Capitolo Quattro
«Alex, ferma!» Mi giro e vedo Cameron correre verso di me con il fiato corto. Non sapevo avessi fatto già così tanta strada. Non so nemmeno dove sto andando. «Ti accompagno. Non vorrai perderti, vero?» Faccio una smorfia e continuo a camminare. L'aria è fresca e piacevole, adatta per una passeggiata notturna. Cameron è al mio fianco in attesa di una parola da parte mia. Che devo dirgli? Sono stata appena investita da un treno di emozioni e non ho la più pallida idea di come mi sento. Sono felice perché Nash è una persona famosa? O sono triste perché ciò mi rende una delle tante che lo amano? Sono così spaesata. Questo mondo non mi appartiene e mi sento fuori luogo, a disagio. «Alex, che ti prende?» chiede Cameron prendendomi per il polso e fermandomi. Ha gli occhi spaventati. No, sono i miei occhi riflessi nei suoi color caramello. I miei occhi spaventati. Realizzo di essere terrorizzata da tutta questa faccenda. «Pensavo ti piacesse Nash.» Mi piace? Mi piaceva? «È così, Cameron! Lo amo, ma...» mi lascia la mano e mi stringe le spalle in segno d'incoraggiamento «...ma non sono ancora pronta a tutto questo. Non sono preparata. Non so come reagire all'attenzione della gente, non so come comportarmi. Io non mi sento pronta.» Inaspettatamente lui mi sorride cogliendomi di sorpresa. «Nessuno è pronto alla fama, e nemmeno Nash lo era quando il treno delle occasioni gli è passato davanti. Ha solo colto l'opportunità. Anche lui come te, sognava di andare al college, cambiare città, innamorarsi di una ragazza che sapesse amarlo per quello che è: un ragazzo del North Carolina a cui giocare a football e ama far ridere la gente.» Fa una pausa e guarda in cielo sciogliendo la presa da me. Quando torna a guardarmi cerco di elaborare velocemente qualcosa da dire. Il suo sguardo però mi mette un po' a disagio. «Non so. Ho bisogno di dormirci su. Sono troppe cose da ingoiare in una serata sola.» Annuisce silenziosamente. «Va bene. Andiamo, dai.» Una volta davanti al portone del condominio di Nicole, Cameron mi lascia un leggero bacio sulla guancia. Avrei voluto che fosse Nash l'ultimo a darmi un bacio stasera, ma mi devo accontentare. I suoi capelli mi solleticano la fronte mentre le sue labbra affondano nella mia guancia lasciando una piccola zona umida. «Buonanotte, e grazie.» «Grazie a te, Alex. Buonanotte.» Non so cosa ho fatto per meritarmi un suo "grazie", ma annuisco ed entro in casa. Mentre salo le scale, gli avvenimenti della giornata mi passano davanti agli occhi come un film in fast forward. L'arrivo a Miami, il caldo soffocante, Nicole, la prova degli abiti, la visita a casa di Cameron, e infine Nash. Lui che tutti i giorni, mi sveglia con un "buongiorno" pieno di allegria. Lui che fa terminare le mie giornate sempre per il verso giusto. Lui che prende i miei problemi e li getta via lasciandomi spensierata e libera. Lui. Nash Grier.
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«Svegliati! È da tre giorni che dormi fino a tardi e salti la colazione. Alzati, dormigliona!» Mi sembra ancora di sognare, ma la cuscinata che ricevo in faccia è molto reale. Mi lamento e mi dimeno nel letto stringendo il cuscino a me. Non parlo con Nash né con Cameron dalla prima cena che ho avuto con loro. Mi sento un po' vuota, e Nash mi manca da impazzire. «Ora mi alzo» dico mentre mi stiracchio e allungo pigramente le gambe. Non faccio in tempo ad alzarmi che sto di nuovo con la testa sprofondata nel cuscino. Stavolta mi arriva una pacca sulla nuca. «Ahia!» urlo. Nicole scoppia a ridere. Di prima mattina ricevere una cuscinata e una pacca così forte è poco consigliabile. «Allora, quando andrai a parlargli?» chiede Nicole mentre facciamo colazione. Smetto di masticare i miei cereali per un attimo, poi riprendo. «Devo farlo per forza?» Alzo lo sguardo verso i suoi occhi verdi. È in piedi appoggiata al lavandino della cucina e tiene tra le mani il suo caffè caldo. Inarca un sopracciglio e mi guarda con disapprovazione. Sposto gli occhi verso la finestra e la ignoro per un attimo, poi poso gli occhi verso lo schermo del mio telefono. Un messaggio. «Dai a me!» Non faccio in tempo a prendere il mio telefono che Nicole lo tiene in mano e lo fa girare tra le sue dita. Lei e le sue lunghe gambe. L'invidia è una brutta bestia. «Di chi è? Che dice?» Fuori cerco di mostrarmi calma, ma dentro muoio dalla voglia di saltarle addosso e riprendermi ciò che è mio. Lei scorre il dito nello schermo e canticchia mentre lo maneggia con facilità. «Da Nashy» fa una smorfia di disgusto totale, ricambio ridacchiando. «So che sono l'ultimo della lista di persone che vorresti vedere ora, ma tu nella mia sei la prima. Ho aspettato tre giorni. Quanto deve durare quest'agonia?» Nicole finge di singhiozzare. Mi alzo dalla sedia e mi fiodo velocemente verso di lei per prenderle il telefono dalle mani. Lei lascia che lo prenda, ma è curiosa di sapere cosa gli risponderò. «Gli dirò che...» Ci ho pensato in questi giorni. La sera mi addormentavo pensando a lui, e sono arrivata ad una conclusione. "Ho bisogno di parlarti faccia a faccia. Solo noi due. Niente Cameron, niente paparazzi e niente giornalisti. Solo io e te. Si può fare?» Nicole non è convinta, ma mi asseconda. Dice che il mio messaggio è senza cuore, ma che ci posso fare. I messaggi non possono esprimere la confusione che ho in testa. È già tanto se riesco a scrivere qualcosa. Poco dopo il telefono vibra. "Va bene, principessa. Vediamoci a casa di Cameron. Ti prego, vieni." Mi sciolgo nel leggere "principessa", ma mi ricompongo e cerco di levare quel sorriso da idiota che ho stampato tra le labbra. «E ora, un altro outfit!» esclama Nicole tirandomi per un braccio. Se mi verrà un livido sul polso, la colpa sarà solo sua e delle sue strette fortissime. Nicole prende le buste di duro shopping sfrenato di questi ultimi giorni, e ne tira fuori i loro contenuti. «Questi li provi un'altra volta. Abbiamo poco tempo!» Prende i costumi da bagno che abbiamo acquistato e li mette da parte. «Indossa questo vestito color pesca. Ho dei sandali bianchi che si abbinano alla perfezione. Aspettami qua!» Quando esce dalla stanza, prendo il vestito e lo osservo. Non ricordo nemmeno di averlo visto in negozio. Deve esserselo comprato per sé, penso mentre intanto mi tolgo il pigiama. Mi metto il reggiseno abbinato ai miei slip gialli, e infine mi metto il vestito. Mi guardo allo specchio e devo dirmi che mi sta che una meraviglia. Il color pesca mi dona. Si abbina alla mia pelle abbronzata e risalta i miei capelli neri e lunghi. Li lascio sciolti ma li divido in due parti che poi lascio cadere sui seni. Un cinturino bianco mi stringe alla vita facendo risaltare delle curve che non sapevo nemmeno di avere. Passo un po' di tempo a contemplarmi, e quando Nicole torna, mi guarda con gli occhi sgranati. Lascia cadere a terra i sandali che era andata a prendere, e si avvicina a me. «Oh mio Dio, Alex, sei bellissima. Nash si innamorerà ancora di più di te. Non ti lascerà più andare!» Ridiamo, e infine ritocchiamo il tutto con i giusti accessori e un trucco leggero che delinea gli occhi e lascia di un colore naturale le labbra e le guance. Nicole approva i capelli - per fortuna - e finalmente mi lascia andare. Dopo gli ultimi consigli, esco di casa e raggiungo la casa di Cameron che ormai so raggiungere da sola con i mezzi o a piedi. Stavolta decido di andare a piedi e prendermela comoda. Lascerò Nash sulle spine, ma questa è la mia specialità. "Non credevo di potermi affezionare così tanto a una persona attraverso la chat, ma è successo, principessa. È successo con te." Ripensando a quel messaggio, sento il cuore fare festa dentro il mio petto, mentre il mio stomaco fa le capriole provocandomi dei crampi di felicità (?). Sorrido al solo pensiero di lui che dice le stesse cose a voce, ma il mio lato pessimista arriva e sbaraglia tutto. Non lo intende davvero, dice con quel faccino impertinente in viso mentre il mio lato ottimista invece cerca di tappargli la bocca. Provo emozioni contrastanti e vorrei solo poter arrivare subito a casa di Cameron. Non voglio più riflettere. Ne ho abbastanza. Finalmente sono nel suo vialetto. Prima che possa correre verso la porta d'ingresso, sento Nash chiamarmi. Mi giro e lo vedo in piedi in mezzo all'asfalto, con un mazzo di fiori in mano. Mi avvicino lentamente a lui con gli occhi fissi sui suoi. Indossa una maglietta azzurra che richiama il colore del mare e delle sue pupille. Mi fermo a un paio di passi dinanzi a lui. I nostri sguardo sono incatenati l'un all'altro. «Ciao» lo saluto con un sorriso sperando di trasformare quel suo sguardo smarrito in uno sguardo più vivace. Riesco nell'impresa, ma sento il cuore stingersi davanti alla sua perfezione e alla mia imperfezione. Mi sento a disagio, ma cerco di nasconderlo. Nash ricambia il saluto e mi porge i fiori. «Ecco a te, principessa.» Mi riempie di gioia sentire di nuovo la sua voce e sentirla pronunciare "principessa" riferito a me. «Dove mi porti?» chiedo dopo aver intrecciato il suo braccio al mio. «Vuoi proprio saperlo?» mi chiede con sguardo divertito. Sorrido e scuoto la testa altrettanto divertita. Arriviamo alla sua macchina. È una jeep bianca molto appariscente. Dubito che la gente non ci noti, e questo mi preoccupa. Avevo chiesto solo io e lui. Niente Cameron, niente paparazzi e niente giornalisti. «Siamo quasi arrivati» annuncia svoltando ad una curva abbastanza pericolosa. Per ora, nessuno di fastidioso in vista, per fortuna. «Hai l'aria persa. Sta' tranquilla, Alex. Hai chiesto un posto isolato, e questo ti sarà dato.» Il suo sorriso rassicurante mi fa sciogliere. «Mi chiedevo solo perché non avessimo nessuno alle calcagna.» Lo sento ridacchiare. «E poi, perché non hai guardie del corpo intorno o gente che ti protegga?» Ride di nuovo. La cosa non mi da fastidio visto che è il suono più bello del mondo, ma mi piacerebbe tanto sentire le risposte alle mie curiosità. «Non immaginavo ti assillassero così tanti pensieri» dice parcheggiando in un vasto parco. Ci sono un paio di macchine parcheggiate, ma sono lontane da noi. «Comunque non serve che la sicurezza mi stia con il fiato sul collo. C'è solo nel momento del bisogno. E oggi non ci ha seguiti nessuno perché questa macchina non è mia, e quindi nessuno mi ha riconosciuto.» Tutto più chiaro. Scendiamo ma non capisco ancora dove siamo. Camminiamo lungo un sentiero scosceso e sabbioso. «Attenta!» esclama Nash prendendomi per un fianco e stringendomi a sé. Non sarei caduta, ma per sicurezza mi sono lasciata andare dalle sue possenti braccia. Il breve contatto che c'è fra i nostri sguardi desiderosi di sapere cosa succederà una volta arrivati, mi spinge a tenere un ritmo veloce. Avanziamo fino a raggiungere la riva di un lago. È limpido, e riflette a tratti il cielo azzurro in alto. «Wow!» le mie labbra liberano il commento in un sussurro. Nash si gira e mi guarda entusiasta. «Ti piace? È il posto di cui ti parlavo. Quello dove amo stare da solo e lontano dal mondo.» Quando me lo aveva detto non sapevo che per "mondo" intendeva dire veramente "tutto il mondo". «Sì, ricordo.» La mia voce esce bassa, come se avesse paura di rovinare quel bel momento. Mi sento quasi di troppo in quel posto bellissimo con una persona bellissima. Quando poso gli occhi su Nash, lui ricambia lo sguardo facendomi sentire sempre di più in soggezione. «Cosa?» chiedo grattandomi nervosamente il braccio. Lui sorride e abbassa lo sguardo. Mi sento un po' più leggera senza il suo sguardo vigile, ma anche un po' "scoperta", se si può dire così. «Niente. È che sei bellissima.» Sorrido e gli do una leggera pacca sulla spalla. «Non riuscirai a farmi arrossire, Nash.» Lui mi guarda fingendo dolore nel punto in cui l'ho colpito. Nel momento in cui i nostri occhi s'incontrano, noto la scintilla di sfida nei suoi occhi. In quel momento è guerra! Lascio cadere la borsa in mezzo all'erba, mi sfilo velocemente i sandali e corro il più velocemente possibile lontano da Nash. Quando capisce il mio gioco, si piega per sfilarsi le scarpe, svuota le tasche e m'insegue. È una dura battaglia che ci porta in acqua, dove iniziamo a schizzarci uno contro l'altro ignorando i vestiti dagli orli ormai zuppi. Quando mi giro, vedo Nash a una decina di metri dietro di me con i pantaloncini zuppi e la maglietta bagnata a metà. La gonna del mio vestito si è gonfiata facendomi sembrare una mongolfiera. Mentre tento di "sgonfiarmi", delle braccia mi circondano i fianchi e mi sollevano su. Sento il modo girarmi sotto, ma dentro mi sento così bene con me stessa. «Nash, lasciami andare!» urlo tra una risata e un'altra. Lui ride con me, ma ignora del tutto le mie suppliche. Mi porta in braccio fino a dove abbiamo lasciato le nostre cose, e infine mi stende dolcemente sull'erba. Un movimento rapido e veloce che però ci permette di avvicinare i nostri volti più del dovuto. I nostri nasi quasi si toccano, sento che ha il fiato corto. Le goccioline d'acqua che lasciano i suoi capelli mi finiscono addosso, ma atterrano dolcemente lasciandomi impassibile. «Sei bagnata» dice con voce strozzata. Arrossisco e m'irrigidisco sotto il suo tocco. Lui se ne accorge e mi sorride. «Hai arrossito.» Ridacchia mentre i suoi occhi mi fissano senza mai smettere di brillare. «Siamo entrambi bagnati» ribadisco schiarendomi la voce per levarmi da quella situazione. «È vero» ammette. A mia sprovvista, si alza lasciandomi con la bocca semi aperta per lo stupore. Eravamo così vicini. Mi metto a gambe incrociate, ma il vestito mi si appiccica sulla pelle impedendomi tutti i movimenti. Nash si sta togliendo la maglietta, ma prima che possa arrossire di nuovo, distolgo lo sguardo e fisso il lago. Decido di alzarmi per far asciugare la gonna, ma realizzo che è troppo bagnata e che sono costretta a toglierlo. «Vuoi farti un altro bagno, principessa?» chiede Nash osservando attentamente ogni mia mossa. Lo guardo dimenticando che ora è a torso nudo, e arrossisco nel vederlo così. Non ha il corpo pompato come quello di Cameron, ma è perfetto comunque. Sento le aquile nello stomaco. Esito un po' prima di rispondere. «Ehm, mi aiuteresti con la zip?» chiedo infine un po' imbarazzata. Nash rimane perplesso, poi capisce e l'idea non sembra dispiacergli per niente. «Ecco», la sua mano lascia il tessuto e la zip, e il vestito mi si allarga al petto facendomelo cadere tra le mani. Me lo sfilo e mi ritrovo in reggiseno e mutande davanti a Nash. Il suo sguardo però è fisso sui miei occhi, e non sulla mia biancheria color canarino. «Smettila di fissarmi, Nash!» mi lamento coprendomi il viso con il braccio e girandomi dall'altra parte per dargli le spalle. Lo sento ridere, e poco dopo riesco ad udire degli schizzi d'acqua provenire dal lago. Mi giro e lo trovo di nuovo bagnato. Mi unisco a lui, ma stavolta niente guerra. Nuotiamo rilassandoci e godendoci questo sole caldo. «Non sono abituata a questa afa» commento dopo essermi avventurata sott'acqua. «Per fortuna ti è venuta in mente l'idea di venire al lago.» «Non avevo intenzione di fare il bagno, ma sono felice che sia di tuo gradimento.» Mi sorride, ricambio. Si avvicina a me e ci ritroviamo di nuovo molto vicini. I miei piedi non toccano terra, ma essendo Nash alto, lui tocca e non ha problemi a stare a galla. «Non ti ho detto però che in questo lago ci sono i piranha» dice con voce scherzosa, «e i coccodrilli.» Sento un brivido attraversarmi la schiena, ma quel sorrisino tra le sue labbra lo contraddice. Improvvisamente sento qualcosa tirarmi la gamba. Il mio primo pensiero è Nash, ma lui ha entrambe le mani ai fianchi. Mi dimeno tentando di liberarmi, ma l'acqua mi coglie di spalle. La sento nelle orecchie, in bocca, nel naso. È dappertutto. La gamba mi fa male e sento che tira ancora. Cerco di tornare su con l'altra, ma fatico troppo. Due mani mi prendono per le braccia e mi tirano su senza troppo sforzo. «Alex, guardami! Principessa, apri gli occhi!» La voce spaventata di Nash mi fa tornare. La sua mano mi tiene il piede cercando di far allungare il polpaccio. «Cosa è successo?» chiedo sputando dell'acqua. Mi accorgo di non stare più in acque profonde quando realizzo di stare sdraiata tra le braccia di Nash. «Hai avuto un crampo al polpaccio. Sei annegata, ma ti ho preso in tempo per riportarti a riva.» Sorrido. Il dolore è quasi sparito. «Ehi, Nash» lo chiamo mentre cerca ancora di allungarmi il muscolo. Si ferma e mi guarda. «Grazie» dico sorridendo. Mi metto in finocchio davanti a lui, e mi sento estremamente bassa in confronto, ma non faccio intimidire. Alzo la testa e avvicino le mie labbra ancora umide alle sue. Lo bacio stringendo gli occhi per non svegliarmi da questo sogno stupendo. Ricambia il mio bacio e mi prende per la nuca spingendomi più forte contro le sue labbra. Quando ci stacchiamo, le nostre fronti bagnate rimangono salde tra di loro. I miei occhi sono ancora stretti e le mie labbra socchiuse. La mia mente stenta a crederci. È stato meraviglioso!
Capitolo Quattro pubblicato! Yeah! Votate, e commentate se volete che continui. Non siete in molti a leggere la mia storia, ma grazie per chi c'è e mi sostiene!
- AlessandraDiacos
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Life of the Party
FanfictionAlex attraverserà mezzo paese per un ragazzo che ha conosciuto attraverso internet. Sarà quello giusto? Sarà all'altezza? Non lo ha mai visto. Se ne pentirà?