13. Mourseville, NC

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Capitolo Tredici

Era un sogno. Un fottuto sogno. «Alex, stai bene?» Nash mi guarda spaventato. I suoi occhi di ghiaccio mi fanno rabbrividire. Ho le mani fredde e sto tremando. Quando Nash se ne accorge chiede a Hayes di dargli un lenzuolo in cui poi mi avvolge. «Alex?» Lo guardo confusa. Siamo fermi a lato dell'autostrada. Chad ci raggiunge scendendo dal SUV parcheggiato davanti a noi. Nash abbassa il finestrino e gli parla. Non riesco a capire cosa gli dice. È come se avessi ancora l'udito ovattato. Chad mi guarda. «Sicura di stare bene?» chiede Hayes avvicinandosi a me. È stato silenzioso tutto il tempo con le cuffie alle orecchie che quasi mi sono dimenticata della sua presenza. Ha lo sguardo spaventato anche lui. Annuisco di nuovo e mi rannicchio nel mio sedile stringendomi il lenzuolo intorno. Nash chiude la finestra mentre Chad passa dalla mia parte. Nash abbassa il mio finestrino prima che possa farlo io. Deve aver capito che sono debole. «Che è successo, Alex?» chiede Chad cercando di sorridermi. «Devo aver avuto in incubo» rispondo con le idee ancora un po' confuse. Solo un incubo per fortuna. Lui annuisce pensieroso. Sembra spaventato anche lui. Quando torniamo in viaggio, ho paura. È come se quel sogno fosse un ammonimento. Prendo il telefono. Nessun messaggio da Cameron. Nash sembra ancora turbato. «Perché ci eravamo fermati?» Lui deglutisce. «Abbiamo fatto una sosta perché...» balbetta, «...stavi urlando nel sonno. E pensavo avessi qualcosa di grave.» Sgrano gli occhi spaventata a mia volta. «Che hai sognato?» chiede addolcendosi. «Non ricordo» mento. Stringo il telefono in mano. «Che ho detto nel sonno?» Lo sento sospirare. «Niente di preoccupante, piccola.» Non voglio dormire di nuovo. Ho paura. «Con chi stai messaggiando?» chiede un po' a disagio Nash mentre passiamo attraverso i confini dello stato della Florida. Poso il telefono dopo aver inviato un altro messaggio a Cameron. «Nessuno, solo Nicole.» Annuisce. Forse glielo devo dire di Connor e Howard. «Ancora freddo? Spengo l'aria condizionata, se vuoi.» «No, non fa niente. Sto iniziando a sentire caldo.» È vero, infatti mi tolgo il lenzuolo di dosso e rimango in maglietta e pantaloncini. Cambio canzone mettendone una più allegra. «Sai perché stiamo andando a Mourseville?» chiede Nash tornando a sorridere. Scuoto la testa con sguardo accigliato. «Perché è dove sei nato?» Lui ride e scuote la testa. Mi sta tenendo sulle spine. «Io lo so!» urla Hayes da dietro. Mi giro e lo guardo ridendo. «Ma non te lo dico. Nash ha detto che mi lascerà la sua playstation per tutto il mese se tenevo la bocca chiusa. Non potevo rifiutare l'offerta!» Faccio una smorfia e torno a guardare il panorama davanti a me. «Comunque, ti faremo conoscere un bel po' di gente. Sarà un weekend indimenticabile, te lo prometto.» Si ferma al semaforo. Non mi ero nemmeno accorta che eravamo in città e non più in autostrada. Si inchina per baciarmi, ricambio. Mentre ci scambiamo il nostro bacio stupendo, Hayes si schiarisce la voce ricordandoci i non essere soli. «È in questi momenti che detesto essere single.» Nash ed io ridiamo. «E quella ragazza dell'altro giorno?» chiedo con curiosità. Nash mi guarda stranito. «Eri in Orlando» gli mimo. Hayes si mette a raccontare del palo che ha preso. Alla fine del racconto Nash ed io ridiamo. «Questa è la tua sfortuna, Hayes. È in funzione da quindici anni.» Hayes fa una smorfia e si rimette le cuffie alle orecchie.

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Arriviamo che è ora di pranzo. La vecchia casa dei Grier è stupenda. Ha uno stile inglese con il tipico steccato che Tom Sawyer nel libro deve dipingere. È bianca con il tetto verde che si confonde con l'ambiente circostante alberato. La prima persona che mi presentano è la governante della casa: Miley. «Salve, Miss Aquino», mi saluta in modo cortese facendomi sentire troppo matura. «Mi chiami semplicemente Alex.» Lei sorride gentilmente e in compagnia di Nash mi fa fare il giro della casa mentre gli altri mettono apposto tutta la roba. «Ciao, Miley» la saluta Nash baciandola sulla guancia e abbracciandola con affetto. È una donna sulla sessantina con i capelli a caschetto. Poco più bassa di me, ma molto bassa a differenza di Nash. Un po' tutti sono più bassi di Nash. È così alto che mi fa sentire a disagio quasi sempre. Dopo il giro della casa, Nash mi porta in camera sua. Ha un letto matrimoniale e qualche mobile qua e là. «Qui c'era il mio portatile. Quello che usavo per modificare e scaricare i miei video.» M'indica una scrivania vecchia e consumata piena di scritte. «È il posto dove facevo i miei compiti» dice con uno sguardo perso nei ricordi. «E questa?» Indico una foto appesa al muro coperta dalla plastica. «Posso?» chiedo accarezzando la plastica per toglierla. Lui sorride e mi annuisce. Tolgo e scopro una foto di Nash piccolo. Stessi occhi. Incredibile! Ha delle guance più paffute, penso ridendo. Lui arriva da dietro e mi circonda lo stomaco con le braccia. «Ti piaccio?» «Oh, sì. Eri sexy anche da piccolo, Nash.» Sospira nei miei capelli. Sento il profumo che mi ero messa stamattina venirmi addosso. «Ti amo» mi sussurra in orecchio. Sorrido rilassandomi al suo tocco. Le sue dita vagano sui miei fianchi scendendo fino alle coscia. Inarco la schiena facendola aderire perfettamente al suo addome. «Anche io, Nash.» Faccio cadere la testa all'indietro sulla sua spalla e mi lascio baciare il collo come quella notte che è venuto a svegliarmi alle tre del mattino perché sentiva la mia mancanza. I suoi baci sono un po' meno invadenti stavolta. Sono solo un contatto labbra-pelle. Semplice e dolce. Mi giro per poterlo baciare a mia volta. Le nostre labbra le une sulle altre unite da un bacio. Le sue mani scendono sulle natiche per poi tirami su. Intreccio le gambe e gli circondo i fianchi. Lui cammina. Sa la stanza a memoria. Non ho la più pallida idea di dove mi stia portando. A malapena ricordo dov'è il letto. Nonostante gli occhi chiusi intravedo la forte luce dalla finestra. Riprendiamo fiato. Mi appoggia sul divano che sta sotto al davanzale della finestra. Gli faccio spazio, e si siede accanto a me senza staccare lo sguardo dolce dai suoi occhi. Torna con le labbra sulle mie. Le sue mani racchiudono il mio viso alla perfezione, mentre le mie dita sono intrecciate ai suoi capelli disordinandoglieli. Una sua mano scivola giù tenendomi la gamba piegata accanto alla sua. Faccio scendere una mano sul suo viso accarezzandogli la mascella mentre con l'altra continuo a distrarlo arricciandogli il ciuffo. Con le dita mi solletica la coscia. Sorrido contro le sue labbra e sento il suo respiro contro la mia pelle. La sua mano raggiunge l'orlo della mia T-shirt quando un tonfo fa sobbalzare entrambi. Sbattiamo uno contro la fronte dell'altro. Gemiamo entrambi di dolore, ma alla fine scoppiamo a ridere. «Che testa dura!» esclamo. Lui mi bacia la fronte e sorride. «Anche io ti amo!» Ci alziamo dalla nostra postazione, e solo lì noto il panorama che c'è dalla finestra. Si vedono le case dei vicini come in una tipica strada americana. La finestra è da escludere come posto in cui farlo, penso tra me e me. «Scendiamo?» chiede Nash porgendomi una sua mano. La prendo entusiasta e saltellando esco dalla sua camera. «Io, dove dormo?» Nash si gira senza lasciarmi la mano, e mi guarda con un'espressione interrogativa in volto. «Bella domanda» dice. «C'è un letto nella stanza di Hayes, ma non penso tu voglia dormire con quel animale, quindi...» È sexy persino quando pensa. «Ci dormirò io con lui. Tu stai in camera mia, okay?» Mi bacia la testa e mi sorride. Il pensiero di dormire nel suo letto mi rallegra. È una cosa intima, come dormire con lui, il suo odore, i suoi cuscini e la sua presenza, ma senza di lui. È diverso, ma ci si avvicina. «Va bene?» Torno alla realtà togliendo di mezzo i film mentali. «Sì, perfetto. Anche se una tua visita stasera mi farebbe piacere.» Gli sorrido con malizia negli occhi. Ricambia con un mezzo sorriso tra le labbra. Arriviamo in sala da pranzo, che a differenza di quando sono venuta a vederla mezz'ora prima, è totalmente cambiata grazie alle luci e alle decorazioni appena aggiunte. «Wow» esclamo coprendomi subito la bocca, come se avessi interrotto un silenzio importante. A Chad e Hayes scappa una risata mentre Elizabeth cerca si rimanere con quel viso cortese e gentile. «Forza, sedetevi. Aspettavamo solo voi.». A pranzo, la famiglia Grier si mostra come sempre molto simpatica e in grado di mettere a proprio agio chiunque. Partecipo a qualche conversazione, ma la maggior parte degli argomenti riguarda il loro periodo in questa casa, quando non i conoscevamo ancora. Il cibo è tutto squisito. Sono le mani magiche di Miley che insieme al personale ha preparato un pasto perfetto a base di frutti di mare. Nash, essendo vegetariano, ha mangiato piatti diversi e non si è potuto godere il pasto come noi, ma sembra aver gradito anche lui le sue verdure. «Com'è il posto? Ti piace?» chiede Chad schiarendosi la voce. Accanto a me Nash alza gli occhi al cielo facendomi ridere. «Non fare così» lo rimprovera Elizabeth facendomi trattenere le risate. Hayes fa lo stesso mentre Skylynn mangia tranquillamente il suo gelato. «È bello qui» rispondo rivolgendomi a Chad, «è un posto tranquillo.» Lui annuisce. «È una delle prime cose che ho notato anche io quando siamo venuti a vedere la casa. Non si sentiva nemmeno l'abbaiare di un cane.» «Poi Nash è cresciuto e lì sono iniziate le prime lamentele da parte dei vicini» continua Elizabeth. Nash si copre il viso con la mano per l'imbarazzo. Rido mentre con la mano gli accarezzo la coscia. «Si lamentavano a causa del rumore che faceva quando stava fuori con i suoi amici.» Nash alza lo sguardo e fissa il padre come se gli stesse comunicando qualcosa. Poco dopo ridono entrambi. «C'era un vicino in particolare che ci odiava» racconta Nash. «Summerford, Kyle Summerford.» «Che hai fatto di così grave da arrivare a farti odiare da un uomo con un nome così importante?» Chad mi guarda come per dire "sapessi". «Gli ha spaccato la finestra della macchina nuova» mi risponde Elizabeth visto che i ragazzi ridono troppo. «Era una Ferrari» aggiunge Hayes trattenendo le risate. «Dovevi vedere la sua faccia, Alex» dice Elizabeth indicando Nash. Lui ride e sembra quasi mancargli il respiro. La conversazione continua allagandosi e finendo con il parlare di stasera. Prima che Chad possa dire altro, Nash si alza, corre sa lui e gli tappa la bocca con entrambe le mani. Lo guardiamo tutti divertiti, persino Miley che sta sparecchiando ride. «Alex non lo sa. È una sorpresa!» dice rimettendosi al suo posto. Tutti mi guardano come se fossi stata io a parlare, e poi sorridono con fare sghembo. «Mi fate paura così» dico corrugando la fronte. Nash ride e si alza. Improvvisamente si alzano tutti, e di conseguenza anche io. «Andate a riposare che stasera rimarrete svegli fino a tardi. Ne sono sicura!» dice Elizabeth. «A proposito, Nash, hai trovato un letto per Alex? Non potere dormire nella stessa stanza» ci ammonisce. Da dietro, Chad fa una smorfia. «Sono maggiorenni. Possono fare quello che vogliono.» Elizabeth si gira e lo fulmina con lo sguardo. Lui abbassa gli azzurri occhi che ha per guardare il pavimento arrendendosi allo sguardo severo di Elizabeth. «Stanno ancora sotto il mio tetto. Se vogliono privacy devono prendersi una loro stanza.» «Possono affittare quella di Nash. È questione di soldi» consiglia Hayes beccandosi anche lui uno sguardo cattivo dalla madre. «Alex dormirà in camera mia. Io starò in camera con Hayes» chiarisce Nash. La madre soddisfatta di aver messo in chiaro le regole, va di sopra con Skylynn già addormentata un braccio seguita da Chad. Hayes va con loro e poco dopo sto per andare anche io quando Nash mi tira per un braccio. «Ehi» dico mentre mi circonda con le sue braccia muscolose. Ci ritroviamo nella stessa posizione di prima. Io di schiena con lui dietro che mi assapora. «Hai sentito le regole di tua madre» gli dico. «Sì» risponde. Continua a baciarmi distraendomi da tutto il resto. «Continuiamo stasera» dice lasciandomi a desiderare. Lascio andare un sospiro che non sapevo di star trattenendo, e sorrido. Quanto può essere crudele? Lo sa anche lui. Lo sento ridacchiare dietro di me. Decido di lasciarlo stare e andare a dormire come ha detto Elizabeth. Arrivata in camera di Nash non riesco a guardarmi intorno per osservare con calma la stanza che la sensazione di stanchezza mi sconvolge. Nemmeno a dire che mi sono stancata tanto oggi. Sono solo stata seduta per tutto il viaggio e ho persino dormito facendo un incubo tremendo che non voglio ricordare. Mi butto sul letto. Morbido al punto giusto. Le lenzuola profumano di bucato, nessuna traccia del profumo di Nash. Mi stringo al cuscino stingendolo in mezzo alle gambe e abbracciandolo. Mi addormento sdraiata di fianco avvinghiata al cuscino di Nash.

Ecco il capitolo tredici. OMG. È il capitolo tredici. L'ho scritto mentre aacoltavo Vegas Girl, Titanium, Started from the botto e delle canzoni di Demi (Made in the USA, Here we go Again, Skyscraper). Devo dire che da ispirazione scrivere con la musica sotto. Da oggi in poi scriverò sempre così. Spero che il capitilo sia di gradimento. Votate e commentate ciò che ne pensate. Grazie per il sostegno, ragazze. I vostri voti hanno superato quelli della mia altra ff che ho scritto molto tempo fa e ha anche più letture. Grazie mille! 😘

- AlessandraDiacos

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