12. colazione

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«C'è una persona alla porta.» disse mia zia sconcentrandomi dalla mia abituale puntata di "16 anni incinta USA".
Mi alzai con una voglia di vivere pari allo zero ed andai alla porta.
Ero davvero ridotta male: pantaloncini cortissimi, maglia di sei taglie in più e capelli simili alla protagonista dell'Esorcista.
Aprì la porta e quando non vidi Vittoria capì di aver fatto una figura di merda.
«Ciao Fede! Ti va di andare a fare colazione insieme?» mi domandò Riccardo sorridendo.
Gli sbattei la porta in faccia e corsi al piano di sopra.
Mi preparai in fretta e furia.
Non potevo aver fatto davvero quella figuraccia!
Quando dopo una decina di minuti scesi al piano di sotto lo trovai appoggiato alla colonna della sala che messaggiava con un ghigno stampato sulla faccia.
«Devi aver visto qualcosa di davvero figo per avere quella faccia!» dissi ridendo.
«Oh, eccoti!» disse mettendosi il telefono in tasca.
«Perdonami per prima! Avevo un'aria orribile!» dissi abbassando lo sguardo.
«Non eri orribile! Quel pantaloncino corto era davvero sexy!» mi rispose ridendo.
«Andiamo?» domandò subito dopo.
Annuì ed uscimmo di casa.
Mi portò in uno dei più bei bar in cui ero stata!
Ordinammo e poi ci sedemmo.
«Come mai hai voluto fare colazione con me?» domandai sospettosa.
«Volevo chiederti se volevi venire ad un festa che si terrà questa sera a casa mia. Credo ci saranno anche le tue amiche.» disse sorridendomi.
«Ehm, sì, perché no!» gli risposi sorridendo.
Facemmo colazione e parlammo di tutto: della scuola, del fatto che aveva appena finito il liceo e, come di routine, di Luca.
«Ma tu lo conosci?» mi domandò curioso.
«Lo vuoi davvero sapere?» gli chiesi finendo di bere il latte.
Lui annuì.
«Beh, c'è una sottospecie di storia tra noi.» dissi sorridendo.
Iniziò a tossire e posò il latte.
«Tutto bene?» domandai preoccupata.
«Mi hai fatto andare di traverso il latte!» disse ridendo.
«Non pensavo ti piacessero i tipi come Luca.» continuò dopo essersi sistemato.
«Lui non è un tipo, è lui stesso!» risposi innervosita.
«Ti piace?» mi domandò sorridendo.
Annuì.
«Bene, sono due giorni che sto con mia cognata e nemmeno lo sapevo! Fantastico!» dopodiché si alzò furioso e andò a pagare.
Si era davvero arrabbiato?
Tornammo a casa mia e lui rimase zitto tutto il tempo.
«Te la sei preso?» gli chiesi davanti a casa mia.
«Forse un pochino. Me la farò passare, tranquilla.» disse ridendo.
Annuì e poi scesi.
Entrai in casa ed esultai.
Forse provava qualcosa per me!

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