CAPITOLO QUATTORDICESIMO-Paura

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Quella mattina, Phineas aveva preparato dei pancakes. Newt guardò i suoi compagni uno ad uno: dieci. Erano rimasti in dieci, contando anche Phineas. Il Magizoologo si ritrovò a pensare che forse qualcuno di loro sarebbe morto. Per lui. Avevano deciso di seguire lui. Un brivido gli percorse tutto il corpo e il suo cuore perse un battito. Si sentì la fronte imperlata di sudore, così come le mani. La testa prese a girargli e dovette aggrapparsi al tavolo.
«Newt?» mormorò Melody.
Il mago si alzò:
«Scusate, torno subito» disse.
Entrò in bagno e sentì in bocca un sapore di sangue e di morte. Riusciva addirittura a vedere i cadaveri dei suoi amici, con gli occhi vuoti e fissi davanti a loro.
Ebbe un conato di vomito. Chiuse gli occhi e cercò di calmarsi, sciacquandosi il volto con l'acqua fredda. Rimase con le mani sul bordo del lavandino e gli occhi chiusi. Cominciò a fare dei respiri lenti e profondi, ma la testa continuava a pulsare come se ci fosse un martello a picchiarci sopra. Uscì in corridoio ed entrò nella valigia.

Tina mangiò il suo pancake controvoglia. Aveva capito che Newt non stava affatto bene. Ma aveva anche capito che non voleva parlarne, di qualsiasi cosa stesse pensando. Soprattutto con lei. Fu in quel momento che capì cosa dovesse avere provato vedendo la sua vecchia "amica intima" combattere contro di loro.
Leta non le era mai andata a genio, era ovvio. E come avrebbe potuto? Ma aveva realizzato il tutto quando aveva visto Graves combattere contro Newt. Insomma, lo credeva un Auror molto intelligente e coraggioso e invece…e invece no. E se Newt stesse pensando proprio a questo? Al fatto che quelli che non avevano abbandonato il gruppo si sarebbero sacrificati per lui? Ovvio che l'avrebbero fatto! Senza di lui Grindelwald non sarebbe mai stato sconfitto.
E Tina non avrebbe permesso nemmeno che Newt rischiasse ancora di più la sua, di vita.
Impugnò la bacchetta e indossò il suo cappotto grigio:
«Grazie per tutto, Phin. Ora devo andare» disse e, senza aspettare risposte, uscì dalla porta.
Doveva farlo da sola.

«Tina? Tina no, non starai pensando di…» iniziò Melody, allarmata. Niente. Tina aveva già sbattuto la porta.
«Morgana!» imprecò la ragazzina, alzandosi di scatto dalla sedia e prendendo il suo cappotto rosso:
«Grazie Phin!» esclamò e uscì dalla porta.
Adrian e Jacob si alzarono contemporaneamente:
«Giuro che se qualcun'altro osa uscire da quella porta lo do in pasto al Nundu di mio fratello» disse Theseus, secco.
«Beh, uscire tutti quanti non è di certo la scelta più saggia» commentò Sebastian, cercando di dare un'armonia alle parole di Theseus.
In quel momento tornò Newt:
«Che succede?» chiese, vedendo le facce preoccupate degli amici.
Ci fu un coro scoordinato di "ehm" "insomma" "hehe" "vedi…" "ecco…"
«Che succede?» ripeté Newt, calmo.
«Ecco, signor Scamander… Tina se n'è andata» mormorò Adrian, con il viso tutto arrossato.
Newt deglutì:
«Dove?» domandò.
«Non lo so. Ma Mel deve essere andata a cercarla» disse Jacob.

«Tina! Tina non andarci da sola!» la richiamò Melody, seguendo l'Auror che avanzava con passo spedito. Un leggero movimento della mano le fece capire che stava per Smaterializzarsi. Si attaccò al suo braccio per miracolo e si ritrovarono insieme di nuovo a Notre-Dame.
«Teen, non ti permetterò di andarci da sola» ripeté la ragazza, sempre tendendo la mano bene ferma sul braccio dell'Auror.
Quest'ultima si staccò dalla sua presa e le mise le mani sulle spalle, guardandola negli occhi:
«Devo farlo da sola, Mel. Non voglio mettere te e tutti gli altri in pericolo. In fondo, sono un'Auror» disse.
Melody rimase in silenzio per un istante, il tempo che bastò a Tina per farle una carezza, girarsi e andarsene. Ma fece solo pochi passi.
«Allora ci arriverò prima io!» esclamò la ragazza.

Tina si fermò di colpo e si girò verso Melody, a un paio di metri da lei. La guardò nel suo cappotto rosso, con i suoi capelli color oro che a volte le ricadevano davanti agli occhi azzurri.
«Ma Mel… non puoi farlo da sola, non…»
La ragazzina incrociò le braccia, con un sorriso soddisfatto e Tina si morse il labbro: si era auto-sconfitta.
«Portami con te» disse Melody, facendo sparire il sorriso dal suo viso e assumendo un'espressione implorante.
Tina strinse la bacchetta e serrò l'altra mano in un pugno. Se doveva essere in pericolo, almeno lo sarebbe stata con lei. E ce l'avrebbe potuta fare. In fondo, Melody sarebbe stata una bravissima Auror, o un Ministro della Magia. Tirò su con il naso:
«Va bene, allora, vieni con me».
Melody accennò un sorriso e la raggiunse:
«Hai qualche idea?»
«No»

Tic-tac. Tic-tac. Le lancette dell'orologio continuavano a muoversi, stanche anche loro di aspettare. Sebastian scosse la testa:
«È andata con lei, mi sembra ovvio» disse.
Newt cercò di restare calmo. Di solito gli riusciva bene, ma in quella situazione avrebbe voluto tirare un pugno al tavolo. Non era arrabbiato con loro, non ci riusciva, ma…ma aveva paura. Aveva paura che sarebbe successo loro qualcosa di molto brutto. Tina era un'Auror, la migliore Auror del MACUSA, del mondo, secondo lui. E Melody se l'era cavata solo con una ferita alla caviglia, al circo. Ma no, Grindelwald era potente, troppo potente.
«Vado a cercarle» disse e uscì dalla porta, seguito a ruota da Jacob.

Preoccupati e soffri due volte [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora