Capitolo 13

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Il tragitto per andare a casa di Cedric è estremamente silenzioso eccetto qualche suo sbuffo a causa del traffico che troviamo.

Appena si ferma ad un semaforo rosso sento il suo sguardo su di me, ma continuo a guardare la strada davanti a me, anche se credo di essere arrossita, mi sento un po' in imbarazzo.

Deglutisco rumorosamente e intreccio le dita delle mie mani nervosamente.

Sospiro quando il semaforo torna verde e Cedric torna a guardare la strada.

Dopo circa 10 minuti la macchina di Cedric si ferma davanti ad una meravigliosa villa.

Scende dalla macchina e si avvicina al mio sportello aprendolo. Esco e rimango incantata a fissare la villa anche quando Cedric inizia ad attraversare il giardino fino ad arrivare davanti alla porta di ingresso.
"Rimani lì?" mi chiede dopo essersi girato verso di me risvegliandomi dai miei pensieri.
"Eh?" chiedo spaesata. Sbuffa e indica la porta di ingresso.
"Oh...Emh...si, certo...è che non...cioè..." dico mentre raggiungo Cedric. Sento le guance andare a fuoco, quindi cerco di coprirle con i capelli e Cedric ridacchia.
"Che hai da ridere?" dico sollevando un sopracciglio.
"Sei carina quando arrossisci" mi dice e alzo gli occhi al cielo.
Era un complimento?

Apre la casa ed entriamo nel meraviglioso salotto di casa sua. È molto luminoso grazie a tutte le finestre, c'è un divano bianco ad angolo, una televisione enorme, 4 poltrone di pelle bianche e qualche mobile moderno.
Rimango a bocca aperta e Cedric ridacchia leggermente.
"Ti porto in quella che sarà la tua camera in questi giorni" mi dice e annuisco leggermente.

Apre una porta in fondo al salotto che da su un lunghissimo corridoio. Iniziamo a camminare fino a quando, da una porta accanto a noi, esce una donna dai capelli rossi ricci ed arruffati e dagli stessi occhi di Cedric.

"Tesoro, sei tornato" dice guardando Cedric.
Sposta lo sguardo su di me e fa un enorme sorriso.
"Ciao cara, sei la ragazza di Cedric?" mi chiede e mi sento terribilmente in imbarazzo.
"No mamma, ne parliamo dopo" dice Cedric al posto mio.
"No no no, ditemi tutto" dice incrociando le braccia al petto.
"Mia mamma è in ospedale e casa mia è occupata dalla polizia, quindi Cedric mi ha detto che posso stare qui per qualche giorno" dico tutto d'un fiato.
"Cara, mi dispiace tanto. Cedric, accompagnala nella camera degli ospiti" dice infine.
"Lo stavo facendo prima che tu ci fermassi" dice alzando gli occhi al cielo. Afferra il mio polso e mi trascina nella camera degli ospiti, credo.

La camera che mi mostra ha i muri bianchi, un letto matrimoniale, un comodino, un enorme armadio, una scrivania, una tv, una poltrona e qualche quadro appeso qua e là.
Accanto alla scrivania c'è una porta che sul mio momentaneo bagno personale.

Cedric lascia andare il mio polso.
"Spero che ti piaccia" mi dice facendo spallucce.
Sono ancora sconvolta dalla meravigliosa camera, quindi mi limito ad annuire.
"Perfetto, allora io vado. Se hai bisogno di qualcosa puoi trovarmi tre porta a sinistra rispetto a questa" dice ed esce dalla camera con le mani nelle tasche dei pantaloni.

Chiudo la porta alle mie spalle, poso la mia borsa sulla sedia della scrivania e vado a farmi un bagno caldo, per cercare di rilassarmi un po'.

Apro il getto di acqua calda e aspetto che si riempia la vasca per poi immergermi dentro, ascoltando un po' di musica a tutto volume.

Dopo circa una mezz'oretta di totale relax, esco dalla vasca e avvolgo un'asciugamano trovata nel mobile del bagno attorno al mio corpo.

Pettino i miei capelli bagnati, li asciugo e passo la piastra per allisciarli.

Per fortuna avevo portato un paio di leggings e una felpa rossa nella mia borsa, ma non ho nient'altro da mettere, per cui decido di andare a prendere qualche vestito a casa.

Mi vesto, mi trucco leggermente e avverto Cedric che sto uscendo.

Appena fuori dall'enorme casa decido di chiamare un taxi che non tarda ad arrivare.

Appena arrivata a casa chiedo alla polizia se posso entrare a prendere dei vestiti mostrando la mia carta di identità e per fortuna mi dicono di sì.

Sento un po' di ansia a stare in casa mia. Strano da pensare dato che, fino a qualche giorno fa, era il posto dove mi sentivo più al sicuro.

Salgo le scale e prima di aspire la porta della mia camera deglutisco rumorosamente.

Nulla è cambiato nella mia camera, quindi decido di prendere un borsone nel mio armadio e di riempirlo con tutti i vestiti necessari.

Sto per scendere dalla mia camera quando mi accorgo che sulla mia scrivania c'è qualcosa.
Un bigliettino.
Un altro.

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