31. Quelli come noi - Parte I

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Bentornati amici lettori! 

Ecco a voi, dopo una (ahimè) lunga pausa, un nuovo capitolo di A Summer of Love.

Spero vi piaccia e vi auguro buona lettura ❤️

Spero vi piaccia e vi auguro buona lettura ❤️

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POV: Lorenzo

Sono sul balcone della nostra stanza d'albergo del Juliet Grand Hotel di Tropea, a gustarmi la vista del sole che pian piano raggiunge l'orizzonte, mescolando le sue tonalità arancio con quelle turchesi del mare, come un grande biscotto al burro che scompare piano piano in un'enorme tazza di latte e caffè. Respiro l'aria, profuma di salsedine ed erbe aromatiche, quelle piantate nel piccolo orticello della vicina. Riconosco il sentore della menta e del rosmarino, mentre dalla mia posizione sopraelevata, con la coda dell'occhio, vedo spuntare in mezzo a tutto quel verde il rosso intenso dei peperoncini.

Credo sia uno di quei rari momenti della vita in cui tutto sembra essere al posto giusto, o quasi: l'unico pezzo del puzzle a mancare è la bella bisbetica americana, che mi ha tolto il sonno e la lucidità.

Da quando ho assaggiato le sue labbra, con quel loro sapore di popcorn al caramello, non riesco più a farne a meno: ogni scusa che ci permetta di stare un po' soli è ottima per stringerla a me e baciarla, ancora e ancora, fino a quando non abbiamo la bocca così secca da dover fare una pausa. 

Non sempre Selene si lascia andare volentieri, ma credo la sua sia solo una brutta abitudine: prova a resistere, a fare finta che il desiderio che sento crescere fra noi sia solo una mia invenzione, ma alla fine capitola sempre.

E quanto sa essere selvaggia quando si lascia andare... penso, mentre mi tornano in mente quelle sue dita lunghe e sottili che mi esplorano la schiena, a partire dalla nuca e poi giù, sempre più giù, fino al sedere.

Chissà quanto sarebbe bello avere quelle mani sul mio...

Questi pensieri erotici vengono brutalmente interrotti dalla suoneria del mio cellulare, che a tutto volume invade e rimbomba nella stanza dagli alti soffitti con la volta a crociera. La voce di Alvaro Amici che canta "Sora assunta" mi annuncia il mittente della chiamata ancora prima che io abbia raggiunto il telefono e guardato lo schermo.

«A no', come andiamo?» esordisco gioioso, sperando che il mio tono allegro possa risparmiarmi la predica di mia nonna per non essermi fatto sentire per un bel po'.

«A disgraziato! Nun te fai mai senti'! Se po' sape' che fine hai fatto?! 'Ndo stai?!»

Come volevasi dimostrare, non me la sono scansata, ma in fondo era prevedibile. «No', tutto bene, so' giù a Tropea, in Calabria.»

«In Calabria?! E se po' sape' che ce fai in Calabria?! Te sei rincojonito?!» e per l'ultima affermazione alza la voce di un'ottava sopra il consueto, assicurandosi così che la sentano i suoi vicini di casa e anche i miei vicini di stanza.

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