Capitolo Venti
Impazienti di sapere cosa succederà? Ecco qui il capitolo venti. Non so perché ho fatto questo paragrafo/spazio autrice hahaha. Volevo tenervi sulle spine. Va be', buona lettura! E ricordate di votare. Yeah!
Un mese dopo
Dopo esser tornata a Roma, ho ripreso la vita di prima. Sono tornata a lavorare nell'albergo di zio Jack, ora come lavoro part-time e vengo pagata come una normale dipendente. Mi capita ancora di incontrare un paio di ammiratrici di Nash che mi chiedono foto, o semplicemente fanno delle domande su noi due. Ho sempre risposto che è stata una scelta di entrambi, e in parte è vero. Esco dal lavoro verso le tre del pomeriggio lasciando Roger nella reception da solo. «Ehi!» Qualcuno dietro mi urla, ma lo ignoro. Sono così stanca che vorrei dare un morso alla mela avvelenata di Biancaneve e dormire per sempre. «Ehi, dico a te!» Mi ritrovo davanti una ragazza dell'età di Hayes circa. Suo quattordici anni. Porta una chitarra sulle spalle e veste come mi vestivo io ai tempi del liceo. Jeans skinny scuri, una maglia bianca e una felpa larga. «Ciao» dico infastidita facendo sparire il sorriso e quella sua espressione sorpresa dalla faccia. «Tu sei Alessandra, giusto?» Annuisco continuando a camminare. Lei mi segue portando lo strumento che sembra il doppio di lei. «Sei diversa da come mi hanno detto.» «Mi dispiace allora se non sono all'altezza delle tue aspettative.» La trovo così fastidiosa. Perché non mi lascia stare? «Perché mi segui?» chiedo ad un certo punto scocciata dalla sua presenza. «Be', non sono l'unica che ti segue in questo momento, ma dovresti saperlo. Dopo la rottura, mezzo mondo vuole sapere come se la cava la ragazza misteriosa di Nash.» M'irrigidisco fermandomi in mezzo al marciapiede. Continuo con sguardo duro. «Non sono più la sua ragazza» dico agitandomi. Lei invece sembra trovarsi a suo agio nonostante tutto l'odio che metto nella mia voce per farla andare via. «Comunque, io sono Alina.» Mugolo un "piacere" senza porgerle la mano. «Nash non ti ha descritta come una ragazza scontrosa e irritante nel nuovo numero di Teen.» Tira fuori dalla sua borsa gigante un giornalino aperto alla pagina dell'intervista. Mi basta vedere di nuovo quel viso perfetto per far riaccendere in me quella scintilla i cui resti erano solo ceneri. Le strappo il giornalino dalle mani e leggo. L'intervista è stata fatta da Corina Welch due giorni dopo la mia partenza. Gli ha chiesto di parlare della mia partenza, appunto. Lui risponde dicendo: "io e Alessandra siamo arrivati a quel punto di una relazione dove si viene messi alla prova, e noi non l'abbiamo superata." Sento un nodo al cuore. Continuo a leggere: "è stata però la mia ancora di salvezza, e non mi pento di averla conosciuta." Gli manco? "Mi manca, ogni giorno sempre di più. Ma sto imparando a convivere con il malessere." Ce la fai? Io no. "Non è facile perché era tutto ciò che ho sempre voluto, e ho permesso che scivolasse via." Nash... «Lui ti ama ancora, e anche tu.» Mi ero dimenticata della presenza di Alina. «Che ne sai di cosa provo?» Le restituisco la rivista e torno a camminare verso la stazione dell'autobus. «Lo so da come mi hai strappato violentemente dalle mani il giornalino appena hai saputo che c'era qualcosa su Nash. E guardati: non puoi vivere senza di lui.» Mi guarda da capo a piedi come se avessi qualcosa che non va. «Indossi quella felpa per nascondere il tuo corpo, ma guardati le gambe: sono stecchini. Non stai più mangiando. E quelle occhiaie? Non dormi più. Scommetto che ti taglia i polsi e fumi.» Sgrano gli occhi. È incredibile come una ragazzina mi conosca meglio di quanto mi conosca io stessa. «Non mi taglio i polsi. E non fumo nemmeno» ringhio, «non più» aggiungo abbassando lo sguardo. «E se anche fosse che provo qualcosa per Nash, cosa cambia?» Sto urlando contro una ragazzina innocente sfogando la mia rabbia contro il mondo su di lei. «Scusami.» «Non fa niente. Ti capisco. Il mio ragazzo mi ha lasciato tempo fa per un'altra, ma mi illuso dicendo cose del tipo "sei la mia sola e unica principessa" e cose così.» Principessa. Mi scappa una lacrima. Nash...
NASH's POV
«Tesoro, c'è l'agente Harrison che vuole parlarti. È in salotto.» «Arrivo, mamma.» Esco da sotto le coperte e mi dirigo verso la porta. Mi sento così stanco e debole. Ogni giorno penso solo a lei. Penso a tutto questo come un bene per noi due. «Sta arrivando», sento dire mia madre. Entro in salotto trovando due poliziotti in uniforme, un uomo della scientifica e l'agente Harrison seduto sul divano. Si alza non appena mi vede entrare. «Buongiorno, Nash.» Faccio un segno con la mano per dirgli di sedersi. Mi butto sul divano anche io mantenendo le distanze. «Dammi una notizia che non so e non le solite cose, per favore, Sam.» Abbiamo perso l'abitudine di darci del "lei" passando al "tu" dopo la terza volta che è venuto a casa nostra per farci il rapporto della situazione. «Nash», s'intromette l'uomo della scientifica, «abbiamo analizzato il numero che ci hai dato e abbiamo rintracciato la chiamata che ha fatto. È stata effettuata da un uomo sulla quarantina residente ad Orlando. Ci è stato detto di non procedere nell'arresto senza mandato, ma...» L'agente Harrison lo interrompe. «Non andare sulle lunghe, Vince. L'uomo che ti ha minacciato è stato arrestato, Nash. Non correte più nessun pericolo.» Le sue parole entrano nelle mie orecchie leggere e prive di significato come tutte le altre nei giorni precedenti, ma quando realizzo che queste parole sono diverse mi raddrizzo. «Ha detto che è stato arrestato. Non dicevate di aver bisogno di più prove e...» «No, Nash. È stato arrestato. L'avvocato Close ha convinto il giudice che le prove che abbiamo sono abbastanza, e così ci ha rilasciato il mandato.» Mi prendo un po' di tempo per assimilare le parole. Ho vissuto un periodo di paura, e ora posso uscire tranquillamente, posso stare di nuovo con Alex senza paura di ferirla. Non appena se me vanno tutti, salgo in camera a passi da gigante con un sorriso che non facevo da tempo. Be', in verità è passato solo un mese dall'ultima volta che ho sorriso così. Con Alex, naturalmente. Digito il suo numero con le mani che tremano. Faccio ticchettare il dito sulla superficie del mio comodino mentre il terzo squillo parte. La sua voce assonnata risponde facendomi venire i brividi lungo la schiena. Ho il cuore a mille e mi viene quasi un infarto quando mia madre entra senza nemmeno bussare. Mi avverte che la cena è pronta, poi la caccio. «C'è nessuno?» Me la immagino incazzata con il telefono in mano e i capelli disordinati ma perfetti allo stesso tempo. «Riattacco se non...» «Alex, non riattaccare!» La mia voce esce tremante. Riesco a sentire il dolore nel suo respiro trattenuto. L'ho ferita e non mi perdonerò mai per questo, ma almeno il suo lo voglio. Dopo qualche secondo di silenzio le scappa un singhiozzo segno che sa trattenendo le lacrime. Rimane in silenzio ancora qualche minuto fino a che non dice "Nash" con quella sua voce flebile e spezzata dai singhiozzi di un pianto sofferente.
Ecco il capitolo. Piango anche io tra un po'. Commentate cosa ne pensate e votate. Non so che altro scrivere. Okay, ciao.
- AlessandraDiacos
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Life of the Party
أدب الهواةAlex attraverserà mezzo paese per un ragazzo che ha conosciuto attraverso internet. Sarà quello giusto? Sarà all'altezza? Non lo ha mai visto. Se ne pentirà?