Capitolo 27

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Le sue parole mi lasciano completamente senza parole, quindi mi limito ad annuire.

Sto vagando tranquillamente tra i miei pensieri quando, ad un certo punto, mi colpisce, come un fulmine a ciel sereno un dolorosissimo ricordo.

"Chi era?" chiede subito Cedric e fa partire la macchina.
"Una mia amica" dico alzando un sopracciglio.
"E Alice?" chiede alzando il tono della voce.
Gli rivolgo un occhiata interrogatoria, ma non gli rispondo.
"Rispondi" mi ordina Cedric dopo pochi secondi con tono arrabbiato.
"Cedric?" chiedo io confusa dal suo comportamento.
"TI HO FATTO UNA DOMANDA!" urla lui.
"Con permesso" dico fredda prima di aprire lo sportello dell'auto ed uscire in mezzo alle macchine immobili a causa del traffico.

Sento nuovamente un dolore lancinante al petto e l'infermiera, forse vedendo una smorfia di dolore farsi spazio sul mio volto, mi chiede premurosa "Cosa succede?".
"Cosa è successo a Brown?" chiedo, ma la mia voce quasi non si sente.
Alla mia domanda la dottoressa sembra irrigidirsi, ma poi sorride leggermente.
"Mi dispiace, ma non possiamo rispondere a questo genere di domande"
"La prego" dico con voce tremante e vedo l'espressione della dottoressa addolcirsi leggermente.
"Lei è una familiare?" chiede fredda ricomponendosi.
"Sono la ragazza" rispondo.

La dottoressa, quindi, si avvicina leggermente a me sorridendo leggermente.
"L'avevo capito" dice a bassa voce.
"L'ho capito dalla luce che c'è nei tuoi occhi appena lo nomino" dice e si allontana per controllare dei fogli.
Wow.

"In ogni caso" riprende dopo qualche minuto di silenzio "Il suo corpo è stato ritrovato in una macchina bruciata contro ad un muro. Dovrebbe aver perso il controllo della macchina, ma si trovava in un vicolo cieco" dice totalmente indifferente.
E la cosa mi innervosisce.
Molto.

"E ora come sta?" chiedo.
"Non mi occupo io di lui" dice con ancora più indifferenza se è possibile, quindi sbuffo e mi zittisco.

"E io? Cosa ho avuto? Quando tornerò a casa?" chiedo dopo qualche minuto di silenzio.
"Tu sei soltanto svenuta, ma visto che ti trovavi in ospedale abbiamo preferito sistemarti su un lettino. Puoi tornare a casa anche subito, anche se, forse, non dovevi andare proprio a casa" dice guardando il mio vestito e facendomi l'occhiolino.
"Posso andare, quindi?" chiedo dopo essermi alzata dal lettino.
"Si" risponde la dottoressa.

Mi avvicino a lei per ringraziarla e stringerle la mano, dopodiché esco.
Chiedo delle informazioni per sapere in che reparto si trova Cedric.
"Ma non può vederlo, mi dispiace" mi dice il dottore dopo avermi detto in che reparto si trova Cedric.
"Posso sapere almeno come sta?" chiedo ed i miei occhi pizzicano.
Trattieni le lacrime, Ludovica.
"Credo sappia che non possiamo dare informazioni del genere a chiunque" dice serio.
"Io non sono chiunque, sono la sua ragazza. La prego mi dia queste informazioni, o rischio di impazzire" dico con voce tremante.
"Le informazioni che le darò non le piaceranno, signorina. Il ragazzo potrebbe non superare la notte" dice, ma ci impiego qualche secondo per rielaborare le sue parole.
Crack.
Eccolo.
È il mio cuore che si spezza.
Ma cosa vuoi che sia, Ludovica?
Ci sei abituata, no?
Sei abituata a vedere tutto crollarti addosso.
Sei abituata a perdere le persone.
Però non me lo aspettavo, lo ammetto.

Una lacrima solitaria attraversa il mio viso.
È una lacrima di dolore e sofferenza.
Ha fatto un po' male.

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