15. I just wanna take your time - Parte II

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SECONDA PARTE

Mezz'ora più tardi, come da programma, siamo nella hall dell'albergo in attesa delle ragazze, che sono in ritardo, anche questo come da programma

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Mezz'ora più tardi, come da programma, siamo nella hall dell'albergo in attesa delle ragazze, che sono in ritardo, anche questo come da programma.

«Sono proprio belli questi alberghi dove ci porti, Lorenzo. Hai davvero buon gusto!» si complimenta Adrian, mentre fa vagare lo sguardo nella grande sala, piena di comodi divani imbottiti ed eleganti quadri alle pareti.

«Ti ringrazio, ma non è merito mio, te lo posso assicurare. Dietro un bell'arredamento c'è sempre una bella donna» replica con aria sorniona.

Lo svedese lo guarda perplesso, senza capire; ma prima che possa fare domande, le ragazze escono dall'ascensore e ci raggiungono, pronte a incamminarsi tra i vicoli e i canali della città degli innamorati.

Prima tappa obbligata è piazza San Marco, dove si trova l'omonima basilica e la torre campanaria.

Per quanto non sia mai stato un appassionato di architettura e storia dell'arte, la facciata della chiesa, con i suoi grandi portali d'ispirazione araba, mi ha sempre affascinato.

Ricordo ancora la prima volta che venni a visitare la città in compagnia di Claudia, i suoi racconti entusiasti su come gli architetti avessero progettato la basilica e la piazza per riportare in vita l'antica Alessandria d'Egitto, dove San Marco aveva subito il martirio. Ricordo i suoi occhi illuminarsi di gioia ogni volta che qualcosa di nuovo catturava la sua attenzione, la stessa luce che vedo nello sguardo color cioccolato di Mya, impegnata a immortalare centinaia di scatti e momenti che non torneranno mai più.

Sono giorni che i miei ricordi passati si mescolano e si confondono con gli attimi presenti, come una pellicola che si avvolge al contrario per riportarmi esattamente al punto di partenza, senza chiedermi se ho voglia di tornarci.

Così resto gran parte della giornata in silenzio, con la testa piena di pensieri, a osservare da lontano la bella riccia che corre da una parte all'altra della città con la sua reflex in mano, piena di energia ed entusiasmo.

Penso ci sia qualcosa di magico nel suo modo di fotografare.

La vedo scegliere con cura l'angolatura, ruotare piano l'obiettivo a volte verso destra, altre verso sinistra, fino a quando l'oggetto della sua attenzione non è perfettamente a fuoco. Poi trattiene il respiro e aspetta. Resta immobile qualche secondo, in attesa dell'istante perfetto per scattare. E quando lo fa, è un click rapido e silenzioso, incapace di perturbare in alcun modo l'immagine che ha scelto di catturare.

Vederla in azione mi fa pensare a una libellula che si posa piano su un fiore, senza sciuparne i petali.

«Ti piace, non è vero?» La voce di Selene al mio fianco mi fa sobbalzare.

«È bellissima, nessuno potrebbe dire il contrario» rispondo, evitando di incrociare il suo sguardo e ignaro se la ragazza si riferisca alla città o alla sua migliore amica.

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