42.상 Telefonata

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Taehyung's pov

<<Iseol? Dove sei?>> domandai sorridendo, cercando dappertutto la ragazza che mi procurava tanti sorrisi.

La sentii ridere, mentre io continuavo a girovagare per gli scaffali in sua ricerca.
Adoravo così tanto stare in sua compagnia, soprattutto quando i rimorsi cominciavano a farmi male.
Non sarei mai riuscito a perdonarmi il fatto di averla ferita tanto l'anno prima... ero stato un idiota, per colpa della vendetta che volevo imporre a suo padre avevo rischiato di ammazzarla.

Mi ripresi da quei pensieri e vidi la sua testa sbucare da una dei reparti del negozio.
Senza farmi sentire le andai dietro, afferrandole la mano e facendola sobbalzare al mio tocco.

<<Tae oppa, mi hai fatto prendere un colpo!>> esclamò mentre io l'avvolgevo tra le braccia.

Avevo sempre amato il suo profumo. Era qualcosa che non riuscivo a spiegarmi, ma non avrei mai potuto vivere senza.
Era l'unica che volevo accanto nei miei momenti, sia che fossero peggiori che migliori. L'unica a riuscire a sollevarmi dalle mie paranoie.
L'unica che avrei voluto sposare...

<<Ti amo tanto.>> disse lei con la testa sul mio petto, cingendomi la vita e facendomi sorridere.

Le baciai la testa, giocando con i suoi capelli lisci e sentendo i battiti del suo cuore aumentare.
Con lei non avevo bisogno di mentire, riuscivo ad essere me stesso.
E la cosa bella era che lei amava quel me lunatico, triste, pazzo.
Diavolo, così mi aveva sempre chiamato.
Diavolo vestito di Gucci... e un po' mi consideravo così anch'io. Lei nel senso che ne facevo tante, usava chiamarmi anche angelo... io mi definivo tale perché i pensieri che alle volte rivestivano la mia mente erano agghiaccianti. Ma lei mi calmava.
Bastava un suo sorriso per sciogliere il dolore, il mio cuore di ghiaccio, la mia mente psicopatica.
Bastava lei per essere felice. Se lei era presente nella mia vita non avevo bisogno di nient'altro. Né soldi, né fama, né nient'altro di materiale.
Non avevo mai pensato all'amore come mia risorsa migliore alle mie giornate fredde, ma era arrivata Iseol a sconvolgere tutto.
<<Deve essere dura vivere da solo... insomma, devi fare quasi tutto tu.>> la sua voce dolce riempiva le mie orecchie ed era la mia musica preferita... sarei stato ore a sentirla parlare, ore ad ascoltare quella melodia.
<<Vuoi venire a vivere da me?>> le domandai.
Non lo dicevo tanto per dire... io avrei voluto così tanto condividere tutto quello che avevo con lei.

Mentre aspettavano la fila per pagare le mie cose la vidi arrossire.

<<Beh, non mi sono ancora diplomata... e poi sono all'antica, voglio che prima ci sposiamo.>> rispose lei facendo spallucce, appoggiando la testa sulla mia spalla mentre io portavo il carrello con la spesa.
Mi ero immaginato a farla per lei, che a casa mi aspettava insieme a nostro figlio... non avrei mai pensato che sarei arrivato a farmi quei film.

<<Beh, allora che ne dici se domani ci sposiamo?>> le domandai lasciandole un bacio sulla fronte, facendola sorridere dolcemente.
Avevo tanti progetti che avrei voluto portare a realizzare con lei...
Avrei tanto voluto, oltre ad avere un figlio da lei, anche adottare la piccola Iseol. Le ero molto affezionato e poi meritava così tanto... aveva sofferto molto.

<<Taehyung, pensa prima a laurearti! Non voglio che tu butti via il tuo futuro.>> si mise sulle punte e mi lasciò un bacio sulla guancia.
Quei gesti mi facevano sempre tanto battere il cuore.

<<Non esiste futuro sprecato se sei parte della mia vita.>> risposi.
E lo pensavo davvero...
Avrei mai pensato che sarei arrivato ad amare il mio peggior nemico? No.
Ero contento che fosse andata a finire in quel modo? Più che contento.
La mia vita era perfetta con lei accanto.

<<Facciamo che non appena ti sarai laureato ed io diplomata ci sposeremo. Non vedo l'ora di essere chiamata "Signora Kim.">> a quelle parole il cuore iniziò a battermi molto più forte.

Non desideravo altro che quello.
Che fosse mia.
Che portasse il mio cognome.

In preda all'emozione lasciai cadere il carrello e tutto quello che c'era dentro si sparpagliò per terra, ma non m'importava perché quello che volevo in quel momento era baciarla.
L'afferrai per la nuca e l'avvicinai verso di me, posando le labbra su quelle sue e stringendola forte tra le mie braccia.
La gente che era in fila iniziò a battere le mani forte, alcuni fischiarono ed altri gridarono che insieme eravamo perfetti.

<<Ti amo.>> dissi sulle labbra.

Lei era imbarazzata, ma ricambiò il bacio e mi strinse a sua volta.

<<Anche io. Così tanto che non riesco ad immaginarmi senza di te.>>

Con le lacrime agli occhi mi appoggiai sul muro della mia camera da letto.
Il buio riempiva la stanza e con odio guardavo So-Yeon dormire sul mio letto, tranquilla e beata a godere di cose che non le appartenevano.
Prima di tutto la mia casa.
Perché sì, ora solo noi due vivevamo a casa mia.
Mio padre ci aveva concesso quella bellissima dimora, spostando solo il mio letto singolo e aggiungendone uno matrimoniale.

La guardai così male che mi sembrò strano il fatto che non si fosse svegliata, con lo sguardo duro che le avevo lasciato addosso.
Non riuscivo a dormirle accanto, la maggior parte delle volte aspettavo che lei si addormentasse così che io potessi sgattaiolare in cucina.
Ma non riuscivo comunque a dormire, perché provavo così tanto dolore che neanche la morfina avrebbe fatto effetto su di me.

Il mio petto nudo era coperto di brividi, e non a causa del freddo... anzi, faceva persino caldo a casa mia.
I brividi erano causati dalla rabbia. Dall'odio, dagli istinti omicidi.

Papà voleva che gli dessi un nipote, ma se sperava che avrei fatto una cosa del genere si sbagliava di grosso.
Io non volevo arrivare ad odiare un bambino innocente.

So-Yeon si girò dall'altra parte, ancora profondamente addormentata mentre io piangevo ancora a causa di quei ricordi che mi facevano tanto male.
Ricordare quelle cose era doloroso per me... ma era anche l'unico modo per sentirmi a suo fianco, per sentirmi ancora parte della sua vita.

Trattenendo un singhiozzo asciugai le lacrime con il mio braccio nudo, spostandomi dal muro e facendo un passo in avanti.

Mi avvicinai al comodino che stava accanto al letto ed evitando di fare rumore lo aprii e presi la pistola che avevo nascosto dentro.

Nella mia stanza c'erano più armi da fuoco che altro, nascoste un po' dappertutto. Le ritenevo una specie di benedizione.

Stringendo le labbra contro i denti per trattenere i singhiozzi la caricai e la puntai sul corpo giacente di Choi So-Yeon.

Pensai a lungo.
Lei mi aveva fatto tanto male, non aveva ascoltato le mie preghiere affinché capisse che volevo sposare la persona che amavo e non lei... non aveva fatto altro che l'egoista.

E stavo per farlo, stavo per ucciderla nel sonno, quando la voce di Iseol colpì la mia testa.

<<No, Taehyung. Tu non sei un mostro. Sei stato solo traumatizzato psicologicamente. La tua mente è stata contorta dall'odio... ma sei una persona buona. E lo sai.>>

Ricordavo bene quel dialogo... fu quando in preda ad una crisi nervosa dovuta al senso di colpa di averla trattata male l'anno prima iniziai ad urlare che io ero un mostro. E lei mi aveva calmato.
Non potevo deluderla...
In lacrime quindi abbassai la pistola e sospirai sonoramente.
Mi mancava l'aria e per evitare di svegliare con i miei ansimi la stupida che dormiva sul mio letto, così che non mi scocciasse e peggiorasse le cose, posai la pistola al suo posto ed uscii dalla stanza.
In preda alla rabbia e alle lacrime afferrai il telefono e telefonai la persona che mi stava mandando piano a piano al manicomio!

Ci mise poco a rispondere, come se stesse aspettando quella telefonata.

<<Oh Sehun.>> dissi con la mia voce bassa.

The devil lives in Seoul|Kim Taehyung🥀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora