CAPITOLO 1b

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Claudio era bellissimo, è innegabile.
I ricci capelli, biondo cenere e gli occhi azzurri come il ghiaccio davano, a chi lo osservava, l'idea di avere di fronte un angelo, aiutato sicuramente dal candore della pelle e dal viso senza barba.

Aveva un lavoro rispettabile in banca ed era accerchiato da amici che pendevano dalle sue labbra per via del disarmante carisma che esibiva con noncuranza.

Lui era quasi perfetto,

ma l'apparenza a volte inganna
e certi demoni che aveva dentro, demoni che non sapeva esistessero, un giorno uscirono allo scoperto e rivelarono la sua vera natura.

I primi anni con lui erano stati felici, ci sono foto e video che dimostrano che bella famiglia, se pur non convenzionale, avevano creato quei due giovani innamorati.

Claudio mi trattava come un padre, tant'è che ancora oggi, seppur raramente, lo chiamo così.

Circa 9 anni fa però perse il lavoro e fu allora che avvenne la sua trasformazione.

Spariva all'improvviso per giorni, a volte anche settimane, ed era il momento che preferivo.

Questo perché quando era a casa passava il tempo a bere e la sera finiva sempre con l'essere ubriaco fradicio.

Non sapevo di preciso cosa succedesse quando iniziava a discutere con la mamma, questo perché lei ogni volta che accadeva mi prendeva per il braccio e mi chiudeva in camera attaccando a tutto volume lo stereo con dentro il mio CD preferito.

Di sicuro le discussioni non si fermavano a dei semplici attacchi verbali, questo perché i giorni a seguire lei aveva sempre qualche livido qua e là sparso per il corpo, contusioni, dietro il collo, sulle braccia, addirittura in pieno viso.

Lei cercava in ogni modo di nasconderli ma inevitabilmente ogni tanto se ne dimenticava qualcuno o semplicemente le era impossibile farlo.

Quando le chiedevo spiegazioni vedevo il suo sguardo prima diventare cupo, cosparso da un velo di vergogna, poi mutava radicalmente in un sorriso, portava gli occhi al cielo e la mano alla fronte e con una risatina auto incriminante dava la colpa alla sbadataggine.

Quel cambiamento repentino era segno di una forza d'animo senza eguali e così io, anche se piccola, avevo capito che l'unica cosa che avrei potuto fare per farla stare meglio sarebbe stata crederle e riprendere le nostre vite come niente fosse mai accaduto.

Per mantenere la famiglia, la mamma, aveva iniziato a lavorare come "collaboratrice domestica" a casa di ricchi imprenditori.

Durante la maggior parte del tempo, quando non ero a scuola, potevo rimanere con lei.

I padroni di casa le avevano dato il permesso, non essendo quasi mai presenti e anche perché, probabilmente, si erano fatti intenerire da quella giovane donna e dalla bambina che la seguiva come un'ombra.

Dopo un paio di anni però lo stipendio non bastava più, i libri, i vestiti, l'affitto e i vizietti di Claudio costavano molto caro così la mamma fu costretta a trovare un secondo lavoro.

Questo la portò suo malgrado a lasciarmi più spesso con lui e fu così che divenni io la nuova vittima della sua violenza.

La sola mia presenza a volte lo faceva imbestialire.
Mi tirava i capelli, mi schiaffeggiava, mi tirava calci o se non aveva voglia di alzarsi lanciava direttamente degli oggetti, tanto da avermi fratturato il naso con un telecomando.

La mamma non ne ha mai saputo nulla, credo, non da me per lo meno, questo perché lui diceva che se glielo avessi raccontato avrebbe fatto le stesse cose anche a lei ed io l'amavo troppo perché soffrisse.

Così un giorno ero caduta mentre giocavo a pallone con i maschi, l'altro avevano cercato di rubarmi la merenda ed avevo reagito, l'altro ancora avevo perso l'equilibrio in bicicletta.

Il tempo passava e vedevo la luce degli occhi di mamma che amavo tanto affievolirsi sempre di più, solchi neri intorno agli occhi e pelle pallida che la facevano sembrare malata, un corpo sempre più debole.

Ed ecco che così arrivò quel giorno.
Il giorno in cui mia madre se ne andò via.

Ero tornata a casa da scuola e mi ero diretta in cucina come ero solita fare, lei mi aspettava lì, tutti i giorni, con la tavola apparecchiata ed un piatto sempre diverso che fumava ad aspettarmi.

Aveva trovato un buco tra i due lavori e diceva
"non permetterò mai che mia figlia mangi schifezze e soprattutto che sia da sola a pranzo".

Ma non quel giorno.

Più avanzavo più mi rendevo conto che qualcosa era accaduto, la casa era sotto sopra e sentivo dei singhiozzi in lontananza.

Per terra c'erano un sacco di vetri che provenivano dal grande specchio presente in corridoio, ora in frantumi.
Mi diressi in camera della mamma e lì notai tutti i suoi armadi spalancati e vuoti.
Fu in quel momento che Claudio mi prese per le braccia strattonandomi avanti e indietro,
facendomi ondulare la testa,
nel mentre urlava

"ci ha abbandonati Chiara, ci ha lasciati, lei non tornerà più non ci ha mai amato, era un'imbrogliona".

Quel vigliacco aveva le lacrime agli occhi e singhiozzava facendo tremare tutto il corpo. Agiva come se davvero avesse avuto il cuore spezzato, agiva come se davvero avesse avuto un cuore.

Mia madre, la mia amica, mi aveva abbandonata con quel mostro, aveva detto di amarmi e mi aveva lasciata lì con quel violento senz'anima.

Quel giorno ebbi la rivelazione più grande della mia vita

l'amore NON esiste.

Con il prossimo capitolo partirà finalmente la storia, purtroppo era necessario scendere nei dettagli. Vorrei che si creasse tra voi e la protagonista una sorta di empatia, necessaria fin da ora per comprendere tutte le sue scelte ed azioni.

NON MI LASCERÒDove le storie prendono vita. Scoprilo ora