CAPITOLO 16

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Sono passati un po' di minuti da quando abbiamo lasciato il parco, è un martedì sera, anzi, ormai è notte fonda e in giro non c'è praticamente nessuno.

"Perché, ti sei fermato all'improvviso? Aspetta ma che" non riesco a finire la frase, Daniel mi prende per mano e inizia a correre facendomi quasi cadere.
Attraversa un viale alberato poi entra in un vicoletto e finalmente inizia a rallentare.

"No ma dico sei impazzito?" Urlo io sganciando la mano dalla sua presa, subito dopo aver recuperato del tutto l'equilibrio. "Che stai facendo?"

Daniel si gira verso di me, sta per dire qualcosa ma scoppia a ridere.

"Scusami" sospira per tenere a freno le risate "ma hai una faccia assurda non ce l'ho fatta, sei buffissima" ride ancora piegato in due tenendosi le mani a livello dello stomaco.

Lo guardo mezza offesa incrociando le braccia sotto al seno.

"Quando hai finito..." dico indicandolo con un cenno della testa.

Mi sorride e mi avvolge le spalle con un braccio per poi, con un gesto teatrale, mostrarmi il paesaggio che ci circonda.

"Principessa non fare l'offesa guarda dove siamo"

Mi guardo velocemente attorno.

"Wow, un vicoletto che puzza di... non so nemmeno io di cosa" dico io prendendolo in giro.

"Avanti furbetta, basta spingere" dice lui avvicinandomi a un portone di legno verde evidentemente segnato dal tempo.

"Vuoi approfittare di me Daniel? No perché non è proprio serata" dico portando le mani sui fianchi.

Lui mi guarda sinceramente sconcertato.
"No ma dico mi stai dando dello stupratore?"

Questa volta rido io.
-Quegli occhi nascondono un cucciolo ferito, non un malintenzionato-
penso tra me e me mentre gli accenno un no con la testa e uno sguardo malizioso.

"Avanti allora, aprilo" risponde alzando gli occhi al cielo, con il sorriso stampato in viso.

Apro il portone. Tutto intorno è buio non sembrano esserci rumori provenire dalle abitazioni.
L'odore è tipico di un vecchio edificio, i muri sono scrostati.
Attraversiamo un corridoio che termina con un'arcata. Questa affaccia su un cortile interno ma non riesco a scorgere i dettagli.

"Ok ora devo chiederti di chiudere gli occhi princesa" dice sganciandosi dalle mie spalle.

"Oh adesso parliamo anche in spagnolo" ribatto io facendolo ridere.
Mi lancia uno sguardo di rimprovero e capisco che è il momento di eseguire gli ordini.

Ho gli occhi chiusi e lo sento muoversi maldestramente, credo sia inciampato, ho sentito un rumoraccio seguito da una sua imprecazione, porto una mano alla bocca per soffocare una risata.
È tutto così strano, perché sto dando tanta confidenza a questo ragazzo?. Pony mi ammazzerebbe se solo sapesse dove sono e soprattutto con chi sono in questo momento.

Sobbalzo quando sento che si è riavvicinato, abbracciandomi da dietro.
È vicino al mio orecchio, mi sta inebriando del suo profumo afrodisiaco.

"Puoi aprire gli occhi ora" sussurra.

Nel momento in cui le palpebre si rialzano non riesco a credere a ciò che vedo.
Un giardino estremamente curato, illuminato da una miriade di lucine bianche, come quelle degli alberi di Natale.
Un piccolo palco contro uno dei muri e, sparsi qua e là, tavolini, poltrone e cuscini di ogni forma, tutti interamente bianchi.
Sul lato che affianca il palco un bancone  ancora vuoto da bottiglie e bicchieri.
È tutto così minimamente studiato che sembra uscito da una rivista di design per esterni.
L'atmosfera urla "rilassati", è uno spettacolo per la vista.

NON MI LASCERÒDove le storie prendono vita. Scoprilo ora