Cap. 27

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Erano passate due settimane dal giorno in cui Taehyung si era allontanato dalla mia vita.
Da quel momento, non lo vidi più, non si era mai fatto sentire neanche tramite un messaggio. Ma che mi importava?

Sia mia madre che mio fratello erano guariti, erano rimasti solo delle cicatrici arrosate e dei lividi che poi sarebbero guariti in seguito.

Qualche giorno prima, chiamai la mia migliore amica, Nayeon. Le raccontai, in chiamata, tutto ciò che era successo dall'ultimo giorno in cui ci eravamo viste, cioè prima della sua partenza. Lei mi ascoltò senza fiatare, poi mi strinse in un abbraccio non appena finii di raccontare e mi tranquillizzò, dicendo che mi sarebbe passata presto e che sarebbe rimasta accanto a me.

Quando aggiornai anche la famiglia, Jimin scoppiò in un'arrabbiatura molto grande, gridando che mi aveva avvertita sul modo di fare di Taehyung.
Da una parte aveva ragione, ma dall'altra no, perché il ragazzo m'aveva aiutata come meglio aveva potuto. Era anche merito suo, se loro due erano sani e salvi.

Quel giorno, avrei dovuto accompagnare Jimin e mia madre dal dottore, per sapere se stavano guarendo bene. Speravo di sì, ardentemente.

"Siete pronti? Il taxi non ci aspetta!" Gridai andando verso la porta.

"Sono pronto" mi raggiunse Jimin. "Mamma vuoi una mano?"

"No, ci sono" scosse la testa mamma, aprendo la porta per farci uscire.

Il taxi era fuori al vialetto ad aspettarci.  Entrammo e partimmo verso l'ospedale, arrivando dopo neanche dieci minuti. Pagai la corsa, venuta neanche tanti soldi vista la strada, poi feci scendere i due e, insieme, entrammo dentro la struttura.

Li accompagnai nella sala del dottore, che li visitò e constatò che entrambi erano in buona salute e che le ferite stavano avendo una buona guarigione. Ringraziai con un largo sorriso e una stretta di mano, imitata poi dai due malati.

Usciti dal controllo, andammo a pranzo fuori, in un ristorante davanti al mare. Parlammo molto, una cosa che mi era mancata tantissimo, scherzarono come nulla fosse, felici di essere di nuovo insieme.

"Più tardi andiamo a fare una passeggiata, va bene?" propose mia madre, bevendo.

"Sì, mamma" annuì Jimin, di fianco a me, finendo anche lui il piatto.

"Ho visto che hanno un nuovo negozio di videogame, magari te ne compro uno" scherzai dando una gomitata a mio fratello, il quale aveva sempre odiato i giochi virtuali.

"A te compro un biberon, ti starebbe d'incanto" rispose con una linguaccia.

"Yah, bada a come parli"

"Sono più grande io, rispetto"

"Sì, rispetto per i più vecchi" risi di gusto.

"Razza di-"

"Jimin..." lo richiamò la mamma ridendo.

"Di...di ragazza" si corresse all'ultimo secondo.

Finito di mangiare, nostra madre pagò per tutti e tre e ci accompagnò al parco. Passammo davanti le vetrine dei negozi, come facevamo ogni volta quando mia madre non lavorava, io e lei discutemmo di alcuni abiti da sera, mentre Jimin si era allontanato es era andato verso un negozio di abbigliamento maschile.

In pomeriggio, ci prendemmo un gelato mentre tornavamo a casa, chiacchierando del più e del meno.

Jimin aprì la porta di casa, posò le proprie cose in camera e andò a farsi una doccia rinfrescante, poi si vestì con una maglietta blu e dei jeans comodi.
Scese le scale con un borsone nella mano, poi venne verso di noi.

"Mamma, stasera dormo da Hoseok-hyung!" Avvisò, dando un bacio sulla guancia sia a me che a mamma.

"Va bene!" Lo salutò lei. "Amore, penso che devo andare a lavorare ora" disse poi rivolta a me, che misi un broncio.

"Ma mamma...stai ancora in malattia"

"Lo so piccola, però i soldi non arrivano a casa da soli"

"E va bene" sospirai infine, annuendo. "Ma stai attenta"

"Seduta in ufficio non può accadermi nulla" ridacchiò spettinandomi i capelli.

Così, quella sera, rimasi da sola.
La pacchia era finita, stava tornando la mia vita di sempre; mangiai la cena mentre ascoltavo con gli auricolari la musica, poi misi i piatti in lavastoviglie e andai in camera a mettere il pigiama e a prepararmi per la notte, con calma.

Dopo essermi vestita, tornai in soggiorno. Mi sdraiai comodamente sul divano, presi il telefono e controllai le notifiche, passando così il mio tempo.
Intanto, era arrivato anche Mickey, che si era acciambellato sul mio stomaco, tenendomi anche calda.

Dopo circa due ore, mi alzai dal divano e andai verso la cucina, avevo sete. Afferrai un bicchiere e ci versai l'acqua, presa poco prima dal frigo.
Bevvi appoggiandomi con la schiena al bancone della cucina, guardando un punto indefinito della stanza mentre mandavo giù il liquido fresco e dissetante.

All'improvviso, sentii il citofono squillare.
Mickey si era spaventato ed era fuggito via correndo, suscitando in me una piccola risata divertita.

Pensando che fosse mia madre, corsi ad aprire, ma chi mi ritrovai davanti non fu mamma, bensì la figura di Taehyung.

°mч lσvє° [Kim Taehyung] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora