Capitolo 24

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“Allora, cosa ha detto?” chiese Jace appena li vide uscire dal palazzo.

“Dobbiamo andarcene! Adesso!” disse Alec prendendolo per un braccio e aumentando l'andatura.

“Ehi, perché tanta fretta? Siete in pericolo?” si intromise Clary quasi correndo per state al passo.

“Lo siamo tutti. Voi adesso ve ne tornate a casa. Avete fatto molto più di quanto dovevate.” Magnus cercò di liquidarli una volta arrivati al furgone dove era appostato Simon.

“Che succede?” Simon si era spaventato sia per l’apertura improvvisa del portellone sia per le espressioni preoccupare dei due amanti.

“Che vi ha detto?” insistette Simon, appoggiato dagli sguardi curiosi e preoccupati di Jace e Clary.

“Era tutto una montatura. Il loro obbiettivo era quello di farci ammazzare a vicenda! Visto che non è stato così ci hanno teso un’altra trappola. Stanno arrivando e se non volete tornare al Creatore è meglio levare le tende. Adesso!”

Alec buttò fuori tutto trasmettendo la frustrazione che aveva dentro. Sarebbe mai finita?

“Andiamo allora!” disse Simon interrompendo quel silenzio opprimente che si era creato. Jace e la rossa balzarono a bordo senza esitare, Alec e Magnus invece non mi mossero di un millimetro.

“Che fate?! Salite!” li incoraggiò Jace tendendo la mano verso di loro, guardando Alec con sguardo supplichevole. Aveva capito che intenzioni avesse il suo Parabatai, lo conosceva meglio di sé stesso.

“Noi non veniamo. Dobbiamo risolvere questa faccenda una volta per tutte.” Rispose Alec fissando Jace con fermezza. Jace percepiva la sua sicurezza e irremovibilità. Non avrebbe ceduto, la decisione era stata presa.

“Allora vengo con voi. Vi posso aiutare.” Cambiò tattica. Non lo avrebbe abbandonato, lo aveva giurato.

“No Jace, hai già fatto molto più di quanto dovessi…”

“Non insistere perché ti abbandoni e rinunci a seguirti, perché dove andrai tu andrò anch’io e dove ti fermerà mi fermerò.” Jace giocò la sua ultima carta, la prima frase del giuramento che si fecero a vicenda tempo fa.
Ad Alec si inumidirono gli occhi, aveva fatto pressione nel punto giusto. Lo abbracciò di slancio e gli sussurrò all’orecchio

“Non questa volta. È una cosa che riguarda me e Magnus.” Si separarono “tu devi pensare a proteggere la tua famiglia’ Alec indicò con la testa, sorridendole, Clary ‘ e io devo proteggere la mia.” Si voltò e prese la mano di Magnus che gli sorrise di rimando.

Jace non era mai stato così solenne e serio. Abbassò la testa in segno di comprensione.

“Buona fortuna fratello. Vedi di non morire perché se no ti resuscito e ti ammazzo con le mie stesse mani, intesi?!” quella minaccia arrivò al cuore di Alec. Con quella battuta gli aveva trasmesso tutto l'amore che provava per lui.

“Si fratello, ci puoi contare!” sorrise Alec.

Per Magnus e i presenti l’amore che legava quei due era qualcosa di incomprensibile, non era l’amore che provava una coppia di amanti, no! Era qualcosa di molto più profondo e intenso. Erano due e uno allo stesso tempo, era da sempre così e così resterà per sempre.
Jace distolse lo sguardo da Alec mentre si frugava nelle tasche, ne tirò fuori un mazzo di chiavi e gliele consegnò.

“Avete bisogno di armi, prendete tutto ciò che vi può servire e fateli neri, chiaro?!”

Si rivolse a Magnus
“Giura di proteggerlo a costo della vita, giura di proteggerlo come farei io, come se fosse la cosa più importante che hai, come se da questo dipendesse la tua vita perché, ti posso garantire, che è così! Hai la mia parola. Se quest’uomo dovesse morire ti farò provare lo stesso dolore che proverei se lo perdessi e mi supplicherai di ucciderti ed io non sarò così misericordioso. Ricordati che io della coppia sono quello sadico e vendicativo.” Gli occhi di Jace misero in soggezione Magnus da quanto erano fermi e solenni. Si poteva chiaramente copiare che avrebbe fatto tutto ciò che aveva detto e anche di più.

“Hai la mia parola…” cominciò Magnus ma fu subito fermato dal biondo.

“Non me ne faccio niente della tua parola!” quasi gli urlò addosso.

“Lo giuro sulla mia vita. Giuro che se dovesse succedere qualcosa ad Alexander Gideon Lightwood io verrei da te, accoglierei più che volentieri ciò che mi farai sapendo che non sarà ancora abbastanza.”

“Ora va meglio. Sta pur certo che verrei a prenderti comunque. Buona fortuna ragazzi” chiusero gli sportelli e partirono lasciando Magnus ed Alec.

Il più giovane si voltò, i suoi occhi umidi e pieni di amore verso Magnus, commosso dalla profondità delle sue parole.

“Jace è sempre stato esagerato.” Lo disse quasi scusandosi per lui.

“No, non lo è stato. Lo avrei fatto anch'io.”

Alec gli prese il volto fra le mani e lo baciò con passione e gratitudine. Gratitudine per aver rivolto tutto l’amore aveva a lui. Non ne aveva mai capito la ragione, come un ragazzo come lui avesse anche solo posato lo sguardo su una persona come lui, così ordinaria, tolto il fatti di essere una spia ma questo lui non lo sapeva. Il bacio fu interrotto dal suono delle sirene che provenivano in lontananza. Si divisero.

“Perché devono sempre rovinare questi momenti?!” Magnus sbuffò come un bambino a cui avevano negato il gelato.

“Dovremmo fargliela pagare non credi? È la seconda volta che interrompono un momento romantico con l’intenzione di ucciderci.” Alec sorrideva diabolico.

Magnus si era innamorato di lui così com’era, o credeva che fosse, ma quel lato nascosto lo faceva ancora più impazzire. Lo avrebbe volentieri fatto suo in quel preciso istante ma non era il momento adatto.

Peccato. Dovremmo rimandare di nuovo.

E sulla scia di quel pensiero il suo odio e la sua determinazione aumentarono a dismisura. Li avrebbe annientato una volte per tutte.

“Dobbiamo andare. Li voglio affrontare alle nostre regole questa volta.”

“Dopo di te amore mio” e molto cavallerescamente fece un mezzo inchino cedendo il passo ad Alexander.

Mr. & Mr. Lightwood-Bane // MalecDove le storie prendono vita. Scoprilo ora