Capitolo 16.

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Uscimmo subito dopo, io con la mia borsa sulla spalla e Harry con il suo borsone, che poi gettò nei sedili posteriori della sua auto. Mi sedetti sul sedile del passeggero, meno timida questa volta, e sorrisi lievemente quando lui abbassò nuovamente i finestrini prima di immettersi in strada.

"Sai, non devi fa-farlo per forza." Indicai noi due. "Qualsiasi cosa tu st-stia facendo."

Ghignò e ruotò il volante per girare in una stradina. "Grazie per la tua benedizione, ma voglio farlo," disse prima di sollevare un sopracciglio. "Perché? Non vuoi uscire con me?" Mi lanciò un'occhiata, sul suo volto si dipinse il più adorabile e falso broncio che avessi mai visto, e mi fece ridere. Sorrise e tornò a concentrarsi sulla strada.

"No, non è quello. Sai essere gentile quando vu-vuoi." Scrollai le spalle e lui ridacchiò scuotendo la testa.

"Vorrei arrabbiarmi per quello che hai detto ma hai probabilmente ragione."

Cercai di non sorridere e mi sistemai meglio sul sedile di pelle, con la fresca aria d'autunno che entrava dai finestrini e riempiva l'auto. Lanciai un'occhiata verso Harry, che si stava mordendo il labbro quasi senza accorgersene, con i capelli che venivano smossi dall'aria. Distolsi lo sguardo e lo abbassai sul mio grembo, per non rischiare di essere nuovamente beccata da lui mentre lo fissavo; poi la sua voce sovrastò il lieve rumore del vento.

"Cosa vorresti mangiare?"

Lo guardai. "È indifferente." Scrollai le spalle e lui alzò gli occhi al cielo alla mia risposta. Beh, se non gli piaceva quello che piaceva a me? Sarebbe stato imbarazzante e mi sarei sentita in colpa. Era meglio se decideva lui, io mi sarei adeguata.

"Va bene, ehm, c'è un ristorante tailandese qui vicino. Che ne dici?" Mi lanciò un'occhiata. No. Odiavo il cibo tailandese con tutto il mio cuore.

"Certo, va benissimo." Sorrisi e dentro la mia mente grugnii. Ma come avevo già detto, se voleva mangiare lì me lo sarei fatta andare bene.

Lui annuì ed entrò in un parcheggio, per poi arrestare l'auto. Quando uscì, mi tolsi la cintura e aprii la portiera, abbassando lo sguardo sulla distanza tra l'auto e l'asfalto. Al diavolo Harry e il suo macchinone.

Alzai lo sguardo su di lui quando lo sentii ridacchiare. Fece il giro dell'auto raggiungendomi. "È davvero così difficile scendere dalla mia auto?" Chiese, ghignando.

Sbuffai e feci penzolare le gambe. "No, è solo un salto di un metro e mezzo," risposi e scesi senza grazia, atterrando sulla mia caviglia storcendola. "Ow! Cazzo," sussurrai e afferrai la maniglia della portiera. Harry aggrottò le sopracciglia e si avvicinò velocemente, afferrandomi per l'avambraccio e allontanandomi dall'auto.

"Stai bene?" chiese preoccupato ed io abbassai lo sguardo e mossi la caviglia per vedere se fosse grave.

"Sì, sì, sto bene. Prima mi faceva più male." Scrollai le spalle e chiusi la portiera.

"Sei sicura?" chiese Harry, lo scetticismo riempiva le sue parole e la cosa mi fece ridere.

"Si, sto bene." Scossi la testa e Harry si accigliò lasciando andare il mio braccio, affiancandomi mentre ci avviavamo verso il ristorante e abbassando ogni tanto lo sguardo sulla mia caviglia. Quando raggiungemmo l'entrata, aprì la porta per me, io sorrisi, entrai e poi lo guardai da oltre la mia spalla. "Che gentleman." Sorrisi.

Sollevò un sopracciglio, non divertito. "Taci." disse ed entrò dopo di me. Beh bene.

Ci sedemmo e ci vennero consegnati i menu, che presi reclutante. Ordinammo da bere e poi il cameriere si allontanò, lasciandoci soli di nuovo. Aprii il menu e lo osservai, non vidi nulla che mi potesse piacere. Non volevo essere rude, quindi cercai di capire quale piatto sarebbe stato meno sgradevole.

Mend the Broken [Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora