3. Dall'Australia con furore - Parte II

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SECONDA PARTE

Ecco, appunto

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Ecco, appunto.

Rassegnato, affido la tavola e le valigie alla custodia di Lorenzo e, coperto solo da una felpa con cappuccio e dei bermuda di jeans che mi arrivano a stento al ginocchio, mi preparo ad affrontare la tempesta.

Grazie alla navetta raggiungo il parcheggio facilmente e in poco tempo, ma ritrovare il mio pulmino tra mille vetture, al buio, il tutto mentre dal cielo cade acqua a secchiate, si rivela più complicato del previsto. Venti minuti dopo sono nell'abitacolo del mio caro, vecchio minibus Volkswagen.

Completamente fradicio, ma ci sono.


La prima cosa che faccio è accendere lo stereo e alzare il volume al massimo, così che le note di "You shook me all night long" degli AC/DC possano riempire l'abitacolo e risvegliare i miei neuroni stanchi e infreddoliti.

Così raggiungo di nuovo la zona degli arrivi, dove ho lasciato il mio amico ad aspettarmi. Anche se non potrei, parcheggio proprio di fronte all'ingresso davanti al quale ci siamo separati, ma di Lorenzo non c'è nessuna traccia. Sono quindi costretto a scendere, pregando che nel mentre non arrivi nessun vigile solerte a farmi la multa, e a rientrare in aeroporto, per capire dove si sia cacciato.

Nonostante sia quasi mezzanotte, il terminal è abbastanza affollato, cosa che complica la ricerca del mio amico; ma in fondo, dove può essere andato con tutti i bagagli che doveva sorvegliare?!

Infatti lo trovo a pochi metri da dove l'avevo lasciato ma, tanto per cambiare, non è più solo.

Stavolta sembra aver rimorchiato non una, non due, bensì tre ragazze!

E meno male che dovevi sorvegliare i bagagli, eh... penso con disappunto.

In altre circostanze il suo tentativo non mi sarebbe affatto dispiaciuto, anzi: essendo tre ragazze, mi sarei unito a loro molto volentieri e chissà, magari sarei riuscito a far colpo anch'io su una di loro.

Ma sono reduce da una vacanza passata a scalare pareti e a graffiarmi ogni centimetro di pelle esposto al contatto con la nuda roccia, nelle ultime ventitré ore ho attraversato mezzo globo, con non so più quante ore di fuso orario ad alimentare il mio jet lag, e dulcis in fundo sono bagnato come se mi fossi tuffato in mare con tutte le scarpe!

Non ho nessuna voglia di fare colpo, né credo di poterci riuscire conciato così; desidero solo conquistare il letto di casa mia.

Mi avvio verso Lorenzo, sperando che mi veda prima che io abbia raggiunto il gruppo, così da poter evitare di fare conversazione. Ma niente: lui mi vede, nota il mio gesto che lo invita a raggiungermi, lo ignora spudoratamente e mi indica alle tre ragazze, attirando i loro sguardi su di me.

Nella mia mente sto maledicendo il mio amico in tutte le lingue che conosco, fino a quando la mia attenzione non viene catturata da una delle tre ragazze che affiancano Lorenzo: un paio d'occhi color cioccolato dalla forma allungata e una cascata di ricci castani, che incorniciano un viso squadrato e dagli zigomi ben pronunciati; la sua siluette, slanciata e dalle curve appena accennate, è rivestita soltanto da una gonna a vita alta, che le lascia scoperta più di metà coscia, e una camicetta bianca a mezze maniche, messa in risalto dalla sua carnagione ambrata che mi ricorda il colore del whisky invecchiato un paio d'anni.

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