Il capitolo contiene una scena di violenza domestica.
"Papà ti prego devo andare a scuola domani, è un giorno importante. Abbassate la voce". Dissi io affacciandomi alla sala.
Erano le tre del mattino e quel gruppo di ubriaconi stava intonando cori da stadio guardando le repliche delle partite del pomeriggio."Che cazzo hai detto ?" Claudio si era alzato d'impeto scaraventando la sedia in legno per terra.
- No ti scongiuro non stasera - pensai sgranando gli occhi guardandolo avvicinarsi.
"CHE CAZZO HAI DETTO STRONZA?" Ripeté lui che ormai si era avvicinato tanto da arpionarmi il colletto della maglia del pigiama.
"P-per favore potete continuare a divertirvi s-solo abbassate un po' la voce. Ma se non vuoi non importa. Scusa, scusami ti prego" risposi io con gli occhi lucidi trattenendo il respiro per non essere inondata dal tanfo di alcool e fumo che emanava la sua bocca a pochi centimetri dalla mia faccia.
"Non impari mai, sei stupida come quella troia di tua madre" ringhiò lui che con la mano libera era arrivato ad arpionarmi il viso.
Non ebbe il tempo di uscire la prima lacrima che un ceffone mi arrivò in pieno viso. Poi una spinta che mi fece schiantare la schiena contro la maniglia della porta.
Un urlo soffocato uscì dalla mia bocca.
Dolore, tanto dolore che mi impediva di espandere la cassa toracica a dovere.
L'orecchio fischiava terribilmente per via dello schiaffo e così le risate degli amici del vecchio arrivarono ovattate facendo meno male al mio cuore.
Ero in ginocchio a capo chino con le mani sul pavimento, tremavo spasmodicamente.
Mi sentì tirare i capelli e quando riuscì a rendermi conto di ciò che stava accadendo ero già stata scaraventata sul letto della mia camera.
Poi il boato della porta che veniva chiusa.Che cosa avevo fatto? Perché ero stata così stupida? Perché non ero rimasta in camera. Eppure lo sapevo che andando di là me le sarei prese.
Provai a rigirarmi nel letto ma il dolore alla schiena era troppo forte, l'orecchio fischiava come se accanto a me fosse esplosa una mina.
Probabilmente il timpano era andato, probabilmente sarei rimasta sorda da un orecchio per tutta la vita solo perché ero stata tanto sciocca da andare a comandare silenzio a un branco di ubriaconi, capeggiati da quel mostro."M-mamma" la chiamai con la voce di un lamento, implorante e tremante.
Ma la mia mamma non c'era e non poteva rispondere, la mia mamma mi aveva abbandonata, qui, insieme a lui.
"Mamma, MAM-" provai ad alzare il tono ma quella che sembrava una lama conficcata nella schiena me lo impedì. Un mugolio, poi un altro.
Avevo tredici anni, quasi quattordici e piangevo e mi lamentavo come un cucciolo di cane abbandonato.-Tornerà Chiara, la tua mamma prima o poi tornerà e ti troverà qui ad aspettarla come hai sempre fatto. Insieme farete la valigia e partirete, magari per un paese straniero, magari vivrete su un'isola- pensai.
Iniziai a cantare con il filo di voce che ancora avanzava, col dolore forte che si espandeva dalla colonna vertebrale al petto.
Cantai la ninna nanna della mia mamma, quella che mi sussurrava tutte le notti all'orecchio, per farmi addormentare, mentre mi accarezzava i capelli.
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NON MI LASCERÒ
ChickLit"L'universo ha finalmente ascoltato le mie preghiere e a volte quasi ho paura di ringraziarlo ad alta voce, come se volessi tenerglielo nascosto, facendogli credere di essere ancora quella ragazzina infelice a cui non importa più di vivere". Anche l...