Capitolo Trentasette
Quando esco dalla sala degli interrogatori, mi dirigo verso quella di Howard. Prima di entrare, l'agente Bailey mi ordina gentilmente di aspettare accanto a lui. Guardo dentro la stanza, e vedo Howard ammanettato. Sembra così vulnerabile e sul punto di crollare. Mi porto la mano davanti alla bocca per non piangere. «Sta bene?» chiede Bailey scrutandomi con quegli occhi verdi penetranti. Vorrei annuire, ma non riesco a dire una bugia e sentirne il peso dopo. «Non sto bene. Mio fratello, o meglio, i miei fratelli mi hanno rapita e tenuta dentro un posto buio e triste mentre io ero preoccupata per loro e speravo che almeno loro stessero bene. Invece erano loro a farmi stare male.» Tiro un sospiro, ma non è di sollievo. È di stanchezza, per tutte le emozioni folli che sto provando. «Avevo riposto la mia fiducia su di loro, avevo creduto in loro... ed è così che mi hanno ripagata. Sapevano che stavo già male per cose mie, e hanno peggiorato la situazione. Sa qual è il bello? È che non riesco a perdonarli. Ma sono i miei fratelli, sono la mia famiglia.» Penso a mamma e papà, penso a come si sentiranno nel sapere che tutto ciò che gli ho riferito è falso e che ho sbagliato. «Sei una ragazza forte, Alessandra. Non devi lasciarti demoralizzare dai sentimenti. Tuo fratello sa che ha sbagliato, e secondo me quello che ci perde qui è lui. Perché avrebbe potuto passare quel tempo che ha perso in prigione, con te. E così anche Connor.» «Lui dov'è?» Dalla sua faccia capisco che non è stato preso. «Noi ci aspettavamo sia Connor che Howard, ma quando siamo arrivati nell'appartamento, c'era solo Howard. Distolgo lo sguardo da Howard e mi concentro su Bailey. È un uomo sulla quarantina con qualche capello bianco sulle tempie che però non lo invecchiano affatto. Il tipico fisicotto da agente della serie di "Criminal Minds", e sguardo scrutatore. Mi asciugo le lacrime, e capisco che è il momento di entrare. Bailey mi scorta dentro tenendo d'occhio Howard che non appena mi vede inizia a coprirsi il viso e scuotere la testa. «Se hai bisogno, non esitare a chiamarmi.» Annuisco, e lui se ne va. Mi siedo davanti ad Howard, ci separa un tavolo in metallo molto spesso. L'atmosfera è piatta e troppo silenziosa. «Alex, non...» «Cosa hai ottenuto in cambio?» Mi guarda stranito. «Howard, hai una famiglia adesso. Cosa ti ha dato Connor che ti ha portato a fare tutto questo? A che scopo sei tornato a fare il cattivo?» Continua a non guardarmi e a scuotere la testa. «Tu non capisci, non capisci!» «Spiegami!» Silenzio. Mi alzo per andarmene, quando lui mi ferma. Mi risiedo cercando di tenere la rabbia a bada.
«Sono sempre stato la mente del duo, e passavo le mie idee a Connor che le faceva sue e metteva sempre il suo tocco personale. Già da giovani, ero sempre quello che stava dietro le quinte, mentre lui era in primo piano che mi copriva. Un giorno, quando ormai eravamo dentro la merda fino al collo, escogitai un piano. Derubare una persona di fama mondiale. Ovviamente Connor mi rubò l'idea e litigammo per questo ma alla fine lasciammo stare. Quando uscì di prigione, Connor voleva riprendere il piano, ma gli dissi che dovevamo farlo alle mie condizioni. So che è folle, ma ormai io e Connor ne siamo ossessionati.» «Come la droga» dico senza volerlo. Howard mi guarda come se si fosse appena ricordato della mia presenza, e annuisce con la testa. «Sì, come una droga. Ci siamo messi d'accordo che lo avrei aiutato ad evadere, s così evase, e io e mia moglie lo tenemmo nascosto in giardino come hai visto con i tuoi occhi. Poi sei arrivata tu, e tutto il piano è cambiato. Noi conoscevamo Cameron, conoscevamo Nash. Li avevamo visti in televisione, e lì è partita l'idea del rapimento e del ricatto. Connor mi ha detto che non avrebbe fatto del male a nessuno, tantomeno a te, e che una volta avuto il bottino, ce lo saremmo divisi... ma non è andata così.» Mi alzai bruscamente non riuscendo più ad accettare altro. «Aspetta, Alex! Cameron è in ospedale. Connor lo ha fatto cadere giù per le scale quando è venuto con Nash a portare i soldi, e poi è scappato. Mi dispiace!» Sono fuori dalla stanza e non riesco a piangere. Voglio farlo più di ogni altra cosa al mondo. Voglio urlare come una bambina disperata in cerca del proprio giocattolo. Ma non ci riesco. Esco fuori seguita da Bailey, che ormai sospetto sia la mia guardia del corpo personale. «Non me lo avete detto!» gli urlo. «Un mio amico è in ospedale!» E mio fratello è matto, entrambi lo sono. Senza che me ne accorga, Bailey mi abbraccia così forte da sembrare invadente. «Rientriamo.» Quando torniamo dentro, Nash si alza dalla poltrona dove era seduto e mi viene incontro. «Principessa!» Lo abbraccio. «Posso andare da Cameron, o avete ancora bisogno di me?» Prima che Bailey mi possa rispondere, arriva lo sceriffo con sguardo serio e mi ferma. «In verità Alessandra Aquino, sei in arresto per aver nascosto Connor James Aquino e non averci avvisato che tu eri a conoscenza della verità. Ammanettatela.»Ta-Da! Ecco il capitolo con questo finale inaspettato. Vi confesso una cosa: non riesco a concentrarmi quando scrivo Life Of The Party. È colpa della scuola però, perché mentre scrivo penso a quanto sono stressata con i compiti e roba simile. Per chi non lo sa, ho iniziato questa storia tra luglio e agosto 2014, e riuscivo a scrivere un capitolo o due ogni giorno senza perdere mai il filo, ed era meglio. Ma con la scuola e tutta altra roba in mezzo, mi rincoglionisco e non so se certe cose le ho scritte in un altro capitolo o no, quindi scusate se dovesse esserci qualche incongruenza o qualche contraddizione. Purtroppo non sono una scrittrice professionista, ma una semplice sedicenne con una mentalità da scrittrice.
Vi giuro, da quando ho iniziato a prendere sul serio questa cosa dello scrivere, tutto ciò che vedo mi fa pensare a "oddio, posso scriverci una storia su questo cono gelato" e inizio a fantasticare e inventare personaggi e cose.Vabbè, spero vi sia piaciuto questo capitolo. Se si, votatelo! E se volete dirmi qualcosa, comment below! :) ciauu
- AlessandraDiacos
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Life of the Party
FanfictionAlex attraverserà mezzo paese per un ragazzo che ha conosciuto attraverso internet. Sarà quello giusto? Sarà all'altezza? Non lo ha mai visto. Se ne pentirà?