Ethan era decisamente malridotto. Aveva faticato molto, e la fitta al fianco non aveva smesso di tormentarlo per tutta la notte. Certo, l'antinfiammatorio e qualche crema avevano alleviato un po il dolore, ma soffriva molto nel piegarsi.
Era consapevole che ci sarebbero voluti almeno tre giorni di attesa prima di potersi tornare ad allenare per il prossimo incontro. Alla fine acciacchi e dolori erano pressoché inevitabili dopo un incontro, e durante i primi periodi i tempi di ripresa erano nettamente superiori.
Ora il suo corpo era abituato a quei colpi e si era irrobustito abbastanza da poter smorzare numerosi dolori, ovviamente in parti dove era concesso il recupero. Certo che se avesse subito un colpo come il suo coach, avrebbe dovuto dire addio ai suoi sogni di gloria.
Nel corso della sua formazione, aveva riportato più di qualche infortunio che lo aveva tenuto a lungo fermo: si era rotto una costola, gli era uscita una spalla e una volta ebbe l'occhio gonfio per due settimane. Un'altra volta, invece, si era slogato la caviglia.
Nonostante questi infortuni, lui era sempre tornato per poter vincere. Doveva vincere a tutti i costi, doveva gareggiare.
Il suo pensare ai dolori passati erano stati interrotti dal suonare del campanello.
Dopo aver visto all'occhiello chi era, aveva aperto.
La madre era entrata a passo rapido, rivolgendogli un saluto fugace, entrando direttamente in cucina. Era ancora in collera con lui, e questo lo si capiva. Alla madre non andava proprio giù che il figlio mettesse a repentaglio la sua incolumità.
Tuttavia gli piaceva quando la madre andava a fare colazione a casa sua. Era convinto che prima o poi le sarebbe passata, che prima o poi accettasse la sua scelta. Bisognava solo aspettare.
«Buongiorno anche a te, mamma.» aveva detto infine, richiudendo la porta.
«Ho già preparato la colazione, è tutto pronto. Devi solo apparecchiare. Devi solo dirmi dove si trova la marmellata.»
«È lì, nello scaffale in alto.»
La mamma lo aveva preso, e cominciata a spalmarla sulle fette di pane tostato, mentre Ethan preparava la tavola.
«Tuo padre stamattina sta guarendo dalla febbre.» aveva detto, senza guardarlo.
«Bene.»
«Puoi sempre andare a vedere come sta. . . »
Ethan si prese una tazza di caffè e si era andato a sedere, portando con sé i piatti di pane tostato con la marmellata.
«Hai capito cosa ti ho detto?» aveva incalzato la madre.
«L'altro ieri mi si è fermata la macchina.» aveva detto Ethan, e del resto non aveva senso, ma tutti i discorsi erano più importanti di quello del padre.
«Ti ho visto in televisione, ieri sera.» aveva detto la madre, cambiando discorso.
«Ah, sì?»
«Già. Come stai?»
«Nessun problema.»
«Da quando mangi con la sinistra?»
Ethan aveva posato la tazza del caffè e si era alzato.
«Perché lo fai, Ethan?»
Ethan aveva colto nella sua domanda tutta la sua angoscia. Si era già immaginato la madre seduta sulla poltrona in preda all'ansia.
«Non puoi capire.»
«Aiutami, allora.»
«Se sei venuta per farmi la predica, puoi anche evitare di farmela.»
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AMORE D'AUTUNNO
RomanceEthan, lottatore professionista in cerca di successo nell'MMA ed in costante conflitto con il padre. Alyssa, aspirante attrice trasferitasi dal Canada per studi cinematografici. New York è lo scenario che vede presenti i due protagonisti, entrambi a...