo modo di saperlo..." sento per la millionesima volta le scuse mortificate di Jungkook, pronunciate con tono estremamente colpevole tanto quanto afflitto. Se sapesse a cosa sarà costretto ad andare in contro però, sono certo che non starebbe ancora qui a ricercare il mio perdono, piuttosto si concentrerebbe su altro.

Siamo sul letto.
Io seduto a gambe incrociate di fronte al ragazzo castano, con un Yeontan appisolato sulle cosce, mentre Jungkook è appoggiato alla tastiera in legno abbracciato ad un cuscino, intento a giocare di tanto in tanto con i suoi soffici angoli imbottiti.
Attorciglia le falangi fra essi, tirandoli e schiacciandoli con i polpastrelli proprio come fanno i bambini piccoli, ed è esattamente questo quel che mi ricorda al momento per cui, malinconico, osservo per quella che forse sarà l'ultima volta, il suo tenero lato innocente.
Sfortunatamente non sono in grado di ignorare la paura matta che mi sta scombussolando il petto, perchè ho il timore che se per caso dovessi togliere lo sguardo da quel viso perfetto, la purezza che lo ha sempre caratterizzato svanirà via così come sono soliti fare gli uccellini di fronte ad un frastuono assordante.

Fuggono in un batter d'occhio, spalancando le piumose ali per elevarsi in alto, al di sopra delle teste umane e degli impavidi grattacieli, quest'ultimi troneggianti e talmente ombrosi da far piombare sulla città uno strato di oscurità, generato ovviamente dalla loro aura imponente. E quei volatili spaventati sfrecciano tra essi, insinuandosi in stradine buie solo per poter trovare un luogo calmo, silenzioso, disposto ad accogliere le loro figure minute.

"Non essere arrabbiato, per favore..."
Il tono implorante che usa non aiuta a far passare il senso di debolezza che da ore infinite attanaglia il mio petto, piuttosto lo alimenta insinuandoci dentro altri stati d'animo per nulla piacevoli. Non mi sbalordisco infatti se il cuore ha iniziato la sua lenta discesa verso una voragine infernale, laddove l'agonia è talmente straziante da tormentare aggressivamente anima e corpo. Se solo non avesse ingerito, tuttavia, adesso non mi ritroverei in una situazione tanto difficile come questa, e non mi spremerei il cervello per trovare le giuste parole con cui dirgli quel che terribilmente temo.

"Non lo sono."
Rispondo dopo svariati attimi di silenzio durante i quali ho calato lo sguardo, ciò solamente per non incontrare quei suoi occhioni limpidi, luccicanti non a causa di possibili lacrime ma per via della luce solare la quale, oggi, sembra aggredirgli particolarmente le iridi. E non me ne sorprenderei più di tanto, visto che ho a che fare con una creatura rara, eppure non sarò mai in grado di accettare l'idea di un suo cambiamento, l'idea di dover convivere con un Jungkook completamente nuovo, diverso da quello che ho conosciuto settimane e settimane fa.

"E allora cos'hai? È da ieri notte che ti comporti in maniera strana con me." Ribatte lui in uno sbuffo, scrutandomi con un leggero cipiglio in volto che mi porta a sollevare lo sguardo per mantenerlo puntato nel suo, ferito esattamente come il mio.

The Feelings I Feel For You... (Vkook) #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora