5•상 Pioggia

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La luce illuminava piano la scrivania ed un fascio molto debole faceva lo stesso con le foto che vi erano disposte sopra. L'appartamento nascosto era più silenzioso del solito quel giorno e una persona stava seduta sulla sedia a guardare quelle foto come se fossero la cosa più importante che possedesse. Si massaggiò piano gli occhi scuri, mentre alzava la zip della sua felpa fino al limite e adagiava il cappuccio sul capo, sbuffando sonoramente mentre si alzava dalla sedia. Scocciato spense la lampada che era posata sul piano liscio e guardandosi un'ultima volta allo specchio abbassò la testa e l'agitò un po' di volte. Non era sicuro di star facendo bene, ma stava andando ad incontrare di nuovo quella persona, sebbene il freddo gli desse molto fastidio, e al solo pensiero che la pioggia incombeva fuori dalla sua stanza gli saltavano tutti i nervi. Continuava a chiedersi perché dovesse sempre scegliere quei giorni piovosi. "Che scocciatura." Disse tra sé e sé, sbattendola porta ed uscendo all'aria gelata di novembre. Camminò per quelle strade che ormai percorreva come da routine e ad ogni passo sbuffava, maledicendo mentalmente quella persona che sceglieva giorni poco asciutti per incontrarsi e fare il punto della situazione. Come di consueto si voltò spesso per assicurarsi che nessuno, e soprattutto lui, lo stesse seguendo ed accertatosi che nessuno, oltre a lui, era sotto la pioggia gelata accelerò il passo. Si intrufolò nei quartieri più bui e desolati di Seoul, camminando a testa bassa e con le mani dentro le tasche della felpa. Nessun rumore si sentiva nell'aria oltre a quello della pioggia e dei passi dei suoi piedi sul terreno umido e scivoloso. Sospirò grato non appena vide l'auto della persona che doveva incontrare e contento che non si sarebbe più bagnato sotto l'acqua corse verso di essa. Entrò dentro la macchina e sbuffando per il freddo si massaggiò gli occhi infreddolito.

«È proprio un abitudine scegliere giorni in cui piove, eh?» Domandò scocciato, stringendosi nella felpa gigante e scivolando nel sedile. Un leggero profumo di menta stuzzicava le sue narici, mischiato a quello del fumo della sigaretta accesa del ragazzo che stava seduta al posto del conducente.

«Rifletti. Le persone non escono spesso sotto la pioggia, quindi ci sono molte meno possibilità che qualcuno ci veda con questo tempo, no?» Domandò con fare ovvio, facendo spallucce e spegnendo la sigaretta. L'altro alzò gli occhi al cielo, abbassando ancora infreddolito il capo. «Tanto quello che viene a piedi sono io. Tu sei qui, bello comodo nella tua auto.» Rispose di rimando, scuotendo la testa.

«Okay, va bene. Hai ragione, ma adesso parliamo di altro, okay? Non darmi più fastidio con questa storia.» Disse arrabbiato l'uomo, appoggiandosi contro il sedile e sospirando piano. Il ragazzo non rispose, imitò il più grande e rimase in silenzio. «Hai capito di chi si tratta, in quella foto? Hai capito quello che devi fare?» Gli domandò immerso nel buio, facendo voltare l'altro. «Sì, ma non ho capito perché ce l'hai tanto con lei, sinceramente parlando non sono più sicuro se voglio o no farlo .Davvero.» Fece semplicemente spallucce, facendo scattare l'altro sul posto. «Ah, sì? Mettiamola così allora. Se tu non lo fai io non ti dirò chi è la persona che stai cercando. La tua vendetta così sarà ancora più lontana. So quanto tu voglia vendicarti di quella persona, così come io voglio vendicarmi di chi sai tu. Perciò se tu non lo fai io non ti dico chi è la persona che stai cercando.» Continuò arrabbiato, ammiccando poco dopo. Il più giovane rimase in silenzio a fissarlo nel buio, senza sapere che dire. «Lo farai quindi?» Gli chiese ancora dopo minuti di silenzio. Annuì semplicemente, poi senza dire nulla uscì dall'auto, con il cuore che gli batteva forte. Non era più sicuro di voler fare quello di cui era stato incaricato, ma in cambio avrebbe avuto quello che desiderava da ormai dieci anni. Doveva farlo. Lo avrebbe fatto. Chiuse con troppa forza la porta della sua stanza, buttando la giacca sul letto e tirandosi i capelli forte.

*

Iseol's pov

«E se qualcuno si sta solo passando il tempo? Iseol, non prendere tutto sul serio.» Taehyung cercò di rassicurarmi dopo quello che gli avevo raccontato, ma non lo ero per niente. Il moro stava guidando tranquillamente la sua auto senza la minima ombra di preoccupazione in volto per accompagnarmi a casa, mentre io mi stavo letteralmente mangiando le mani dalla paura. «Hai sentito quello che ti ho detto o no? 'A costo che uno dei due muoia', qualcuno scherzerebbe mai su una cosa del genere?» Gli domandai preoccupata. Probabilmente Taehyung lo pensava anche, ma voleva che non ci pensassi troppo. Il mio ragazzo parcheggiò l'auto davanti casa mia, voltandosi verso di me e mettendo una mano tra i miei capelli.

«Stai tranquilla, non succederà nulla, e se continua a lasciare altri biglietti denunciamo tutto. Okay?» Domandò con mezzo sorriso dolce. Cercai di annuire, calmandomi un poco, poi lui mi baciò piano facendo scomparire ogni singola paura. «Ti amo.»

«Anch'io.»

Scesi dall'auto e corsi verso il portone di casa mia, mentre lui partiva piano e scompariva dalla mia vista. Mi grattai la testa piano e sospirai, quando mi accorsi di un foglietto giallo attaccato alla porta di casa mia. Mi precipitai a leggerlo, rimanendo di ghiaccio per la seconda volta.

"Vi osservo. -Anonimo"

The devil lives in Seoul|Kim Taehyung🥀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora