9

124 14 10
                                    

Nicolò davanti a me sorride imbarazzato e poi fulmina Davide.
«Andiamo, non mi guardi così»
Probabilmente ho un'espressione sconvolta.
«ho davvero trovato il suo lavoro molto interessante»
Non so cosa dire.
Nella mia testa ci sono troppi pensieri, vorrei anche fare una foto alla sua faccia da schiaffi e mandarla a Claudia con scritto è colpa di sto stronzo se non abbiamo vinto l'erasmus. Lui continua a dire che si vede la mia conoscenza nel settore, che ha notato diverse influenze e altre cose che suonano come una bella leccata di culo, per essere fine.
Io ancora non ho spiccicato parola, mi limito a stringere con forza la forchetta per evitare di ficcargliela nella mano.
«Nicolò non siamo qui stasera per parlare di questo» si intromette il mio accompagnatore.
«Lo so, ma sono più interessato a lei che a quei vecchi» gli risponde lui spostando lo sguardo verso un gruppo più lontano e poi tornando a posarlo su di me, sembra che voglia mangiarmi, manco fossi fatta di cioccolata.
Questo è troppo.
Mi sento offesa, decido di alzarmi e di andare a prendere una boccata d'aria.
«Con permesso» ringhio e me ne vado.

Sto passeggiando intorno alla piscina quando sento dei passi raggiungermi.
Pensando che sia Davide, mi giro ma al suo posto trovo quello stronzo che mi ha bocciato il progetto.
«Signorina Lo Giudice» mi viene in contro col suo odioso sorrido. Vorrei annegarlo in acqua ma finirei in galera così mi limito a farlo con il pensiero.
«Senta» sbotto «io non sono qui per il mio progetto e gradirei che lei non tirasse fuori l'argomento, visto che evidentemente ho sbagliato qualcosa e ora non vorrei pensarci. Lei è qui per lavoro ma per me questa è una piccola vacanza e vorrei godermela. Quindi la prego di tenere la bocca chiusa!»
«E così ha anche un carattere» osserva ironico e credo che ignorerò il fatto di finire in prigione e lo affogherò in piscina.
«Lei non ha capito le mie intenzioni. Da quando è entrata in quella sala io non le ho tolto gli occhi di dosso»
Rabbrividisco di disgusto nel sentire il suo sguardo sul mio corpo.
«e non perché lei sia estremamente attraente, le assicuro che non mi interessa, ma perché è estremamente geniale»
Ok, ora sono confusa.
«Lei ha bocciato il mio progetto» ricordo puntandogli un dito contro.
«Perché per quel target è un progetto sprecato» sospira e si passa una mano tra i capelli neri prima di tornare a guardarmi con determinazione «Io vorrei che lei lavorasse per me»
Sono molto più confusa adesso.
«Sto per lasciare la compagnia e aprire un'attività mia. Voglio lanciarmi in progetti che abbiano un target di lusso. Dimentichi il piccolo budget che le abbiamo dato per il workshop, avrebbe a disposizione più del quadruplo. Cosa potrebbe tirarmi fuori? Ovviamente anche il suo compenso sarebbe elevato»
Non ho parole.
Non mi aspettavo di certo questo.
«Non ho lavorato da sola» mi ritrovo a dire. Claudia ha avuto una parte essenziale nel progetto, senza di lei non sarebbe venuto così, ora non posso metterla in un angolo e fare finta che non esista prendendomi tutti i meriti.
«Ovviamente intendo includere anche la sua collaboratric-»
«Ambra, tutto bene?» Ci interrompe Davide «è arrivato il tuo piatto» mi guarda preoccupato e io mi limito a fargli un cenno del capo.
Mi allontano veloce da Nicolò e mi avvio di nuovo verso il ristorante.
«È successo qualcosa?» chiede il biondo raggiungendo il mio fianco.
«No. Perché? È pericoloso?» Mi allarmo, devo scoprire qualcosa di più su di lui.
«No, ma ho visto che ti mangiava con gli occhi»
È vero, mi stava divorando ma non per la mia bellezza.

La cena si è conclusa tardi, è stata tranquilla, Davide ha parlato con i suoi finanziatori e io ho passato il tempo a pensare all'assurdo discorso che ho avuto vicino alla piscina.
«Nicolò è un tuo collega?» Indago mentre entriamo in stanza
«È un mio superiore. Lavora con la nostra azienda da dieci anni ed è un po'...» non sa come continuare.
«Un po'?»
«Boh, strano? Non saprei come descriverlo. Per lui c'è solo il lavoro e nient'altro, sembra che non gli basti mai»
Più che strano io lo avrei definito ambizioso.
Voglio sapere di più.
La pressione del corpo di Davide sul mio mi distoglie dai pensieri.
Io sono ancora vestita, non mi sono tolta neppure le scarpe ma lui è già a torso nudo e mi bacia il collo delicatamente, mentre con le mani stringe i miei fianchi e li spinge verso i suoi con un gesto deciso che mi fa seccare la gola.
«Mi invidiavano tutti stasera, sei così bella. Non aspettavo altro che tornare in questa stanza e farti mia» mi sussurra all'orecchio.
Ritornando ad essere me stessa, accantono Nicolò in un angolo della mia testa e mi concentro sul petto definito di Davide.
Con dei passi lenti lo indirizzo verso il letto senza interrompere il contratto dei nostri corpi «Ma io non sono tua. Non sono di nessuno» lo spingo sul materasso con forza, poi mi chino su di lui e con la lingua percorro prima i suoi addominali, poi il petto, il collo e infine arrivo alle sue labbra, che sfioro.
Si aspetta un bacio ma non glielo do, quando schiude le labbra mi allontano di poco, faccio passare le mie dita tra i suoi capelli e glieli tiro appena «non ci provare mai più a dirlo. Io non ti appartengo» gli sussurro con un po' di rabbia.
Non mi piace essere trattata come un oggetto.
"Mia" lo dici a tua madre.
Mi alzo e me ne vado dalla stanza lasciandolo confuso sul letto.
Non ho voglia di fare sesso e Davide non ha tutta questa confidenza con me per dirmi certe frasi. Decido di tornare dalla piscina e chiamare Claudia per raccontarle l'accaduto e sapere cosa ne pensa.

ArMIAMOCI || COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora