17. Parigi

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Stavamo camminando quando d'un tratto mi afferrò la mano stringendola.
Ci guardammo e sorridemmo.
Mi avvicinò a lui stringendomi e mettendomi il suo braccio intorno al mio collo.
«Abbiamo solo due giorni perciò dobbiamo godercela il più possibile.» disse lui sorridendo.
Annuì.
Subito dopo chiamarono il nostro e potemmo alzarci per andare nel nostro aereo.
Ci sedemmo su quei fantastici sedili e poi, dopo una mezz'ora, l'aereo partì verso la nostra Parigi.
«Sei mai stata a Parigi?» mi domandò mentre camminavamo in cerca di un taxi.
«No.» dissi sorridendo.
«Perfetto! La prima volta nella città dell'amore assieme al ragazzo che ti hanno detto di non frequentare! Direi tutto nella norma!» disse ridendo.
Scossi la testa e poi scoppiai a ridere vedendolo divertito.
Andammo in hotel e appena vidi solo il letto matrimoniale mi bloccai.
«Che c'è?» mi domandò mentre posava le valige.
«C'è solo il letto matrimoniale?» chiesi ridendo.
«Questo albergo è il più lussuoso di tutta Parigi. Non potevo comprare una doppia.» disse ridendo.
Scossi al testa e posai le valige.
Ci preparammo per uscire perché quella sera avremmo mangiato fuori.
Io avevo un vestito nero blu a maniche lunghe semplice e abbastanza aderente. I miei capelli avevano delle onde a frisé ed ero leggermente truccata.
Lui invece aveva una maglia e una giacca nera con dei semplici jeans.
«Dove mi porti?» domandai camminando nei pressi della Torre Eiffel.
«Sorpresa.» disse ridendo.
Arrivammo in un ristorante e andammo sulla terrazza dove c'era un tavolo per due con vista romantica sulla torre Eiffel e su tutta Parigi.
«Tu sei matto!» dissi ridendo.
Passammo una serata più che magica.
«Luca si è arrabbiato?» domandai davanti alla torre Eiffel.
Annuì e poi abbassò lo sguardo.
«Facciamo una foto?» mi domandò dopo tornando il Riccardo di prima.
«Sì, certo!» dissi sorridendo.
Chiese ad un passante di farci la foto e quel signore accettò.
Ci mettemmo in posizione: io tra le sue braccia.
D'un tratto però mi tirò su la testa e mise una mano sotto il mio mento facendo congiungere le nostre labbra.
Appena tornammo in hotel, colmi di passione, ci scaraventammo sul letto.
Lui si posizionò tra le mie gambe, proprio come il giorno prima, ma a differenza questa volta iniziò a sfregare la sua intimità con la mia provocandoci dei gemiti.
D'un tratto sentì qualcosa premermi e mi partì un urlo che lui represse con un bacio.
Gli tolsi la giacca e la maglia facendolo rimanere a petto nudo.
Lui invece mi sfilò il vestito facendomi rimanere in biancheria intima in pizzo nero.
D'un tratto però lui si fermò e si alzò buttandosi al muro.
«Che c'è?» domandai preoccupata.
«Non posso fare questo a Luca.» disse scoppiando a piangere.
Avevo il fiatone e non riuscivo più a regolare il respiro.
Mi alzai e mi diressi verso di lui abbracciandolo.
«Tranquillo.» dissi rassicurandolo.
«Non è giusto Fede, né per te né per Luca. Sto sbagliando.» disse stringendomi a sé.
Lo rassicurai e poi andai a sistemarmi in bagno.
Mi distesi sul letto e lo aspettai.
Quando si distese sul letto con me mi avvicinò a lui.
«Non pensare che non ti voglio. Anzi, credo di provare qualcosa per te ma...Luca...»
«Tranquillo, capisco benissimo.» dissi calmandolo e accollandomi a lui.
«È che io ti devo dire una cosa. Non sto bene con me stesso.» disse lui sospirando.
«Dimmi tutto.» risposi con voce assonnata.
In pochi minuti, proprio mentre lui parlava, caddi in un sonno profondo non riuscendo a sentire cosa mi stava dicendo.

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