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«Non ti capisc-»
«Ti amo» lo interrompo.
Ti amo.
I miei occhi sono già su di lui quando volta la testa di scatto nella mia direzione, l'espressione incredula sul suo viso mi fa capire che non se lo aspettava.
Ha le labbra schiuse per la sorpresa e sbatte le palpebre più volte come per riprendersi. 
Non ci riesce.
Le porte di metallo si aprono ed esco dall'abitacolo, lui rimane lì, fermo, lo sguardo su di me.
Mi viene in mente il giorno in cui ho firmato la mia condanna nell'ascensore dell'Università, il tocco delle sue mani che accarezzano la mia nuca, il suo sussurro.
"Facciamo di nuovo"
Sì. Facciamolo di nuovo, ma sta volta facciamolo come si deve, senza paure e senza ferite.
Solo noi che facciamo l'amore.

Fuori dal portone, dei grossi fiocchi di neve si posano su ogni superficie e sorrido.
Mi sento più libera.
Il mio cuore si sente più leggero e il mio cervello ci dice che abbiamo fatto bene.
Dovevo dirglielo.
Non potevo stare zitta come ho fatto con Alessandro, me ne sarei pentita.
Asciugo veloce una lacrima che mi è sfuggita.
Non è di tristezza.
Non lo so di cosa sia.
Mi sento solo libera.
Cammino verso la metro mentre mi godo il freddo pungente e il silenzio dei miei pensieri.
Sono in uno strano stato di trance.
Ripercorro con la mente tutti i momenti con lui come se fossi uno spettatore esterno.
Qualsiasi idiota si sarebbe reso conto dei nostri sentimenti, perché io mi voglio così male da sabotare la mia felicità?
«Ambra!» una voce mi riporta sulla terra e mi volto nella sua direzione.
Davide sta correndo verso di me.
Sgrano gli occhi e sbatto le ciglia per assicurarmi di non essere impazzita o di avere le allucinazioni.
Magari è solo un pessimo scherzo della mia fantasia...
No, non lo è.
Lo ammiro incredula mentre mi chiama a gran voce, mi sembra un sogno.
Cerca di divincolarsi tra le persone, fino a quando non scivola su un pezzo di ghiaccio e finisce col sedere per terra, quindi giro i tacchi e mi affretto a raggiungerlo.
«Ti sei fatto male?» chiedo preoccupata.
Il suo respiro affannato libera delle piccole nuvole di calore, che vengono attraversate dalla neve, sempre più grossa e leggera.
Il suo naso e le sue guance sono rosse, la sua chioma dorata è arruffata e nasconde alcuni fiocchi bianchi che sembrano delle perle rare nate direttamente dall'oro, i suoi occhi grigi sono spalancati e brillano di una luce che non ho mai visto.
«Anch'io» dice ridendo, prima di tirarmi per un braccio a terra con lui. Non faccio caso alle mie ginocchia che colpiscono il pavimento sporco, lo osservo confusa.
Anche lui cosa?
Ho paura che non sia ciò che sto sperando.
Forse mi sto illudendo.
Mi bacia i capelli, la fronte, le guance e il naso.
«Anche io ti amo»
Chiarisce tutto così.
Il mio cuore si ferma per qualche secondo.
Sono morta e questo è il paradiso?
Poi i battiti ripartono ad un ritmo folle.
Sta per venirmi un infarto.
«T-tu...» è l'unica cosa che riesco a dire.
«Ti amo» ripete lui prima di unire le sue labbra con le mie.
Gli lancio le braccia al collo, dimenticandomi che siamo in una strada principale durante l'ora di punta, lui seduto e io in ginocchio per terra, mentre la gente passa e ci guarda curiosa.
Quando separiamo le nostre bocche, i nostri occhi si incontrano, mi vedo riflessa in quelle iridi metalliche che sono lì davanti a me e si riempiono di me, vogliono me, amano me.
Non voglio più sabotarmi.
Voglio tenermi stretta la mia felicità.
E la mia felicità è lui.
Il calore della sua mano sulla mia guancia mi conferma che non sto sognando e mi ritrovo a sorridergli mostrando tutti i miei trentadue denti.
Poi una strana sensazione si impossessa di me.
Il mio sorriso muore e gli tiro un leggero pugno sul petto, lui mi guarda confuso.
«Perché dovevi farlo dire proprio a me?!» mi lamento e scoppia a ridere.
È davvero felice.
Anch'io. Lo sono anch'io. Sono felice.
«Ti amo» mi ripete prima di tornare a far sue le mie labbra.

«Mi sei mancata» sussurra sulla mia pelle dopo essersi chiuso la porta blindata alle spalle.
«Non sapevo più come respirare senza di te» continua mentre libera i bottoni del mio cappotto.
«Quando ti ho visto con quel tizio dai capelli rossi pensavo di impazzire» fa scivolare la pesante stoffa lungo il mio corpo: «il mio cuore si è spezzato e ho creduto di non essere mai stato nulla per te»
Mi sfila il maglione e mi bacia delicatamente il collo: «Non riesco ancora a crederci che tu m-»
«Ti amo» concludo io: «sono stata un po' lenta a rendermene conto ma ti assicuro che è così»
Inizio a spogliarlo dagli abiti e dalle insicurezze.
«Ti cercavo tra la folla, mi voltavo ogni volta che vedevo una testa bionda, sperando che fossi tu» continuo: «Non vederti, non parlarti mi faceva stare male. Avevo bisogno di te affinché il mio cuore tornasse a battere»
Si separa per ammirarmi qualche secondo.
«Chissà quanto dovevi odiarmi» commenta divertito: «renderti conto che avessi bisogno di me per vivere deve averti dato sui nervi»
«Parecchio»
Ride, lascia intrecciare le nostre dita e poi si avvicina al mio orecchio: «dimmelo ancora»
I suoi fari metallici sono puntati dentro ai miei, hanno un potere così grande che quasi mi spaventa.
«No, basta» mi sento terribilmente in soggezione adesso: «L'ho detto fin troppo»
«Dimmelo» stuzzica il mio lobo con la punta della lingua e lunghi brividi percorrono ogni parte del mio corpo.
«Non ti allargare»
«Dimmelo» morde la mia pelle ed io ansimo.
«Ti amo» mi piego al suo volere.
«Ti amo» ripete.
Mi solleva, costringendomi ad allacciare le gambe intorno alla sua vita e assaporo la sua bocca mentre lui avanza verso il letto.
Il suo profumo, il suo sapore sono la mia linfa vitale. Non posso davvero vivere senza di lui.
Una volta che mi sdraia sul materasso, s'inginocchia tra le mie cosce, guardandomi come se fossi un'opera d'arte.
E credo di avere anch'io lo stesso sguardo.
Perché è esattamente quello che penso.
È una scultura perfetta, realizzata da mani divine ed esperte che hanno saputo rinchiudere in lui tutta la bellezza del mondo.
Si allunga su di me per impossessarsi di nuovo della mia lingua, poi si dedica al mio collo che si inclina spontaneamente per favorire i suoi baci, che tracciano una scia umida fino ad arrivare al mio seno.
Al mio cuore.
Bacia ogni parte del mio corpo e della mia anima.
Mi sento sua già prima che entri dentro di me.
E sento che anche lui è mio quando i nostri corpi si incastrano alla perfezione, muovendosi in una danza bellissima e melodiosa.
Il rumore della pelle sudata che si scontra non riesce a coprire quello dei nostri cuori, che battono insieme, all'unisono, diventando un unico cuore che fa sentire vive due persone.
Sento che ad ogni affondo non faccio entrare solo una parte del suo corpo in me, ma anche la sua anima, il suo amore.
Lo amo.

«Dovrei portarti a cena fuori» dico mentre accarezzo i suoi capelli.
«Perché?» chiede accoccolandosi di più sul mio petto e strappandomi un sorriso.
Quanto mi è mancato.
Mi sono mancati questi suoi piccoli gesti teneri.
«Beh, per un appuntamento» affermo convinta e lui scoppia a ridere.
«Sai, vero, che di solito si fa prima l'appuntamento e poi l'amore?»
L'amore.
Lo ha detto davvero.
Lui mi ama.
Ma...
«Perché quando ti ho parlato d'amore, l'ultima volta che eravamo qui, hai riso?» domando all'improvviso e Davide alza la testa dorata verso di me, poi si mette a sedere ed io mi agito.
Perché si è allontanato?
Ho detto qualcosa di sbagliato?
Mio Dio, perché ho così paura che questa felicità mi scivoli via dalle mani da un momento all'altro?
Come se avesse letto i miei pensieri, cerca subito un contatto e lascia intrecciare le nostre dita.
«Intendi quando mi hai chiesto di halloween?»
«Sì, tu hai detto che ti sentivi sol-»
«Non mi sentivo solo» confessa: «Quella notte ti ho detto ciò che provavo perché ti avevo vista con ciuffo rosso ed ero disperato» fa una smorfia: «Non era mia intenzione dirtelo, ma, quando ti ha baciata, il mondo mi è caduto addosso e non ho potuto trattenermi» lascia un lungo sospiro prima di continuare: «Ero arrabbiato con te perché mi avevi dimenticato in batter d'occhio, sembrava quasi che io non fossi esistito. Poi sei salita in macchina con i miei vestiti e mi sono sentito ancora più confuso. Non capivo se per te fossi esistito oppure no, ed ho vomitato tutto quello che provavo...ma me ne sono pentito. Così ho detto la prima scusa che mi venisse in mente, quando hai di nuovo tirato in ballo l'argomento. Inoltre dovevamo lavorare insieme e sarebbe stato stressante incontrarti ed essere consapevole che non mi ricambiassi»
Probabilmente ricambiavo già.
«Quando ti sei innamorato di me?» gli faccio un'altra domanda.
«É un interrogatorio?» ride.
«N-no» balbetto: «Volevo solo sapere»
«Non c'è un giorno preciso» risponde tornando a sistemarsi vicino a me: «Sono state piccole cose conosciute piano piano, ma credo di averlo cominciato a capire quando siamo stati in vacanza»

Davide risponde a tutto ciò che chiedo: mi racconta che si è iniziato a fare delle domande in quel hotel a cinque stelle, quando è stato con altre solo per vedere come avrei reagito io.
Cerco di non far trapelare la mia gelosia, quando domando della veterinaria e lui confessa che all'inizio ne era attratto davvero, ma che non riusciva a smettere di fare paragoni, pensava a come avrei risposto io in quelle situazioni e, visto che non riusciva a scacciarmi dalla sua testa, ha chiuso con lei...o quasi, dato che l'ha incontrata di nuovo dopo il nostro litigio, per sfogarsi.
«Perché hai deciso che tra noi dovesse finire?» gli chiedo guardando un punto a caso dell'appartamento spoglio, ci sono scatoloni ovunque perché ne vuole affittare un altro più grande.
«Perché io non potevo più portarla avanti, te l'ho detto: non volevo incontrarti al lavoro, consapevole di non essere niente per te. Il mio cuore non ce l'avrebbe fatta»
Mi sento terribilmente male a scoprire quanto abbia sofferto per ciò che gli ho fatto senza rendermene conto.
Ho procurato dolore ad entrambi perché mi sono costruita un'armatura così forte che non ha permesso neppure a me di capire cosa succedesse ai miei sentimenti.
«Ora tocca a te» ghigna furbo, poi inizia a rigirarmi le stesse domande e, con grande imbarazzo e senza la forza di guardarlo nei suoi bellissimi occhi, inizio a chiarire la situazione, anche con me stessa.
Mi rendo conto che anch'io, in quell'hotel, ho raggiunto un punto di non ritorno.
Penso di aver fatto l'amore con lui quella notte, prima che mi prendesse il panico per il suo "mi piaci". 
Quando finiamo di parlare, mi sento così in colpa per essere scappata così da lui, dalla mia felicità, che non so se riuscirò mai a perdonare me stessa.
«Ti devo un'infinità di appuntamenti» concludo, lui mi lascia un dolce bacio sulle labbra, poi mi sorride.
«C'è tutto il tempo che vuoi» dichiara, afferrandomi per i fianchi e portandomi sopra di lui: «Ora, però, facciamo l'amore»

Angolo me ✌🏻
Dopo più di un anno, la concludo. Chiedo scusa a chi ha aspettato così a lungo 🙈
Spero comunque apprezziate ❤️
Grazie di essere stati con me ❤️💫⭐️

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 13, 2020 ⏰

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