5)♠Hiromido♠

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Per il concorso di Martina_Stonewall

Coppia: Yaoi

Ship: Jordan e Xavier( Hiromido)

Rating: Verde

Otp

"La mia felpa?"

Xavier si sedette per terra, cercando di non pensare a quanto facesse schifo la sua vita dopo ciò che era appena successo. Li aveva finalmente ritrovati. Aveva ritrovato i suoi genitori. Si era sentito felice, finalmente. Si era sentito nel posto giusto, al momento giusto. Non era più il sostituto del vero Xavier. Aveva trovato la sua famiglia. Poi, quando si era diretto all'indirizzo giusto, dopo aver controllato più e più volte, e aver lasciato la mano a Jordan... Quando aveva abbracciato l'uomo che aveva davanti... «E tu chi cazzo sei?» aveva chiesto l'uomo, palesemente confuso. Xavier si era spiegato, anche se, notò Jordan, non ce n'era alcun bisogno: l'uomo aveva gli stessi occhi verde acqua di Xavier e la donna dietro di lui aveva lunghi capelli rosso fuoco. «No, mi dispiace, deve essersi sbagliato. Noi non abbiamo figli.» Poi aveva chiuso la porta. Xavier ci mise diversi minuti a rendersi conto che era successo davvero. Quell'uomo, suo padre... Anche Jordan aveva visto il panico nei suoi occhi quando l'aveva visto. E aveva spudoratamente mentito. Durante il viaggio di ritorno, Xavier rimase in silenzio per tutto il tempo e, arrivati a casa del rosso, questo si era chiuso in camera. Si sedette davanti alla porta, la schiena contro il legno e lo sguardo rivolto al soffitto in un misero tentativo di non piangere. Tutte quelle sere passate a cercarli su internet, agli archivi dell'orfanotrofio, chiedendo sui social... Mandati in fumo con un "non abbiamo figli". Quelli dell'orfanotrofio dicevano che nella lettera attaccata al fagotto avvolto in bende, c'era scritto che era straziante per loro abbandonarlo, ma che non potevano permetterselo. Xavier strinse i pugni, pensando alla casa con piscina occupata dai suoi genitori biologici. Un singhiozzo gli scappò dalle labbra e all'improvviso si trasformò in un vero e proprio pianto. Era una fortuna che non ci fosse nessuno a vedere la sua maschera crollare così. Non era una persona dura, non in quel senso. Aveva sempre trovato il buono in tutto, rivoltando la situazione sfavorevole con un sorriso, ma in quel momento il mondo gli sembrava solo una merda con un adesivo colorato sopra. Si sentiva ancora peggio, sapendo che Jordan lo aveva sempre sostenuto nella ricerca, fino in fondo. Aveva sprecato mesi e mesi della sua vita, e di quella del suo (soltanto) migliore amico. Un tonfo alla porta lo fece sobbalzare: «Xav? Xav, sono io... Posso entrare?» Xavier si tappò la bocca: non poteva farsi vedere da Jordan in quello stato. Fece diversi respiri profondi, mentre Jordan continuava a bussare, poi fece del suo meglio per non balbettare. «Si, certo, solo un momento.» Raschiò con la gola per coprire il tremore della voce, si asciugò il viso e si alzò in piedi. Aprì la porta, poi si voltò verso l'armadio, fingendo di cercare una determinata maglietta. «Xavier... Senti, se vuoi parlarne..» «Scusa, Jo, ora mi faccio una doccia. Se vuoi chiedere ad una domestica un tè o qualcosa da mangiare, io ti raggiungo tra qualche minuto.» farfugliò velocemente, poi si sfilò la felpa e si fiondò nel bagno, afferrando un cambio di vestiti e chiudendo la porta a chiave, senza che Jordan potesse rispondergli.

Jordan tese la mano come per fermarlo, ma non disse una parola e la porta si chiuse davanti a lui, mentre il getto della doccia si accendeva. Jordan sospirò e si sfregò una mano sul viso. Xavier non lo aveva neppure guardato in faccia. Non poteva sapere come si sentisse, i suoi erano morti diversi anni prima e lui non li aveva neppure mai visti, ma non poteva vederlo così. Doveva fare qualcosa. Jordan girò avanti e indietro per la stanza per diversi minuti, fino a che il gettò non cessò. Solo allora, Jordan si schiarì la gola e attese che Xavier uscisse, ma quello accede il phon. Jordan alzò gli occhi al cielo, sperava che almeno aprisse la porta per parlare con lui, prima di asciugarsi i capelli. In genere non chiudeva neanche la porta, a pensarci bene. Jordan arrossì, nel pensare a Xavier uscito dalla doccia, i capelli bagnati che lasciano scivolare alcune gocce giù dal collo, e poi sul petto... Jordan scosse la testa, tastandosi le guance calde dall'imbarazzo. Lo sguardo gli cadde sulla felpa che Xavier aveva lasciato sul letto. Un pensiero gli balenò in mente e, dopo aver controllato che Xavier si stesse ancora asciugando i capelli, indossò la felpa arancione: sapeva di cannella e vaniglia, di libro nuovo e, soprattutto, sapeva di Xavier. Si portò le maniche al naso e inspirò profondamente. Il chiavistello scattò, Jordan abbassò in fretta le mani ma dimenticò di togliersi la felpa. Xavier uscì dal bagno, già vestito (per (s)fortuna) e con una strana espressione sul viso. Rimasero in silenzio per diversi secondi, uno più imbarazzato dell'altro, poi Xavier si schiarì la voce:
«Quella è la mia felpa...»
Jordan alzò le maniche e poi le riabbassò: «Si»
«Perché hai la mia felpa?» non notando rimprovero nella voce dell'amico, Jordan non pensò neppure alla risposta: «Perché sa di te»
Il silenzio calò sulla stanza, mentre Jordan apriva la bocca in contemporanea a Xavier, uno più sorpreso dell'altro. «No! Cioè, si! Ma io, ecco, no, cioè!» balbettò Jordan tendendo le mani in avanti e schiarendosi la voce. Xavier non disse nulla, gli occhi sgranati avevano perso la scintilla di tristezza in cui erano caduti. Jordan prese un bel respiro e guardò negli occhi Xavier: pessima idea. Rimase abbagliato, come sempre, dai suoi occhi grandi e profondi, ma, in qualche modo, riuscì a parlare senza incepparsi: «Senti, Xavier... Non mi interessa cosa ne pensi tu, ma quella non era la tua famiglia.» Jordan fece un passo avanti, Xavier abbassò gli occhi ma, essendo Jordan più basso, il verde vide le sue guance coprirsi di lacrime. Jordan annullò la distanza, abbracciando la schiena di Xavier costringendolo a guardarlo negli occhi: «Xavier, guardami.» Quando quello ubbidì, Jordan deglutì e si avvicinò ancora, continuando a parlare: «Famiglia significa che nessuno viene abbandonato, ricordi? Il signor Shiller, Lina... I ragazzi della Alius... Loro, sono la tua famiglia... Io, sono la tua famiglia.» Xavier alzò schiuse le labbra, gli occhi sempre più colmi di desiderio. Poi, le lacrime cessarono di scendere, la bocca si incrinò in un sorriso: «Non so come tu faccia a farmi sempre sentire meglio...» Xavier gli spostò una ciocca verde dietro l'orecchio, prima di accarezzargli la guancia ed avvicinarlo al suo viso. «È un dono.» sussurrò Jordan, socchiudendo gli occhi e baciando le labbra del ragazzo che amava.

Nota:

Questa One shit l'ho pubblicata il 7/9/18, ma per motivi tecnici Martina_Stonewall non era stata taggata. Mi ha fatto comunque piacere utilizzare una sua traccia che mi ha dato spunto anche per le prossime trame.

Revisionato

Inazuma Eleven ~One Sh(i)t~ [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora