Questo capitolo parla di suicidio, per tanto consiglio a persone sensibili di saltarlo e passare direttamente al capitolo 23.
Le gocce che inesorabili continuano a scendere da quel rubinetto dovrebbero essere l'ultimo dei miei pensieri, eppure rimango con lo sguardo fisso, aspettando che da un momento all'altro terminino.
L'acqua nella vasca si è intiepidita e inizio a sentire freddo.
I polpastrelli sono raggrinziti.Nell'altra stanza, da più di un'ora si trovano Daniel, Max e Pony. Dovrei andare da loro, parlargli, chiedere aiuto.
No, non voglio muovermi, non ho la forza necessaria per farlo.
Nella mia testa regna il nulla assoluto, sento solo l'incessante ticchettio che oramai rimbomba come una campana in festa nelle mie orecchie.
La notizia della morte di Claudio ha staccato l'ultimo dei fili che manteneva ordine nel mio essere.
Non ho più niente, sono completamente sola.
La vita a diciannove anni dovrebbe essere più semplice e io giuro, lo giuro con tutta me stessa di aver provato a comportarmi come una ragazza della mia età.
La spensieratezza, il mio più grande desiderio, me l'aveva donata per un po' Max ma ora lui non mi voleva più.
A chi mi dovrei rivolgere ora? Daniel?
No, devo allontanarlo prima che anche lui venga infettato dalle tenebre che mi circondano.Vorrei tanto piangere, vorrei lasciar andare via tutto ma non riesco e le emozioni ora mi stanno soffocando dall'interno. Sto annegando e non c'è nessuna mano pronta a salvarmi.
Le gocce continuano a cadere e io vorrei morire.
Vedo lui in quel letto, l'immagine mi perseguita, era così sereno. Niente più preoccupazioni, niente più dolore. Era libero.
Voglio morire ripenso ancora.
Sarebbe tutto più semplice.
Calo di qualche centimetro col corpo, ora le orecchie sfiorano l'acqua.
Ho bisogno di pace.Di silenzio.
Sono così stanca.
È questa la soluzione.
Anche la bocca è sommersa.
Le palpebre calano, l'acqua smossa mi dondola dolcemente.
Non c'è più niente qui per me, non c'è mai stato.
Avanti, ancora qualche centimetro.
Piano sprofondo ancora un po'.
Giù.
Giù.
Finalmente riesco a immergermi completamente.
Aspetto la fine.
Che cosa sto facendo?
È la cosa giusta.
Passa un minuto e lente bollicine si staccano dalle narici per raggiungere la superficie.
Quanto vorrei fare lo stesso.
Dio, se esisti, vieni in fretta a prendermi.
La cassa toracica spinge sempre più insistentemente contro i polmoni.
Le mani sono ancorate sul bordo della vasca, lo stringono un po'di più.È così faticoso resistere.
Apro gli occhi.
Vedo una sagoma.
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NON MI LASCERÒ
ChickLit"L'universo ha finalmente ascoltato le mie preghiere e a volte quasi ho paura di ringraziarlo ad alta voce, come se volessi tenerglielo nascosto, facendogli credere di essere ancora quella ragazzina infelice a cui non importa più di vivere". Anche l...