Capitolo Dodici
Il viaggio per Mourseville dura una decina d'ore. Il tempo per fare un pisolino e ascoltare della musica rilassante. «Hayes, Nash e Alex: prendete la Porsche. Noi andiamo con la SUV.» Ci dirigiamo verso la macchina mentre Chad, Elizabeth e Skylynn salgono nella SUV nera. Nash si mette al volante, io accanto a lui e Hayes dietro. Avrei preferito starci io per poter dormire comoda, ma stare vicino a Nash e osservarlo mentre guida è più divertente. A un'ora di viaggio, il paesaggio cambia da quello costiero a uno più urbano. Mentre percorriamo l'autostrada, canticchiamo "Maps" dei Maroon5. Anche Nash canticchia. «La smetti di fissarmi. Mi fai sentire a disagio, principessa.» Ridacchio. «Il principino si sente osservato. Pensavo fossi abituato ad avere gli occhi degli altri addosso.» «Ma tu non sei gli altri» dice in modo smielato. Vorrei continuare la conversazione, ma sento il telefono vibrarmi nella tasca. Cameron: "Buongiorno. Ho fatto ricerche sui tuoi fratelli. So dov'è il penitenziario dove è rinchiuso Howard." Sento un tonfo al cuore. Howard. Paura mischiata a un pizzico di felicità mi invade. Ho sempre desiderato un fratello maggiore, ma non mi aspettavo che fosse così. Ne ho uno, addirittura due, e sento il bisogno di avvicinarmi a loro. Connor non lo conoscerò mai, ma Howard posso. «Tutto bene?» chiede Nash appoggiandomi una mano sulla coscia. Sorrido posando il telefonino in tasca. Ci fermiamo in un Autogrill dove prendiamo tutti un caffè. «Allora, Alex? Mancano ancora otto ore circa. Pensi di farcela?» chiede Chad con tono di sfida e uno sguardo divertito. «Sì, che ce la fa la mia principessa.» Arriva Nash che mi mette un braccio intorno al collo e mi bacia la tempia. Ci raggiunge Elizabeth dal bagno in compagnia di Skylynn. Mentre Elizabeth e Chad parlano, la piccola rimane con noi. «Vieni con noi?» chiede con lo sguardo rivolto verso di me e quella vocina dolce e infantile. «Sì, sei felice?» Lei non risponde, ma Nash la incoraggia. «È gelosa la piccola Skylynn» dice Nash prendendola in braccio. Rimango seduta sul marciapiede a osservare la scena. Siamo in due ad essere gelose. Dobbiamo condividere Nash con il mondo, la sua perfezione, la sua simpatia, il suo senso dell'umorismo. Ricordo di dover rispondere al messaggio di Cameron. "Ora sto fuori. Ne riparliamo lunedì, okay? Informami." Nash lascia Skylynn e si siede accanto a me. Rimetto il telefono in tasca e lui mi prende in braccio facendomi sedere sulle sue coscia. «Stai bene?» Annuisco. «Tu?» «Se ti vedessi più sorridente, starei meglio.» Abbasso lo sguardo. Se solo sapessi, Nash... «Ehi, se non vuoi sorridere, non fa niente. Sei bellissima comunque, principessa. Sono solo preoccupato per te.» Sento dei leggeri movimenti fastidiosi nello stomaco. Perché mi fa ogni volta quest'effetto? «Che hai fatto ad Orlando?» So di essere fissata con Orlando, ma non so di che parlare e lui non mi ha ancora detto niente in riguardo. «Ho rivisto un amico.» Solo? «Abbiamo parlato.» Niente lavoro? «Niente d'interessante.» Passa. Cambiamo argomento commentando il tempo. I nuvoloni all'orizzonte minacciano pioggia, ma fortunatamente saremo già a nord quando pioverà. «In viaggio, ragazzi.»
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Siamo ancora in viaggio quando arriva un messaggio da Cameron facendomi sobbalzare. Mille pensieri mi vengono in mente. Spero sia solo un "okay, ci sentiamo lunedì." Mi sono sbagliata. Sblocco velocemente lo schermo cercando di sembrare naturale. Nash mi guarda, gli sorrido. Apro il messaggio. "Howard è evaso." Prima che possa simulare altri pensieri, mi ritrovo davanti a Nash con del sangue che gli cola dalla testa lungo la tempia. Non sento niente, solo un forte ronzio nell'orecchio destro. Sono stesa su un fianco davanti al viso più bello del mondo rigato da una decina di gocce di sangue. Sento il cuore gonfiarsi, la testa scoppiare, il corpo dolorante e un urlo acuto. Skylynn! Mi alzo nonostante tutto il dolore. Nash è svenuto. La portiera dell'auto sta stesa sopra di lui bloccandogli ogni tipo di movimento. Cosa è successo? Mentre mi alzo sento dei pezzi di vetro conficcati sul fianco che si muovono dentro la mia carne. Il sangue mi bagna le gambe, ma ignoro lo schifo che provo e mi guardo intorno in cerca della piccola Skylynn. Ho l'udito ovattato e la vista è appannata. C'è un ragazzo a una decina di metri davanti a me. Indossa degli abiti scuri. Perdo l'equilibrio sbattendo il ginocchio contro un pezzo dell'auto. Rialzo lo sguardo e il ragazzo è davanti a me con Skylynn che urla accanto. La tiene per i capelli facendola soffrire in modo atroce. Cerco di prenderlo per la gamba ma lui si ritrae. Mi rialzo e lo seguo zoppicando. «Non mi riconosci?» chiede lui aumentando la stretta sui capelli della piccola. Lei urla facendomi gemere di dolore. Alzo lo sguardo e mi soffermo sul suo viso. Ha i capelli scuri molto corti, rasati ai lati, e una cresta piena di polvere a causa della sabbia che ci circonda. Ha gli occhi a mandorla e di un colore molto scuro, come i miei. Le sue labbra sono carnose, di un colore chiaro. Howard. Lui sorride, come se avesse capito che l'ho riconosciuto. «Noti le somiglianze con papà adesso?» Istintivamente mi allontano gattonando. I pianti di Skylynn però mi danno coraggio. «Cosa vuoi?» chiedo urlando. Mi metto in piedi sorreggendomi solo con un piede. Cerco di avvicinarmi. «Lasciala stare!» Ride in modo crudele e si avvicina a me. Indietreggio, ma lui è più veloce. Tira un calcio forte nel mio stomaco. Sento Skylynn piangere. Sento il dolore salirmi dallo stomaco alla testa. In quel momento noto la pistola infilata tra i pantaloni. Una fitta al fianco mi fa inginocchiare ma quando alzo lo sguardo sono spariti. Non vedo più niente e non ho più la forza di alzarmi di nuovo. Sento troppo dolore. Howard, cosa ti ha reso così? Improvvisamente, mentre la mia mente si spegne pian piano, i ricordi riaffiorano. Quei sue ragazzi che giocavano con me, mi prendevano in braccio facendomi fare l'aeroplano. Quei ragazzi che mi facevano sempre lo stesso scherzo ogni giorni, e io essendo più piccola ci cascavo sempre. Come ho potuto dimenticarli? Non ho ricordi nitidi, ma li conosco. Erano identici: stessi occhi a mandorla scuri e capelli neri, e avevano circa quattro o cinque anni più di me, ma nonostante la differenza d'età andavamo d'accordo. Erano Howard e Connor. Come ho fatto a non pensarci prima? Troppo tardi. Non sento più niente. E vedo niente. Nash! Sento qualcosa ora. Il mio cuore batte forte. Sento il ritmo nella tempia. Come una bomba ad orologeria che sta per scoppiare. Sto per morire? La sensazione è quella. Spalanco gli occhi, ho il fiato corto come se avessi trattenuto il fiato pronta a morire davvero. Una luce immensa mi acceca facendomi strizzare entrambi gli occhi. «Alex» è lui! Cosa succede? Era...
Scusate se è corto ma non so se in questi giorni aggiornerò quindi ho voluto aggiornare ora. Per quella cosa dell'email di Nash, sono ancora super felice ma ci sono quelle ragazze che dicono che non è stato lui a rispondere. Molto probabilmente non è lui, ma lasciatemi sognare, uffa! YOLO
Votate e seguitemi se vi va. Ciaoo
- AlessandraDiacos
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Life of the Party
FanficAlex attraverserà mezzo paese per un ragazzo che ha conosciuto attraverso internet. Sarà quello giusto? Sarà all'altezza? Non lo ha mai visto. Se ne pentirà?