Capitolo 8

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Mi dimettono dall'ospedale la mattina di 2 giorni dopo, sabato. Questo significa che, nonostante il abbia saltato la scuola, devo presentarmi in biblioteca per la punizione.

Sono le 15.30, sono tornata a casa da tre ore, ho pranzato e ora mi sto preparando per andare a scuola.
Metto un paio di jeans chiari, una camicetta e degli stivaletti.

La mia faccia è orribile perché in ospedale non ho dormito quasi niente, il letto non era sufficientemente soffice. Mi trucco con chili di correttore sulle occhiaie, mascara e rossetto color pesca.
Lego i capelli in un'ordinatissima coda alta e alla fine sono abbastanza fiera del mio aspetto.

Arrivo a scuola perfettamente in orario e trovo Cedric sul portone con una sigaretta tra le labbra.
È diventato più bello o è solo la mia immaginazione?
"Ciao" lo saluto quando sono sufficientemente vicina a lui in modo che possa sentirmi.
"Ciao, come stai?" mi chiede buttando la sigaretta.
"Meglio dell'ultima volta che me lo hai chiesto" dico sorridendo e scoppia a ridere.
"Hai ragione" mi dice tra una risata e l'altra.
Dopodiché mi prende per mano e ci dirigiamo verso la biblioteca, ma quel contatto fisico produce tanti brividi nel mio corpo e il mio cuore batte forte e velocemente.
Cosa sta succedendo?

Appena arriviamo in biblioteca Cedric lascia andare la mia mano e troviamo il Professore impaziente.
"3 minuti di ritardo" dice puntandoci un dito contro. Abbassiamo il capo in segno di scuse.
"In ogni caso, dovete sistemare tutti i libri presenti sul quel carrello" dice indicando un carrello di legno "sui rispettivi scaffali. Buon lavoro" dice e prende la sua valigetta.
"Arrivederci Professore" diciamo in coro io e Cedric.

Appena il Professore esce dalla biblioteca sbuffo, alzo gli occhi al cielo e mi dirigo verso il carrello. Dietro di me sento Cedric ridacchiare.
"Cosa hai da ridere?" sbotto girandomi verso di lui.
Fa spallucce e mi affianca vicino al carrello. Prende un libro, legge il titolo e lo ripone del rispettivo scaffale. Faccio la stessa cosa e va avanti così per un'oretta quando ad un certo punto non vedo più Cedric.
Magari sarà andato in bagno, penso.

Dopo quasi mezz'ora, di Cedric non si vede nemmeno l'ombra, ma non ho intenzione di andarlo a cercare, non voglio rimanere in questa biblioteca 1 secondo in più del dovuto.

Poso un giallo sul rispettivo scaffale e improvvisamente gli scaffali si muovono e si aprono mostrando una porta nera.

Credo di essere sbiancata, tremo e il mio cuore batte all'impazzata, sembra voler uscire dalla gabbia toracica. Deglutisco rumorosamente e stringo leggermente la maniglia arrugginita con la mia mano tremante. Il mio respiro accelera quando mi accorgo che la porta si apre silenziosamente.

All'interno vi è una piccola stanza con dei macchinari spenti e in fondo una piccola porta nera con una targa dorata. Vi passo una mano sopra per togliere la mano e leggere ciò che vi è scritto e sento un brivido percorrere la mia schiena.

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