Capitolo 18

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Mi sveglio respirando velocemente.
Butto un po' d'aria fuori dalle mie labbra e controllo l'orario. Sono le 6.30, quindi ne approfitto per farmi una doccia.
Entro in doccia e rifletto su tutto ciò che ho sognato questa notte.
Matthew, Cedric, la voce dello sconosciuto e papà dagli occhi di Noemi.
Loro sono insieme.
Chiudo gli occhi mentre il getto di acqua calda bagna il mio corpo.

Avvolgo un'asciugamano attorno al mio corpo, asciugo i capelli e passo la piastra per allisciarli.
Indosso un paio di jeans chiari e un maglione lilla. Mi trucco con un po' di mascara, fondotinta, correttore e rossetto.

Quando scendo per fare la colazione sono già le 7.25, quindi mangio velocemente un croissant e un cappuccino ed esco dall'hotel giusto in tempo per prendere il bus delle 7.40.
Mi siedo su un posto libero ed ascolto un po' di musica.

Alle 8.00 sono già a scuola, quindi devo aspettare un quarto d'ora.

Vado verso il mio armadietto per recuperare il libro di latino per la prima ora e sento qualcuno singhiozzare.

Rimango stupita quando mi accorgo che è Alice che sta piangendo.

Mi da le spalle, quindi mi avvicino a lei e le tocco una spalla.
"Alice" sussurro io.
"Cosa c'è, Jackson?" sbotta girandosi.
Ha delle profonde occhiaie e il mascara colato.
"Cosa-" inizio a dire.
"Te ne sei andata, mi hai abbandonata. Cosa può importartene?" chiede con voce tremante.
"Alice, mia mamma è in ospedale. Sei tu quella che mi ha abbandonata" dico a bassa voce.
A qual punto vedo passare dai suoi occhi diverse emozioni che non riesco ad identificare e poi, improvvisamente, mi stringe in un abbraccio che, però, riconosco essere senza emozioni.

Appena si allontana suona la campanella che segna l'inizio delle lezioni e se ne va senza dire nulla.

Entro nell'aula di latino prima del professore, quindi mi siedo al terzo banco e preparo il libro e il portacolori in attesa dell'inizio della lezione.

La lezione è iniziata da 10 minuti quando Cedric entra in classe spalancando la porta.

"Buongiorno anche a te, Brown. Ti sembra questo l'orario per entrare in classe? Siediti accanto alla signorina Jackson" dice il professore indicando il posto libero accanto a me con un cenno del capo.
Respiro profondamente quando Cedric si avvicina al banco dove sono seduta.

Non mi degna nemmeno di uno sguardo quando si siede e apre il suo libro.
Simpatico.

Durante la lezione riesco a concentrarmi parecchio, infatti scrivo molti appunti.

Alla fine dell'ora riordino il mio materiale scolastico, esco dall'aula e mi dirigo verso il mio armadietto per posare il libro di latino e prendere quello di fisica, ma una figura mi impedisce di aprire il mio armadietto.
"Cedric" dico mentre cerco di spostarlo per aprire il mio armadietto.
"Ludovica" ribatte lui senza spostarsi di un millimetro da davanti il mio armadietto.
"Ti dispiacerebbe spostarti? Devo recuperare il libro per la lezione di fisica che inizia tra poco più di un minuto" dico fredda.
"Mia mamma vuole invitarti a cena stasera" dice tutto d'un fiato.
"Va bene...ASPETTA CHE?!" chiedo stupita.
"Sai l'indirizzo" dice e si allontana a grandi passi.
"Se non potessi venire?" urlo cercando di farmi sentire, ma è troppo lontano.
Sbuffo, recupero il mio libro e arrivo in classe giusto in tempo per l'inizio della lezione.

Fisica è una delle mie materie preferite, quindi sto molto attenta durante la spiegazione e alzo la mano a qualsiasi domanda del professore.

Sono seduta accanto ad Elisa, una ragazza con la testa tra le nuvole, ma che, per fortuna, è molto silenziosa, quindi riesco a seguire la lezione senza troppe distrazioni.

Suona la ricreazione, quindi ripongo nell'armadietto il mio libro ed esco in cortile alla ricerca di Cedric.

Dopo 10 minuti di ricerca riconosco la sua chioma nera.

Mi avvicino e noto che sta fumando una sigaretta dandomi le spalle.

"Cedric" lo chiamo e si gira verso di me.
"Si, piccolina?" dice abbassandosi alla mia altezza. Alzo gli occhi al cielo e sbuffo. 
Si riferisce alla mia altezza, ovviamente.
"Non ho alcuna intenzione di presentarmi a cena in casa tua e in tua compagnia" dico fredda.
Piega verso l'alto un angolo delle sue labbra e appoggia un dito su di esse come per farmi zittire, ma non pronuncia parola.

Si avvicina lentamente al mio viso e poggia delicatamente le sue labbra sulle mie, quindi lascia cadere la sigaretta spenta e appoggia le sue mani sui miei fianchi. Appoggio le mani sulle sue spalle e sorrido leggermente sotto le sue labbra.

Siamo solo io e lui.

Appena suona la campanella che segna la fine della ricreazione si stacca lentamente e sorride.
"Verrai?" mi chiede a bassa voce e mi limito ad annuire.

Il mio cuore sorride.
La mia mente è talmente appannata da non riuscire a comporre un insieme di lettere di senso compiuto.

Il mio cuore è nelle tue mani, Cedric.
Non frantumarlo per l'ennesima volta, per favore.

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