CAPITOLO 24 - LA MIA PERSONA |FINALE|

45 3 0
                                    

"Che cazzo dici Luke?" chiese Mikey, ancora a mano con Angie, tra l'incredulo e lo scioccato, per via della situazione sempre più assurda di quella sera. Io stessa non ero sicura di aver capito bene ciò che Luke aveva detto fuori dal locale. "Non sto scherzando cazzo, hanno accettato!" quasi urlò il biondo in risposta. Capendo la situazione mi staccai dalla presa affettuosa di Cal (cosa che all'inizio lo turbò), permettendogli di andare ad abbracciare i ragazzi. O meglio, Ashton era rimasto in disparte, ancora provato dalla nostra discussione, cosicché Mikey gli si avvicinò dandogli una amichevole pacca sulla schiena. Gelidamente, sempre fissando il vuoto londinese, sussurrai con un filo di voce: "Non pensate che io venga." Subito Ash controbatté aspro: "Nessuno ti ha invitata mi sembra" Girai la testa lentamente, verso di lui, con uno sguardo che non ammetteva repliche. Credetemi, in quel momento avrei voluto essere dall'altra parte del mondo, ovunque tranne che davanti a quel pub. Intervenne Calum, con un tono che non avevo mai sentito prima: "Sta' zitto Ashton, non è il momento." "E non lo sarà mai." ribattei subito. Piena di rabbia e con le lacrime agli occhi, diedi 5 sterline a Cal, ormai l'unico su cui potevo contare. "Tieni, grazie per la serata... io me ne vado." "No Meg aspetta!" "No Cal, non posso più stare con voi. Sei una persona fantastica, ma il mio posto è qui. Non in Australia, non a Los Angeles. Qui." "Io-io... aspetta!" Non mi voltai verso Cal. Non ne potevo più, anche se mi sentivo una merda per aver trattato il mio migliore amico in quel modo... non se lo meritava. Ma d'altra parte, Cal voleva dire 5sos, Ashton compreso. Era un pacchetto, che in quel momento avevo deciso di rifiutare.

Non appena decisi di allungare una mano per chiamare un taxi, sentii una mano sulla spalla. "Senti Cal, ne parliamo domani ok?" dissi girandomi. Con mia sorpresa, era Angie. "Megan, ciao... ascolta, so che è un momento delicato, ma mi stavo chiedendo se, beh, tu potresti accompagnarmi all'aeroporto domani in mattinata... sai, dovrei salutare Michael." "Ma certo Angie, non ti preoccupare. E scusa... prima non ti ho nemmeno salutata, ho la testa che mi scoppia. Ma sono certa che mi capirai. In ogni caso, andiamo in taxi, perché con mia mamma... beh, ennesimo casino che già sai. La mia vita è tutta una casino Angie..."

[Let Her Go - Passengers]

Vi chiederete dove stessi andando. Tornai alle origini: St. James' Park. Come una perfetta barbona, mi misi su una panchina e tirai fuori dal mio zaino una coperta, che avevo usato per tutti quei giorni all'Acacia. Non avevo voglia di niente, di nessuno, volevo mandare tutto all'aria. Cosa avrei avuto da perdere? Niente, proprio un cazzo di niente. Chiusi gli occhi, cercando di dimenticare tutto e, senza successo, tutti.

Passi, dietro di me, in lontananza. Ero troppo persa nei pensieri per girarmi... ormai non mi importava più di niente. Chiunque fosse, lo avrei mandato a quel paese. Ma purtroppo o per fortuna non andò così. Non ebbi nemmeno il bisogno di voltarmi per riconoscerlo. "Calum" singhiozzai. "Sht Meg... è tutto ok, su alzati e abbracciami..." "No, siediti tu qui, accanto a me." dissi, spostando la coperta. "Tu non puoi fare così Megan, cazzo. Ma guardati! Non posso proprio vederti in queste condizioni, non posso farcela." "Sì che posso, tu non conosci la vera me, non sai quanto posso essere stronza in certe situazioni, e questo comporta anche arrivare qui, su una panchina del cazzo in mezzo al parco. Quanto a prima... scusami Cal, io... non- ecco tu non meriti di stare con certe persone..." dissi riferendomi palesemente ad Ashton. "Lo so Meg, ma cosa ci posso fare? Ho cercato di portarlo qui per cercare di chiarire la cosa e chiederti scusa, ma non ne ha voluto sapere." Sopirai, appoggiando lentamente la mia testa sulla spalla di Calum. "È che mi sento continuamente presa per il culo dalla vita... forse dovrei solamente dimenticare tutto e ritornare alla mia vita di sempre." Calum si girò verso di me, al che dovetti spostarmi dalla sua spalla. "No. Senti. No." Iniziò a parlare seriamente. Mi girai anch'io per guardarlo meglio. "Perché buttare via tutto quello che abbiamo passato? Adesso stai solo vedendo il lato negativo di tutto ciò che è successo in questo mese. Ma sai cosa? Non è andato tutto a puttane. Hai passato dei bei momenti insieme a noi dopotutto. Le serate da Archie's, le nostre camminate di notte,... Ti sei fatta nuovi amici, come Andrew, Bryana e Angie... hai conosciuto me Megan. E grazie a Dio che lo hai fatto. Non so te Meg, ma io ringrazio il fato per averci fatto conoscere." Continuò. "Non meriti di essere qui. Non meriti di stare così male. Non meriti Ashton. Non meriti di essere lasciata da sola, ne ora ne mai." Lo guardai negli occhi, i quali brillavano in quella buia notte. "Calum, non c'è nessuna possibilità che io vi possa seguire su quell'aereo domani mattina..." sussurrai quasi. "Anzi, è meglio che tu vada, devi riposare per domani e..." "Ho detto di no Megan. Non me ne vado. Non ho intenzione di lasciarti qui, e vederti in queste condizioni per l'ultima volta." quasi sbottò lui. "Ci sono anch'io domani all'aeroporto Cal." ammisi. "Si ma questa potrebbe essere l'ultima volta che io e te parliamo, da soli. Solo io e te, capisci?" Gli volevo un gran bene a quel ragazzo, ogni parola che usciva dalla sua bocca era confortante, e giusta. Lo osservai sistemarsi sotto la coperta. "Quindi non ci vedremo più." dissi, col magone in gola. "Sta a te decidere questo Megan." Mi rispose. "Calum non posso venire con voi a Los Angeles, ok? Semplicemente non posso." Replicai, quasi scocciata. Restammo in silenzio per diversi secondi. "Mi mancherai tanto, Calum." "Pensi che a me non mancherai invece?" Disse, voltandosi a guardarmi. "Non hai idea di quanto mi mancherà stare con te." Mi asciugai una lacrima, per poi rigirarmi verso il vuoto. "L-la ragazza della quale eri innamorato, che fine a fatto? È ancora qui a Londra?" Chiesi spontaneamente. "Si." rispose abbassando lo sguardo. "Va a prenderla allora." dissi spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Lo sto già facendo."

Lo guardai intensamente negli occhi, un po' colpita dalle sue parole. Lui si rese conto di ciò che aveva appena detto e si girò di scatto verso di me. Mi guardò fremendo, per poi fiondarsi sulle mie labbra, in un tenero e cercato bacio a stampo. Il bacio terminò in un istante, lui si staccò velocemente da me, alzandosi in piedi ed iniziando a balbettare: "Oddio scusa Megan, io davvero non volevo, è solo che..." Lui continuava a scusarsi, mentre io, ancora stupita, mi passai lentamente il pollice sulle mie labbra, che ancora sapevano di Calum. Il mio cuore andò in confusione. Non ebbi nemmeno il tempo di pensare a cosa era appena successo che udii una voce in lontananza. Una voce che avevo quasi dimenticato. Ashton si avvicinava a grandi passi verso la nostra panchina. "Megan, io... mi dispiace, come al solito sono stato un cretino e me ne pento. Non volevo mentirti, davvero, con te sono stato veramente felice, sei la mia persona Megan!" Quasi urlava nel parco. Mi alzai di scatto, non ancora ben cosciente di ciò che era successo poco prima. "Oh sta' zitto Ashton, chiudi quella cazzo di bocca! Non me ne frega se hai chiuso con quella, perché sai cosa ti dico? Che io ho chiuso con te. E ora sparisci." replicai a tono. Ashton, ancora con l'affanno, mi guardò per qualche istante, con aria quasi delusa, ma in quel momento solo io potevo esserlo. Se ne andò, sparendo nell'oscurità del parco. Mi girai verso Cal, non so, forse per cercare approvazione, forse per vedere ancora una volta i suoi occhi in quella buia notte. Ricordo perfettamente il suo sguardo quella sera e ricordo perfettamente anche le sue ultime parole: "Forse ci tiene davvero a te." Lasciandomi da sola, come non aveva mai fatto prima di quel momento, al St. James' Park.

.

.

[Summertime Sadness - Lana Del Rey]

I ragazzi erano al check-in. Dopo che Michael ebbe preso la sua valigia, cercò lo sguardo di Angie. Quest'ultima era accanto a me, come lo erano Bryana e Andrew. La prese per la mano e la trascinò verso di sè, asciugandole le lacrime dal viso. La catturò fra le sue braccia, in un lungo e tenero abbraccio. Mi commossi quasi. Vidi Luke avvicinarsi verso di me, dopo aver salutato Andrew e Bryana. Abbracciai forte il mio fratellastro, dimenticando il passato e concentrandomi sulle cose belle che avevamo fatto tutti insieme, come mi aveva suggerito Calum la notte prima. Ci staccammo quando vidi con la coda dell'occhio Ashton arrivare verso di me. Salutai Luke, prima di ritrovarmi faccia a faccia con il batterista. "Buon viaggio, Ash." dissi quasi sfacciata, per poi dirigermi verso Michael, che nel frattempo si era staccato dalle labbra di Angie. Lui si allontanò dalla sedicenne. "Dai dammi un abbraccio, vodka lover." esclamò lui. Mi scappò un grande sorriso, seguito da un grande abbraccio con il tinto. Finito quel contatto, mi girai in cerca dell'unico che mi sarebbe mancato davvero. Calum smorzò un piccolo sorriso, per poi incastrare le sue braccia intorno alle mia vita, ed io gli avvolsi il collo. Restammo abbracciati per diversi secondi, fino a quando dopo avermi dato un bacio sulla fronte, mi disse: "Dopotutto, hai trovato la tua persona." disse. Rimasi perplessa. Dovevo rivederlo, ma ormai era troppo tardi.

'Il volo per Los Angeles è in partenza dal Gate 34.' annunciò l'altoparlante.

Uscii dall'aeroporto da sola, Bryana, Andrew ed Angie mi avevano anticipata. Tornai a South Kensinghton con un grande peso sullo stomaco, un grande senso di malinconia, ma con il cuore più vivo di prima. Camminavo per le stradette da sola, in compagnia solo dei bianchi palazzi e della pioggia. Mi accorsi solo dopo qualche istante che l'istinto mi aveva portata davanti all'Acacia, proprio come la prima sera. La guardai e sorrisi lievemente. In quel momento, c'eravamo solo io e l'Acacia. Feci per entrare, quando una voce mi chiamò. "Megan..." disse mia madre fradicia, sotto quella pioggia. Mi girai e la vidi con le lacrime agli occhi, il trucco leggermente sbavato e con la voce tremante mi disse: "Torna a casa, ti prego." Corsi subito ad abbracciarla, dopo tanto tempo. Rimanemmo sotto la pioggia, ed ecco che ora c'ero solo io, anche l'Acacia se n'era andata. La pioggia diventava sempre più fitta, e le nostre lacrime più copiose.


Ed eccomi qui a scrivere questa storia, davanti al pc di casa mia. Ormai è metà Settembre e la tristezza estiva è quasi passata, anche se pagherei qualsiasi cosa per riviverla. Per vedere di nuovo i suoi occhi.

FINE

Io, Loro e L' Acacia. | | 5sos | |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora