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Forse era stata troppo sfacciata nel dirgli quella frase, ma era colpa di Julia.

Colpa di lei e dell'averla tempestata di domande per tutta la mattinasu quanto era accaduto con Ethan la sera prima; e ad ogni particolare continuava a ripetere: «Non posso credere che sei stata tutta la sera con quel tipo!»    

Alyssa era così nervosa solo per via dell'amica. Perché se Julia non continuava a chiamare Ethan "Bel figo", non si sarebbe sentita così agitata. Cioè, si era ritrovata a sudare aspettando la sua chiamata ed era andata a fare la spesa per non fare la patetica vicino al telefono nonostante l'avesse fatta il giorno prima.

Ma in quei momenti dove l'agitazione prendeva il sopravvento, diceva frasi che teoricamente una ragazza non dovrebbe mai dire, ma cercare di tenere sulle spine il ragazzo. Invece, la frase che aveva citato era una di quelle che non si devono dire, né tanto meno quella della sera precedente.

Poi a complicarle l'agitazione, ci aveva pensato Ethan, con quella camicia celeste perfettamente aderente al corpo scolpito e quella sua timidezza che provava a non dare a vedere che le faceva saltare il cuore.

Ethan le piaceva, sentiva che poteva fidarsi di lui, sentiva che lui non era uguale a Oscar. Inoltre quei suoi occhi era un chiaro specchio di quello che pensava, e non faceva nulla per nasconderlo. Era così genuino.

Così amichevolmente sciocco che quando le aveva proposto di farle vedere i suoi libri, lei non era riuscita a trattenersi.

Comunque le era sembrato che Ethan si fosse fatto rosso.

«Hai fame?» le aveva poi chiesto.

«Sì. Tu?»

«Anche. Vogliamo uscire a pranzo, allora?»

«A pranzo?»

«Perché no? Alla fine il primo appuntamento è sempre la sera, potremmo fare un primo appuntamento diverso.»

«Non mi sembra una cattiva idea.» aveva risposto Alyssa, sorridendo.

Uscirono e a piedi si stavano dirigendo in un ristorante dove, a detta di Ethan, si mangiava bene. Pian piano lei si stava tranquillizzando.

Il ristorante era in struttura ottocentesca, la cui vista volgeva al lago George. L'area intorno era ricca di vegetazione e da seduti si poteva godere quel panorama perfetto: si potevano ammirare gli uliveti, i vigneti, gli alberi da frutta oltre che l'orto.

«Quello che mangeremo viene dai loro campi. Tutto genuino.» aveva sottolineato lui, vedendo l'ammirazione nello sguardo di lei.

Quel ristorante conservava tutta quella magnificenza in una semplicità mozzafiato.

«È proprio bello questo posto!»

«Per questo era meglio a pranzo che la cena. Di sera questo bel paesaggio è quasi impossibile da ammirare.»

«Lo vedo.»

Intanto avevano cominciato a mangiare, ed era tutto buono. Ci credeva Alyssa che era il ristorante preferito di Ethan.

«Tu sei proprio di New York?» aveva detto poi Alyssa.

«Sì, sono nato qui. Cioè non qui al ristorante, qui a New York.»

Lei aveva riso di cuore. «Per un attimo mi aveva sfiorato il pensiero che fossi nato tra gli uliveti.»

Anche Ethan aveva riso, sentendosi più sollevato rispetto a quando lei era venuta a casa sua.




Dopo aver finito di mangiare ed Ethan ad aver pagato il conto, erano usciti dal ristorante.

AMORE D'AUTUNNODove le storie prendono vita. Scoprilo ora