Capitolo 27.

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Eravamo in macchina sua, con i finestrini chiusi per la prima volta, per l'aria stranamente fredda. Ero preoccupata che lo spazio chiuso mi potesse far venire un attacco d'ansia, ma Harry, vedendomi agitata, aveva appoggiato una mano sulla mia coscia, uscendo poi dal parcheggio e immettendosi in strada. Sotto il suo tocco mi sentii più calma.

"Pensi ... pensi che ci sia ancora qualcosa?" chiesi e lo osservai. Lui si prese qualche secondo prima di rispondere, pensando a cosa dire per non scoraggiarmi.

"Lo scopriremo," fu quello che decise di dire alla fine. Chiusi gli occhi e cercai di respingere tutte le emozioni che stavo provando. Lui cercò di confortarmi muovendo il palmo della mano su e giù lungo la mia coscia, ed io appoggiai la testa contro il finestrino.

Dopo la sua confessione e quello che indubbiamente fosse stato il bacio migliore che avessi mai avuto, continuò ad avere un piccolo ghigno fisso sulle labbra. Dopo poco mi aveva chiesto se volessi tornare al mio appartamento, per vedere se qualcosa fosse salvabile, ed io avevo accettato.

La luna era diventata fosca, quasi come se premonisse il palazzo completamente bruciato. La radio era accesa, a volume basso, su una stazione che nessuno dei due stava ascoltando. L'altra mano, quella che non era sulla mia coscia, stringeva morbidamente il volante, guidando nel traffico.

"Dopo ti porto a prendere ciò che ti serve: sapone, dentifricio, vestiti o altro. Va bene?" Mi lanciò un'occhiata e io annuii.

"Grazie," dissi piano. "Ho abbastanza soldi. Per fortuna ho tutte le mie paghe del bar in banca, almeno c'è una cosa in meno di cui preoccuparsi," e sospirai.

"Non ti farò pagare, Elizabeth. Ci penso io."

Io mi voltai verso di lui. "Ma ho-"

"No," disse duramente. "Dopo una cosa del genere? Preoccupati di altro. Ci penso io a questo."

Sbuffai. "Va bene, allora ci sono più soldi per la mia nuova casa. Toglierò il disturbo presto."

Lui si accigliò. "Non sei un disturbo per me, piccola."

"Lo dici ora."

Lui sospirò. "Smettila. E smettila di preoccuparti," disse e mi strinse di poco la coscia. "So che ciò che è successo ieri notte ti ha scombussolata un po', ma andrà tutto bene. Sono solo grato che tu sia uscita in tempo."

Abbassai lo sguardo sulla sua mano. "Grazie per essermi venuto a prendere," dissi a bassa voce e lui inclinò la testa di lato.

"Lo dici come se ci fossero state possibilità che non venissi." Svoltò in un'altra strada. Eravamo quasi arrivati.

"Beh, non ci eravamo lasciati proprio nel migliore dei modi."

"Ti avevo detto che ci sarei stato sempre per te. E lo intendevo davvero."

Non dissi nulla. Lui svoltò nella strada che portava a casa mia e io mi tirai su a sedere, cercando con lo sguardo oltre i vari palazzi, per arrivare al mio. Quando ci riusci, mi portai una mano davanti la bocca.

Harry parcheggiò l'auto dall'altra parte della strada e chiuse gli occhi, scuotendo la testa leggermente, prima di scendere e raggiungere il mio lato. Io lo stavo ancora fissando quando aprì la mia portiera.

"Elizabeth," disse piano e io mi slacciai la cintura e presi la sua mano, che mi aiutò a scendere, e poi feci il giro dell'auto di corsa.

Era un palazzo di dieci piani e ora ne erano rimasti solo tre. Lo scheletro sovrastava ancora i piani superstiti, il metallo nero che sporgeva era un forte ricordo di come era sempre stato.

Mend the Broken [Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora